Evadeva il fisco nonostante fosse agli arresti domiciliari per una condanna per reati tributari. Antonio Giuseppe Baldan, un imprenditore milanese di 60 anni, aveva deciso di continuare a frodare l’erario anche dalla sua villa. Da lì, stando all’ordinanza del gip di Milano Carlo Ottone De Marchi che ha disposto nei suoi confronti una nuova ordinanza di custodia cautelare ai domiciliari, impartiva una serie di disposizioni a due suoi dipendenti per continuare l’opera di evasione attraverso fatture false. Con i soldi nascosti alle Entrate avrebbe comprato un’imbarcazione e una moto, ma anche pagato “trattamenti estetici” per l’ex moglie e viaggi per i figli. L’inchiesta condotta dal pm di Milano Roberto Fontana e operata dalla Guardia di finanza di Lecco ha portato ad accertare un’evasione da circa 19 milioni di euro.

Gli inquirenti hanno appurato che due società della Baldan Group, attive nel settore della vendita di macchinari per l’estetica e per le quali la Procura di Milano aveva già avanzato richiesta di fallimento, operavano sul mercato “attraverso la sistematica omissione di ogni adempimento fiscale“, come dice la nota della procura. Un meccanismo “che ha costituito per anni” una “forma di auto finanziamento“. E la riprova indicata dalla procura è la “totale assenza – da parte delle società – di debiti verso istituti di credito“. Sempre secondo gli inquirenti, poi, i soci della società, per sottrarre a tassazione i proventi dell’impresa hanno creato una serie di società estere, nel Regno Unito, Olanda, Svizzera, Germania, gestite di fatto dalla società italiana.

Stando a quanto scrive il gip Ottone De Marchi nell’ordinanza di custodia cautelare, Baldan “ha posto in essere un articolato modello operativo che gli ha consentito di svolgere l’attività di impresa per oltre un decennio incentrata sull’omesso versamento delle imposte e dei contributi, eludendo i controlli delle preposte autorità amministrativo fiscali e giudiziarie”. Ai suoi due dipendenti, Sandro Sansoni e Maria Liliana Tondi, arrestati anche loro. l’uomo impartiva “specifiche disposizioni anche allo scopo di garantire alle varie operazioni illecite poste in essere un’immagine di apparente regolarità“. In ultimo, si legge che neppure “le istanze di fallimento avanzate nei confronti delle due società” al centro dell’indagine, segnala il gip, “hanno rappresentato un deterrente per Baldan”.

L’imprenditore milanese ai domiciliari continuava “a finanziare” uno “stile di vita” che si manifestava “attraverso l’organizzazione in ogni week end, presso la propria villa di Alserio”, in provincia di Como, “di feste con almeno 15/20 invitati ovvero con il recente acquisto online di un nuovo motoveicolo (marca BMW, cilindrata 1250)”, pare del valore di circa 20mila euro, “e l’acquisto di un ‘taxi veneziano’ attualmente ormeggiato presso Villa d’Este sul lago di Como“. Per Baldan, scrive il gip, “sarebbero sempre state le casse della B&M”, società del gruppo, “pur in pendenza dell’istanza di fallimento, a soddisfare il proprio stile di vita, e quello dei familiari, particolarmente oneroso”. Significativa, si legge ancora, un’intercettazione dello scorso aprile “nel corso della quale Baldan aveva ordinato, sempre attingendo dalle casse della B&M srl, 96 bottiglie di vino giustificandole come un omaggio per i clienti per il prossimo evento fieristico ‘Baldanprof’ che l’indagato avrebbe voluto organizzare”. Baldan dice intercettato: “perché facciam la fiera, la faccio qua, la gente viene e quindi penso che è contenta”.

Avrebbe anche voluto “richiedere per il Natale 2020 l’indennità Covid per alcuni dipendenti senza poi effettivamente interrompere l’attività produttiva”. “Visto che è un Natale molto fiacco (…) non si potrebbe… non so… gli diamo lo stipendio e la tredicesima la facciamo dare dallo Stato?“, diceva il 7 dicembre scorso. Queste “conversazioni”, secondo il gip, rappresentano “un indizio” sul proposito di Baldan “di richiedere la cassa integrazione” per alcuni dipendenti, ma allo stato non ci sono “altri elementi che consentano di sostenere” che il “proposito truffaldino sia stato effettivamente attuato”. Per l’ipotesi di truffa allo Stato l’imprenditore è indagato, ma non è stato arrestato. Baldan avrebbe anche messo in atto “compensazioni di debiti tributari con crediti inesistenti” per una “asserita attività di Ricerca e Sviluppo” e così avrebbe ottenuto “l’erogazione del credito d’imposta per la ‘formazione 4.0′” per oltre 100mila euro “senza l’effettivo svolgimento dei relativi corsi di formazione” per i dipendenti.

“Ormai m’hanno condannato – dice lo stesso Baldan durante un’intercettazione telefonica -, farò la mia condanna e punto (…) tanto che a un certo punto m’han quasi convinto e versavo, avrò fatto qualche mese 5.000 euro, due o tre mesi, poi ho detto no no c… verso 5.000 a fare dico, tanto che ne verso cinque o mille, bastan 1000″. Lo stesso Baldan si vantava per “il fatto di non esser mai stato destinatario di un provvedimento di sequestro preventivo” in relazione “alle numerose condanne per reati tributari”.

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