Esattamente 70 anni fa, il 29 giugno 1951, Joseph Ratzinger veniva ordinato sacerdote. Un traguardo che il Papa emerito celebra in un momento in cui il suo successore vive notevoli difficoltà di governo, all’interno più che all’esterno della Chiesa. Quelle difficoltà che anche Benedetto XVI ha dovuto affrontare nel suo luminoso pontificato durato otto anni, un tempo già superato, seppur di poco, da Francesco. Contrasti e amarezze, come il tradimento del suo maggiordomo, Paolo Gabriele, recentemente scomparso, che, però, non hanno minimamente fatto indietreggiare il Pontefice tedesco.

“Se un Papa ricevesse solo gli applausi – ha affermato Ratzinger dopo le dimissioni – dovrebbe chiedersi se non stia facendo qualcosa di sbagliato. In questo, infatti, il messaggio di Cristo è uno scandalo iniziato con Cristo stesso. Ci sarà sempre contraddizione, e il Papa sarà sempre segno di contraddizione. È una sua caratteristica distintiva, ma ciò non significa che deve morire sotto la mannaia”. In questo tempo trascorso dalla rinuncia, di poco più lungo di quello del suo pontificato, Benedetto XVI ha sempre ribadito di non essersi per nulla pentito di quella scelta grave e storica: “Dimettermi è stata una decisione difficile. Ma l’ho presa in piena coscienza, e credo di avere fatto bene”.

Per celebrare il 70esimo di sacerdozio del Papa emerito, anniversario anticipato di pochi giorni anche dal 44esimo di cardinalato, il giornalista Luca Caruso, responsabile della comunicazione istituzionale e dell’ufficio stampa della Fondazione Vaticana Joseph Ratzinger-Benedetto XVI, ha dato alle stampe il volume Benedetto XVI. La vita e le sfide (Edizioni Sanpino). Una biografia sicuramente istituzionale, ma agile e onesta che non omette le difficoltà che Ratzinger ha dovuto affrontare in tutta la sua lunga esistenza e non solo durante il pontificato. Da questo punto di vista, la biografia di Caruso si inserisce perfettamente nel già ampio panorama di volumi che ricostruiscono in maniera altrettanto autorevole e fedele la vita e il magistero del Papa emerito.

Senza ovviamente far torto a nessuno, bisogna, però, onestamente notare che nel testo di Caruso c’è un “supplemento d’anima” che offre al lettore la possibilità di conoscere meglio la mitezza, l’umiltà, la riservatezza e la profondità di Ratzinger fuggendo così i tanti, troppi cliché che gli sono stati attribuiti in modo talvolta abbastanza superficiale e caricaturale.

Come, infatti, sottolinea nella prefazione l’arcivescovo Georg Gänswein, prefetto della Casa pontificia e segretario particolare di Ratzinger, “ogni volta che si cerca di comprendere e inquadrare Benedetto XVI, sorgono immediatamente divisioni e liti. È considerato uno dei pensatori più intelligenti dei nostri tempi e al tempo stesso una figura affascinante. Ma anche un personaggio scomodo per i suoi avversari, che non mancano. Al riguardo, un intellettuale francese una volta ha notato che non appena si menzionava il nome di Ratzinger ‘pregiudizi, falsità e persino disinformazione regolare dominavano ogni discussione’. In tal modo, non raramente, è stata costruita un’immagine che non è in grado di mostrare la realtà né della persona né dell’operato, ma solo una rappresentazione fittizia che doveva servire a uno scopo specifico”.

Molto interessante è anche quanto nota nella postfazione padre Federico Lombardi, presidente della Fondazione Vaticana Joseph Ratzinger-Benedetto XVI: “In Giovanni Paolo II abbiamo avuto un Papa che ha vissuto a lungo davanti ai nostri occhi la sofferenza della malattia nell’ultima fase della sua vita. La sua è stata una testimonianza importantissima, preziosa per tutti. Vivere la malattia nella pazienza e nella fede. Benedetto XVI vive la sua vecchiaia non nella sofferenza evidente della malattia, ma nella preghiera, nella meditazione, nel dialogo con Gesù Cristo, e nell’accettazione serena della crescente fragilità e dei distacchi dalle persone care, nell’attesa del nuovo incontro con loro nella vita eterna. Sono due grandi credenti. La loro testimonianza di fede è un grande dono per la Chiesa. Da questo punto di vista il fatto che uno sia morto senza aver rinunciato e l’altro abbia avuto ancora diversi anni dopo la sua rinuncia non è rilevante”.

Il 70esimo di sacerdozio di Ratzinger è stato impreziosito anche da una mostra realizzata a Roma, d’intesa con monsignor Gänswein, da Progetto Arte Poli e Museo dei Papi a Borgo Vittorio, a due passi da piazza San Pietro. L’esposizione, che prende il titolo dal motto di Ratzinger, Cooperatores veritatis, resterà aperta fino alla fine del 2021 per consentire a tutti i visitatori che lo vorranno di ripercorrere la lunga esistenza di Benedetto XVI attraverso alcuni dei suoi ricordi personali più cari, immagini e video.

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