Ai ballottaggi Le Pen non conquista neanche una regione, schiaffo per En Marche fermo al 7%. Il primo partito tuttavia resta l’astensione, pari al 66% dei 48 milioni di aventi diritto al voto, di poco inferiore a quella del primo turno (66,7). Gli esperti: "Disconnessione tra elettori e classe politica"
Astensione mai così alta dal 1958 e dura batosta per Emmanuel Macron e Marine Le Pen. Si chiudono così i ballottaggi per le regionali e provinciali in Francia, dove lo schiaffo alla maggioranza presidenziale di En Marche, fermo al 7%, conferma lo scarso radicamento del partito a livello locale. Male anche i sovranisti di Ressemblement National, che ottiene solo il 20,5% delle preferenze e non conquista nessuna regione, nemmeno quella della Provenza-Alpi-Costa Azzurra. Una vera delusione per una formazione che molti sondaggi davano invece come in forte progressione, a un anno dalle presidenziali del 2022. Chi invece festeggia è la destra neogollista, che segna il suo grande ritorno. Con il 38% delle preferenze, Républicains e alleati appaiono come la prima forza politica del Paese, a un anno dal voto per l’Eliseo. Bene anche l’unione della gauche e degli ecologisti, con 34,5% delle preferenze. Un ritorno di partiti più tradizionali, del “vecchio mondo” – come emerge in Francia dai primi commenti – dopo il bipolarismo Macron-Le Pen, che ora scaldano i motori per le presidenziali del 2022.
Record astensione – L’esito dei ballottaggi riverbera anche sull’Eliseo, dove fonti dell’esecutivo spiegano che non ci sarà nessun rimpasto di governo ma degli “aggiustamenti necessari e limitati”. A meno di un anno dalle elezioni presidenziali del 2022, questo nuovo scrutinio regionale doveva essere la prova generale di un nuovo duello tra Macron e Le Pen e, invece, proprio i due pretendenti sono stati i più puniti da un’affluenza mai cosi bassa. Due elettori su tre hanno snobbato i seggi. Anche per il ballottaggio infatti l’astensione si assesta ad un livello quasi identico a quello record registrato nel primo turno della settimana scorsa.
Alle 17 di domenica, il livello di affluenza alle urne è stato del 27,89% degli aventi diritto al voto, un punto in più rispetto al primo turno di domenica scorsa (26,72%), ma in caduta libera rispetto alle elezioni regionali di dicembre 2015 (50,54%) e le provinciali di marzo 2015 (41,92%). Nel primo turno di domenica, due terzi degli elettori francesi (66,72%) ha snobbato le urne. Un record dalla creazione della Quinta Repubblica nel 1958. Disamore della politica? Weekend estivo? Messaggio inviato dai cittadini per cambiare le istituzioni? Secondo gli esperti, i motivi di questa situazione sono molteplici. “È un po’ tutto allo stesso tempo. Si assiste al completamento di una disconnessione tra elettori e classe politica. E il contesto sanitario, che ha limitato gli eventi all’esterno, ha reso più complicata la comunicazione con determinate categorie di persone”, dice Jessica Sainty, ricercatrice in scienze politiche presso l’Università di Avignone. In Francia, sono circa 48 milioni gli aventi diritto al voto.
I commenti della politica – Per Jordan Bardella, il numero due del Rassemblent National, le elezioni sono state un “fallimento per l’insieme della classe politica”; visto il livello di astensioni record. “Accolgo questi risultati con molta umiltà ma è un fallimento per l’integralità della classe politica visto che gran parte dei francesi non ha avuto alcun interesse ad andare alle urne”, ha detto su Tf1. Delle 13 regioni francesi, la Provence-Alpes-Côte-d’Azur era l’unica a vedere un duello che si annunciava serrato tra i cosiddetti ”fratelli nemici”: Thierry Mariani (ex-Les Républicains passato nel Rassemblement National) e Renaud Muselier (Les Républicains). E alla fine l’ha avuta vinta quest’ultimo. Amaro in bocca anche nella maggioranza di Macron. Di risultato “deludente” ha parlato, tra gli altri il delegato generale di En Marche, Stanislas Guerini, mentre commenti soddisfatti per il risultato arrivano dalla sinistra e dagli ecologisti che riprendono decisamente colore.