Riccardo Novacco, numero uno dell'Ater Trieste, ha sconfitto il toscano di centrosinistra Luca Talluri, nominato in epoca Renzi-Gentiloni. Complice il tradimento” di David Lebro, presidente di Acer Campania, diventato fedelissimo di De Magistris. Le prossime tappe? La corrente “sovranista” punta sull'abolizione dell'Imu per le case popolari. Prevedibile anche un cambio di marcia nel rapporto con le università
Le case popolari? In mano ai “sovranisti”. È Riccardo Novacco il nuovo presidente di Federcasa. Il numero uno dell’Ater Trieste, vicino al governatore friulano Massimiliano Fedriga e al leader della Lega Matteo Salvini, ha sconfitto il toscano di centrosinistra Luca Talluri, nominato in epoca Renzi-Gentiloni, nel Congresso della Federazione degli enti gestori di case popolari: 57% contro 43%. Con una votazione tesa. Finita il 18 giugno a male parole e tradimenti reciproci. Con le Agenzie per l’edilizia pubblica in quota centrodestra di Genova e soprattutto Milano – il cui presidente, Angelo Sala, è considerato vicino a Giancarlo Giorgetti – a votare per il “colore” opposto e per la continuità.
Nel centrosinistra il “tradimento” più pesante è quello di David Lebro, presidente del cda di Acer Campania, già consigliere comunale a Napoli come capogruppo di una lista civica che appoggiava il sindaco Luigi De Magistris a Palazzo San Giacomo (con cui ha rotto pesantemente accusandolo di riservare poltrone solo gli amici e di spostarsi troppo a sinistra) che nel tempo si è avvicinato alle posizioni del governatore campano, Vincenzo De Luca, di cui è diventato un “fedelissimo”. Tanto da essere nominato, dopo la cura dimagrante del commissariamento che ha consentito di sanare debiti milionari e l’accorpamento degli ex Iacp (Istituti autonomi per le case popolari), ai vertici dell’Agenzia regionale per l’edilizia pubblica.
A uscire vittorioso da questa faida è Riccardo Novacco. Uomo di Fedriga, viene dal mondo della Fiera friulana e della Confartigianato locale. A lui il compito di orientare e coordinare le politiche sulle case popolari per il prossimo triennio. Dimenticate dal Recovery Plan in favore dell’housing sociale delle fondazioni bancarie, nemmeno un euro dei fondi europei è destinato alla realizzazione di alloggi nuovi, pubblici e per i ceti più poveri. Le partite più importanti sull’edilizia popolare oggi sono quelle sul superbonus al 110% per il patrimonio pubblico, con Aler Milano che ha lanciato un piano da quasi mezzo miliardo di euro coinvolgendo 58 imprese per fruire del credito d’imposta, il recupero dei 100mila alloggi dismessi su tutta la penisola (su 900mila totali) e le oltre 650mila famiglie nelle graduatorie dei Comuni che attendono un appartamento.
Il tutto mentre l’Istat fotografa i “nuovi” dati choc sull’abitare in Italia post pandemia: nelle statistiche sulla povertà pubblicate il 16 giugno, l’Istituto guidato da Gian Carlo Blangiardo parla di 866mila famiglie in affitto che vivono in povertà assoluta, il 18,1% del totale. Di cui 432mila solo al nord Italia dove c’è, paradossalmente, la situazione più esplosiva. Proprio al Settentrione c’è la forbice più elevata in termini di disuguaglianze: le famiglie in povertà pagano 378 euro mensili per l’affitto contro i 457 euro (circa il 20% in più) delle famiglie non in povertà. Ma a fare la vera differenza è la capacità di spesa complessiva dei nuclei: le prime spendono 969 euro in totale ogni 30 giorni, su cui l’affitto incide per circa il 40%. I secondi spendono più del doppio: 2025 euro al mese con il canone di locazione che incide per meno del 20%.
Cosa farà la nuova dirigenza di Federcasa? La corrente “sovranista” che è uscita vittoriosa partendo dallo strapotere del centrodestra nelle Regioni – 15 a 5, con il voto proporzionale al numero di alloggi gestiti – punta sull’abolizione dell’Imu per le case popolari che entra nelle casse dei Comuni. Antico pallino spesso oggetto di scontro fra giunte regionali e comunali di colori opposti. Probabile un rinvigorirsi della battaglia per “l’italianità” delle assegnazioni, dopo che gli esperimenti di questi anni sono falliti: la legge lombarda sulle politiche abitative, che tra gli obiettivi puntava proprio a escludere le famiglie immigrate, è stata prima falcidiata nei tribunali e oggi è oggetto di una revisione a nemmeno tre anni dall’entrata in vigore definitiva.
Un altro cambio di marcia ci sarà nel rapporto con l’Università e la ricerca. Il mandato di Talluri è stato orientato a lavorare con pochi atenei considerati “eccellenze” della ricerca sull’edilizia pubblica. A cominciare dal Politecnico di Milano con i professori Massimo Bricocoli – a capo del Dipartimento di Studi Urbani – e la professoressa Francesca Cognetti. Ma anche l’Università Bocconi, la Bicocca e la Luiss. È stata una delle “fratture” di questi mesi dentro Federcasa, con le correnti che spingevano per un “federalismo della ricerca” sui vari territori. E relativi finanziamenti. Talluri ha addirittura proposto di rinunciare alla propria candidatura in cambio di continuità sul programma che prevedeva alcuni punti fermi: su tutti, il rapporto preferenziale con alcune università e nessuna modifica allo Statuto e alle indennità dei dirigenti. Non c’è stato nulla da fare. La corrente Fedriga-Salvini-Novacco non ha nemmeno risposto all’appello. Avevano i numeri e li hanno fatti valere.