Riassunto. Lunedì 28 giugno la Svizzera ha battuto la Francia agli Europei 2021, eliminandola dal torneo. Una partita infinita. Sofferta. Tempi regolamentati finiti 3-3. Supplementari e rigori. Chi lo sbaglia? Kylian Mbappé. Non proprio il primo che passa per strada, anzi, il fuoriclasse francese. Sugli spalti, i tifosi svizzeri vivono i tornanti emozionali delle montagne russe. Sgomento, felicità E nessuno meglio di Luca Loutenbach, 28enne del Canton Giura, ha saputo rappresentare la girandola emotiva. Tanto che le sue immagini sono diventati virali. “Non so cosa mi stia succedendo – ha detto al quotidiano svizzero Blick – Penso che tutte le persone che conosco mi abbiano scritto. Durante la partita non c’era abbastanza segnale ma ho capito cosa stava accadendo grazie ad alcuni tifosi che erano intorno a me”. Luca non ha dubbi, è stato “il giorno più bello della storia del calcio svizzero”. I video che rimbalzano sui social di tutto il mondo mostrano la sua epopea.
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???????????? the emotions in just 1 minute! #EURO2020 pic.twitter.com/UYDYDUyi5l
— UEFA EURO 2020 (@EURO2020) June 28, 2021
Facciamoci spiegare da Nick Horby “cos’è il tifo“: “Una cosa è certa sul tifo: non è un piacere parassita, anche se tutto farebbe pensare il contrario, e chi dice che preferirebbe fare piuttosto che guardare non capisce il concetto fondamentale. Il calcio è un contesto in cui guardare diventa fare – non in senso aerobico, perché guardare una partita con il fumo che esce dalle orecchie, e poi bere e mangiare patatine per tutta la strada del ritorno è assai improbabile che ti faccia del gran bene, nel senso in cui te ne fa la ginnastica di Jane Fonda o lo sbuffare su e giù per il campo. Ma nel momento del trionfo il piacere non si irradia dai giocatori verso l’esterno fino ad arrivare ormai smorzato e fiacco a quelli come noi in cima alle gradinate; il nostro divertimento non è una versione annacquata del divertimento della squadra, anche se sono loro che segnano i gol e che salgono i gradini per incontrare la principessa Diana. La gioia che proviamo in queste occasioni non nasce dalla celebrazione delle fortune altrui, ma dalla celebrazione delle nostre; e quando veniamo disastrosamente sconfitti il dolore che ci inabissa, in realtà, è autocommiserazione, e chiunque desideri capire come si consuma il calcio deve rendersi conto prima di tutto di questo. I giocatori sono semplicemente i nostri rappresentanti, e certe volte, se guardi bene, riesci a vedere anche le barre metalliche su cui sono fissati, e le manopole alle estremità delle barre che ti permettono di muoverli. Io sono parte del club, come il club è parte di me…“. In questo caso non è il club, ma la Nazionale.