Se oggi il fondatore del M5s dice che l'ex premier "non ha né visione politica, né capacità manageriali", nell'estate del 2019 - dopo la caduta del governo gialloverde - era intervenuto in prima persona per blindarlo a Palazzo Chigi: "Qualsiasi cosa che preveda di scambiare lui, come facesse parte di un mazzo di figurine del circo mediatico-politico, sarebbe una disgrazia“
Oggi scrive che “non ha né visione politica, né capacità manageriali“. Che “non ha esperienza di organizzazioni, né capacità di innovazione“. Ma c’è stato un tempo in cui Beppe Grillo inseriva Giuseppe Conte addirittura tra gli “elevati”, quella mitologica categoria in cui il fondatore dei 5 stelle include anche se stesso o il presidente della Repubblica. Non è passato troppo tempo: meno di due anni, che però in politica sono un’eternità. Eppure a inserire Conte al centro dell’universo dei 5 stelle è stato proprio Grillo, lo stesso che oggi lo attacca frontalmente con un post su blog. E, come accade con gli eventi rilevanti della storia del Movimento, è proprio dal suo blog che il garante aveva blindato Conte alla guida dell’esecutivo.
Era l’estate del 2019 e Matteo Salvini aveva appena fatto cadere il governo gialloverde. I 5 stelle erano giù pronti ad andare a votare ma Grillo era intervenuto per chiedere ai suoi di affidarsi a un altro “Elevato”, cioè Sergio Mattarella. Così era stato: il capo dello Stato aveva cominciato le consultazioni ed era emersa la possibilità di un’alleanza tra 5 stelle e Pd. Solo che i dem – c’era ancora Matteo Renzi – ponevano veti sulla permanenza dell’avvocato alla presidenza del consiglio. I 5 stelle avevano cominciato a trattare ma a blindare Conte era arrivato un post di Grillo, il secondo in pochi giorni, dopo mesi di silenzio, che aveva spianato la strada in maniera definitiva al governo Pd-M5s. Conte, scriveva il garante M5s, è “tra gli Elevati” e ha restituito all’Italia “una parte della dignità persa di fronte al mondo intero”. Quindi, “qualsiasi cosa che preveda di scambiare lui, come facesse parte di un mazzo di figurine del circo mediatico-politico, sarebbe una disgrazia“. Un vero e proprio endorsement, costruito con la tattica dell’elogio del personaggio da lanciare: “Conte non si lancia in strambe affermazioni, mostra e dimostra un profondo senso di rispetto per le istituzioni, insieme ad una chiara pacatezza ricca di emozioni normali, senza disturbi della personalità“, scriveva Grillo, che poi si chiedeva: “La politica è mediazione o mediocrizzazione? E’ tenere il proprio punto o diventare camerieri alle cene della corte di Bruxelles? E’ parlare continuamente oppure quando serve?”.
Era stato da quel momento che Conte aveva acquisito sempre maggiore centralità nel mondo dei 5 stelle. E infatti, dopo la caduta del governo giallorosso e l’arrivo di Mario Draghi, Grillo gli ha chiesto formalmente di mettersi a capo dei 5 stelle per rilanciare l’azione del Movimento. Un incarico complicato: l’ex premier ha portato avanti le trattative con Davide Casaleggio per ottenere i dati degli iscritti, ha studiato il modo per dotare il Movimento di un nuovo portale che sostituisse Rousseau, ha cominciato a lavorare su un nuovo statuto. Parallelamente ha continuato a seguire le varie trattative in vista delle amministrative dell’autunno del 2021, senza dimenticare gli impegni relativi alla linea da portare avanti all’interno del governo Draghi. A un certo punto, però, Grillo ha completamente cambiato idea: dopo 4 mesi ha fatto saltare in aria ogni progetto da lui stesso affidato a Conte. Prima si è presentato davanti ai parlamentari attaccando apertamente l’ex premier, poi si è rifiuatato di mettere ai voti il nuovo statuto, come aveva chiesto lo stesso Conte. Lo ha fatto con un altro post che cancella quanto fatto negli ultimi mesi, smentendo anche quanto aveva scritto negli ultimi anni. Una posizione non esattamente lineare.