L'architettura a due trust pensata dall'imprenditore per disfarsi del club (neo-promosso in serie A dove c'è già la sua Lazio) non convince la Covisoc: vertici di dubbia indipendenza, dotazione economica inadeguata e troppe deroghe al termine stabilito per la cessione definitiva. Via Allegri dà tempo fino a sabato per apportare le modifiche richieste: il rischio è che l'intera faccenda finisca in tribunale
La Federcalcio non fa sconti. Come non poteva farne, visti i rapporti (pessimi) tra il presidente Gabriele Gravina e il patron Claudio Lotito. E, in fondo, com’è giusto che sia, perché in ballo c’è la credibilità del calcio italiano e del prossimo campionato. Il trust, l’espediente legale per iscrivere la Salernitana alla Serie A dove c’è già la Lazio – l’altra squadra di Lotito – non va bene. Non così, almeno: “Non è un vero e proprio blind trust“, si legge nella relazione della Covisoc, l’organo federale chiamato a valutare la procedura. Tradotto: il club è ancora in mano a Lotito, e dunque non può partecipare al campionato. Il futuro della Salernitana (e pure della Lazio, perché i due destini, secondo le norme, sono legati) resta in bilico.
L’iscrizione al momento è congelata. Come aveva anticipato ilfattoquotidiano.it negli scorsi giorni, la soluzione del trust sarebbe stata accolta dalla Figc solo a determinate condizioni, con paletti ben precisi su indipendenza, durata e valutazione. Lotito, nella complessa impalcatura messa in piedi, li ha rispettati solo parzialmente. Nella documentazione inviata in via Allegri figurano due trust differenti, soci praticamente a metà: uno per Omnia Service Srl e uno per la Morgenstern Srl, due società che fanno capo rispettivamente a Enrico Lotito, figlio di Claudio, e alla famiglia Mezzaroma. Qui, però, inizia un intreccio di nomi e istituti che non ha convinto la Figc, la quale auspicava la scelta di società di revisione indipendenti, al di sopra di ogni sospetto. I due trustee – i soggetti che fanno da garanti al trust – sono invece Widar Trust e soprattutto Melior Trust, che ha già precedenti nel mondo del pallone (con Cellino) e fa riferimento a Banca del Fucino di Mauro Masi. Poi ci sono due avvocati messi “a guardia” dei trustee, per tutelare gli interessi dei proprietari. E infine un amministratore unico del club, il generale Ugo Marchetti, che Lotito tempo fa aveva già proposto come presidente della Lega Serie A.
È su questa commistione tra nuovi gestori e vecchia proprietà che la Federazione ha trovato da ridire. Senza valutare nel merito le professionalità indicate (su cui comunque è evidente un certo scetticismo), la Covisoc contesta la procedura di nomina, che semplicemente non c’è stata: non è chiaro, infatti, in base a quali requisiti siano stati individuati i soggetti protagonisti del trust. Manca l’indipendenza, insomma, non solo gestionale, ma anche economica. La Salernitana non ha una disponibilità sufficiente (i proventi dei diritti tv non bastano) per affrontare i prossimi sei mesi di transizione senza che gli amministratori debbano interfacciarsi con i proprietari per le varie esigenze di mercato o di ordinaria gestione, situazione che renderebbe di fatto Lotito ancora “controllore” attivo del club. Così come non sono stati regolati i rapporti con alcuni fornitori riferibili alla galassia di società del patron romano. Per quanto riguarda la durata, infine, vanno bene i sei mesi indicati, ma senza le troppe deroghe (la prima di 45 giorni, la seconda di altri 10) che permetterebbero a Lotito di scavallare la finestra di mercato di gennaio, momento cruciale entro cui la società dovrebbe essere definitivamente passata di mano. Sono queste le condizioni che portano la Covisoc a scrivere che “in virtù del processo di scelta delle persone componenti del trust e delle regole previste nella gestione dello stesso si ritiene che la soluzione prospettata non sia un vero e proprio blind trust“.
Una bocciatura. O meglio, un rinvio. Perché la Federcalcio ha concesso a Lotito altri cinque giorni per migliorare l’architettura giuridica e renderla accettabile ai suoi occhi. Le modifiche richieste sono essenzialmente tre: un’impalcatura diversa, più lineare, più indipendente; una dotazione economica congrua sul conto in banca per arrivare a fine dicembre; la scadenza ferrea dei sei mesi, con unica possibile deroga quella – di pochi giorni – per chiudere una trattativa già avviata entro i termini. Lotito ha tempo fino a sabato per adeguarsi. Tutti si augurano che lo faccia. A Salerno, la città che trema e non vuole perdere tra le scartoffie una storica promozione conquistata sul campo. Ma anche in Federazione. Perché Salernitana (e Lazio) rischiano di non iscriversi al campionato, scenario apocalittico per i due club, ma pure il presidente Gravina sa quanto può essere pericolosa una battaglia in tribunale contro Lotito. Gli esiti, infatti, sono imprevedibili: se sul piano sportivo la posizione del patron è indifendibile, per il codice civile la situazione potrebbe essere molto diversa, col pericolo concreto di trascinare con sé tutto il calcio italiano. Ci sono pochi giorni ancora per trovare un accordo. Altrimenti la guerra sarà inevitabile.