Denunciano decine di lavoratori che scioperano. Sostenendo che in realtà si tratti di “centri sociali” che parlano di “multinazionali crudeli e sfruttatrici e sindacati servi dei padroni”. Ora per i manager di Dhl in Italia si mette male. Tocca a loro rispondere ai magistrati dopo che la Procura di Milano ha sequestrato preventivamente 20 milioni di euro a Dhl Supply Chain Italy nell’ambito di un’inchiesta per evasione fiscale e contributiva. È la nemesi. Secondo quanto risulta al Fattoquotidiano.it, solo in Lombardia, dal 2014 a oggi sono circa un centinaio i facchini e i sindacalisti denunciati dalle big della logistica e dalle coop che forniscono la manodopera.

A parlare di “centri sociali” il 9 ottobre 2020 è Adriano Calotta, il direttore Affari Legali del gruppo Dhl nella penisola, davanti al giudice Nicola Clivio. È il processo che si sta celebrando a Milano contro cinque operai per uno sciopero avvenuto alla Dhl di Settala il 28 febbraio 2014, nel campus di logistica farmaceutica da 50mila metri quadrati. Per i presunti reati è già scattata la prescrizione. Calotta convocato come teste racconta di non essere nemmeno stato presente quel giorno. E riferisce quanto gli è stato riportato dal Responsabile delle relazioni industriali Vittorio Campagnoli, da Vittorio Guido De Amici della Divisione logistica farmaceutica e soprattutto dall’allora amministratore delegato della società, Fedele De Vita detto “Eddy”. Oggi è lui indagato dai pm meneghini assieme al nuovo numero uno del gruppo, Antonio Lombardo. Per difendersi si sono scelti i principi del foro dello studio legale Isolabella, fra i più noti penalisti in città, che difenda per esempio Paolo Genovese dalle accuse di violenza sessuale.

Da accusatori ad accusati è un attimo. Nei processi agli operai Dhl si costituisce regolarmente come parte civile. I “loro” testimoni di rado fanno una bella figura in aula. Nel caso specifico la controllata di Deutsche Post e i suoi legali battono su un punto. Gli operai? Non potevano scioperare perché l’attività di distribuzione dei farmaci è stata ritenuta come essenziale. Nel 2015. “Quindi è per questo che nel 2014 non avete ricevuto l’avviso di parte del sindacato in base a quanto stabilito nel 2015?” gli domanda il legale dei lavoratori. Risposta: “Allora, se mi chiede un’opinione…”. Per non parlare del testimone Giuliano Borges rappresentate della Cooperativa Sistema Lavoro e Servizi affiliata al Consorzio Ucsa (ma esiste anche Ucsa Spa, con cui il consorzio ha un “contratto di rete”) che ha in appalto lo stabilimento di Dhl. Borges non riesce a spiegare come funzionano i subappalti nella logistica e, nonostante abbia vergato la querela con la sua firma, alla prima domanda del pubblico ministero ribatte: “Premetto che io fisicamente non c’ero”.

Non dormono sonni tranquilli i dirigenti di Dhl da qualche settimana. Perché oltre agli indagati De Vita e Lombardo, c’è una pesante informativa del settore contrasto illeciti dell’Agenzia delle Entrate del febbraio 2020. Da lì nasce l’inchiesta dei pm Paolo Storari e Giovanna Cavalleri. Gli 007 fiscali dell’Agenzia hanno messo nel mirino le posizioni apicali nel colosso della logistica tedesco, almeno all’epoca degli accertamenti fiscali 2018-2019. Vengono citati il General Manager Business Unit Guglielmo Piroddi, l’HR Manager Luigi Longaretti, il funzionario a capo della Business Unit “E&M Automotive e SL” Paolo Camusso, il “Site Manager” presso l’unità locale di Lacchiarella Marco Mazzucchi, Andrea Zanotti responsabile della Business Unit Technology e infine l’Head of Trasport di DHL Supply Chain Italy, Andrea Cotecchia.

Il tema giuridico (e anche politico) è quello di comprendere quanto la società committente “guadagni” dai comportamenti fraudolenti degli anelli bassi della catena, per esempio coop e consorzi che omettono pagamenti Iva e contributi dei lavoratori come in questa vicenda. E se nel caso orchestri da dietro le quinte quegli stessi comportamenti o ne sia responsabile, penalmente e in solido, a prescindere dal dolo. Materia per magistrati. Sullo sfondo rimane una domanda: chi ci guadagna?

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