Ci sono mille motivi per amare il calcio. E non c’è bisogno che li elenchi. Ma esistono, purtroppo, tante ragioni per odiarlo. L’incredibile scelta di inginocchiarsi nella prossima partita non per condividere un gesto contro il razzismo ma solo per aderire alla scelta della squadra belga, i nostri avversari in campo venerdì, è – tra quelle possibili – la più insulsa e offensiva.

Non c’è infatti bisogno di inginocchiarsi per manifestare la solidarietà a chi è vittima del razzismo, e – se proprio non ne avevano voglia – avrebbero potuto spiegarlo, dire, che so, che anche chi resta in piedi non è né villano né tantomeno razzista.

Insomma, avrebbero potuto spiegare perché inginocchiarsi o perché no. Invece i giocatori hanno demandato a un loro portavoce, il capitano Chiellini, che manco sapeva ciò di cui parlava (“diciamo no al nazismo” sic!) una sconclusionata illustrazione della loro sconclusionata posizione. In ginocchio? Sì, no, forse, boh. Poi è giunta la nota della Figc, tristissima ciliegina sulla torta: i giocatori italiani si inginocchieranno solo per aderire alla decisione di inginocchiarsi presa dal Belgio.

Il mondo del calcio è ipocrita nel sangue, timoroso di ogni posizione, anche la più necessaria e giusta, che possa porlo in contrapposizione con questo o quell’altro gruppo di tifosi. Quel mondo immagina che la bugia sia invece il vero obbligo, la scelta necessaria per garantirsi la neutralità. I giocatori non sono razzisti ma hanno paura di dirlo, magari perché molti loro tifosi lo sono.

E’ questa la tragedia.

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