Secondo il legale della famiglia della vittima però, "non c'è follia": "Una persona che ha la lucidità di cancellare le chat, di tornare a casa e di rispondere al cellulare come se nulla fosse accaduto è poco compatibile con la follia"
Dopo l’udienza di oggi, il Gip del tribunale di Bologna ha convalidato il fermo del sedicenne indagato per l’omicidio premeditato di Chiara Gualzetti. Resta dunque in carcere il coetaneo che ha confessato l’omicidio della giovane, anche lei 16enne trovata lunedì pomeriggio, picchiata e accoltellata, dopo che si era allontanata da casa domenica. Il gip, a poche ore dall’udienza, ha convalidato il fermo e ha disposto la custodia cautelare in carcere, accogliendo così tutte le richieste avanzate dalla procura per i minorenni guidata da Silvia Marzocchi. Contro il giovane c’è un quadro indiziario “grave” e per l’accusa sussiste “il pericolo di fuga”. Il 16enne deve rispondere di omicidio premeditato aggravato dalla minore età della vittima.
Secondo le ricostruzioni, anche davanti al giudice per le indagini preliminari il presunto assassino ha ribadito le dichiarazioni fatte nell’interrogatorio davanti agli inquirenti, nelle quali aveva più volte ribadito di essere stato spinto da presunte “voci”. Secondo quanto scritto da La Stampa, il 16enne avrebbe detto che “in quel momento, Samael – il demonio – mi possedeva, mi chiamava. Ero posseduto proprio come Lucifer, della serie di Netflix“. Samael è infatti il nome dell’angelo della morte della serie tv. Ma per il legale della famiglia di Chiara, Giovanni Annunziata “non c’è follia”. Secondo l’avvocato, infatti, dalla ricostruzione degli eventi “una persona che ha la lucidità di cancellare le chat, di tornare a casa e di rispondere al cellulare come se nulla fosse accaduto è poco compatibile con la follia”. L’adolescente, uscita in compagnia dell’amico che ha poi confessato l’omicidio, è stata trovata morta a Monteveglio, in provincia di Bologna in un parco non lontano dalla sua abitazione. Per lui, si è appena concluso l’interrogatorio di garanzia al Tribunale dei minori del capoluogo emiliano-romagnolo. “Sono ancora in una bolla” ha detto la madre del ragazzo, entrando nel centro di giustizia minorile del Pratello, prima dell’udienza di convalida del fermo. Il gip si è riservato la decisione, attesa nelle prossime ore.
Al 16enne indagato per l’omicidio è stata contestata la premeditazione ed è stata richiesta una perizia psichiatrica per accertare la sua lucidità mentale. Secondo l’avvocato Annunziata la premeditazione “non è da sottovalutare”. Per questo ha nominato dei consulenti, nello specifico “un anatomopatologo e un medico legale”. “Sarà oggetto di una mia precisazione dei quesiti – spiega il legale – la richiesta di accertare la violenza, la profondità e le modalità con cui è stato inferto il colpo, perché ogni colpo ci può dire qual è l’atteggiamento psicologico del soggetto, cioè l’efferatezza, se è stato un colpo inferto con violenza, componente che aggancia un aspetto importante dal punto di vista tecnico, che è la contestazione di una condotta di maggiore rilievo rispetto a una persona che infligge un colpo in modo normale”. Tra le altre dichiarazioni del 16enne c’è anche l’interesse che Chiara Gualzetti avrebbe nutrito nei suoi confronti e che lo infastidiva, e un messaggio in cui la ragazza diceva che se fosse morta non sarebbe mancata a nessuno, a cui il presunto killer aveva risposto offrendosi di darle una mano.