Tra gli obiettivi del nuovo quadro strategico 2021-2027 ci sono la gestione dei cambiamenti innescati dalla transizione ecologica, digitale e demografica e delle mutazioni dell'ambiente di lavoro tradizionale, la prevenzione delle malattie e degli incidenti sul lavoro, e il potenziamento della resilienza per affrontare eventuali crisi in futuro. Ma la nuova strategia non piace a tutti
L’Unione Europea ha stabilito le nuove azioni chiave per migliorare la salute e la sicurezza dei lavoratori per il periodo 2021-2027. La nuova strategia in materia adottata dalla Commissione si concentra su gestione dei cambiamenti innescati dalla transizione ecologica, digitale e demografica e delle mutazioni dell’ambiente di lavoro tradizionale, prevenzione delle malattie e degli incidenti sul lavoro e potenziamento della resilienza per affrontare eventuali crisi in futuro. La proposta comprende la revisione della direttiva sui posti di lavoro e sui videoterminali, l’aggiornamento dei limiti per amianto e piombo e delle regole sui prodotti chimici pericolosi, la preparazione di un’iniziativa sulla salute mentale dei lavoratori e lo sviluppo di procedure di emergenza per far fronte ad eventuali future emergenze sanitarie. Per Daniela Rondinelli, eurodeputata del Movimento 5 Stelle, il testo delude perché “si limita a dare una serie di indicazioni di principio senza stabilire azioni né finanziamenti concreti per porre fine al problema degli incidenti sul lavoro, soprattutto quelli gravi e mortali”.
“Anche un solo morto sul lavoro è troppo” ha affermato il commissario Ue per l’occupazione e i diritti sociali, Nicolas Schmit. E in Europa ogni anno muoiono più di 200mila lavoratori per malattie professionali. Gli infortuni mortali sono invece diminuiti di circa il 70% tra il 1994 al 2018, ma ancora tanto resta da fare. Solo nel 2018 ce ne sono stati 3.300 nei 27 Stati membri (circa 1.133 solo in Italia), più circa 3,1 milioni di infortuni non mortali. Secondo i dati dell’Inail, elaborati da Youtrend, tra il 2015 e il 2019 ci sono stati in media 642mila incidenti sul lavoro in Italia ogni anno, con una media di 1.072 persone decedute all’anno. Un numero in calo, ma che mantiene l’Italia tra i primi 15 Paesi Ue per numero di morti sul lavoro ogni 100mila lavoratori (dati Eurostat, aggiornati al 2018).
“La legislazione Ue in materia di sicurezza e salute sul lavoro è essenziale per proteggere quasi 170 milioni di lavoratori” ha affermato il vicepresidente esecutivo della Commissione europea, Valdis Dombrovskis. “Mantenere e migliorare gli standard di protezione per i lavoratori rimane una priorità per un’economia che lavora per le persone. Abbiamo bisogno di più azioni Ue per rendere i nostri luoghi di lavoro adatti al futuro” ha aggiunto. La nuova strategia elaborata dall’Ue contribuirà dunque a mobilitare le istituzioni, gli Stati membri e le parti sociali attorno a priorità comuni in materia di protezione dei lavoratori. Inoltre, le azioni previste dal quadro saranno volte a ridurre i costi sanitari e a sostenere le imprese, comprese le Pmi, affinché diventino più produttive, competitive e sostenibili.
L’eurodeputata Rondinelli critica però l’assenza di fondi e il passaggio in cui si ventila l’ipotesi di una proposta ad hoc per i lavoratori delle piattaforme, solo nel caso in cui le parti sociali consultate non trovino un accordo sull’avvio della trattativa per un testo normativo. Uno degli obiettivi è quello di assicurare condizioni di lavoro adeguate, anche in termini di salute e sicurezza per tutti i lavoratori che svolgono attività online e tramite piattaforme digitali. Come si legge nel testo, questo avrà l’effetto di chiarire la situazione riguardo alla normativa sulla salute e la sicurezza che si applica ai lavori dipendenti, mentre non si applica ai lavoratori qualificati come autonomi. Ma secondo l’esponente M5s c’è il rischio di una “deregulation pericolosissima” se si immaginano due diverse normative distinguendo tra autonomi e dipendenti. Ciò potrebbe produrre “l’esito beffa di un aumento degli incidenti e delle vittime”. “È ormai chiara a tutti l’intenzione di tante multinazionali di fare dumping nel mercato interno azzerando i diritti dei lavoratori, considerati meri costi, a partire da quelli sulla sicurezza”, scrive Rondinelli. “La sicurezza sul lavoro deve essere una priorità europea con obiettivi e indicatori chiari e monitorabili di riduzione nonché meccanismi vincolanti, tali da obbligare gli Stati Membri a far applicare in modo serio e rigoroso le norme che già esistono, rafforzando i sistemi ispettivi nazionali e applicando in modo severo le sanzioni laddove necessario”.