Giuseppe Conte non tornerà a fare il professore di diritto civile, almeno per ora. La scomunica ricevuta da Beppe Grillo che gli ha tolto la guida del M5s prima ancora di prenderla non ferma l’ex presidente del Consiglio che, dopo una nuova uscita del garante (questa volta in formato video), ai giornalisti sottolinea: “C’è tanto sostegno dei cittadini: ho lavorato per 4 mesi. Ho aspettato Grillo in piena trasparenza. Il progetto politico non rimane nel cassetto per la contrarietà di una persona sola”. E’, con altre parole, quello che aveva detto al mattino: andiamo avanti? gli avevano chiesto, “mai indietro” aveva risposto lui, poco dopo aver parlato di “svolta autarchica” di Grillo.
Il secondo round del duello tra l’ex capo del governo e il garante-fondatore dei Cinquestelle avviene in serata. Grillo pubblica un video (dal titolo “Con il cuore”) in cui – con tono molto diverso rispetto al post di martedì, quasi pacato, ai limiti del conciliante – spiega che il dialogo con Conte è stato difficile in queste settimane, che l’ex premier è rimasto a lungo in silenzio durante la lavorazione dello statuto, che l’unica modifica che ha chiesto era solo il mantenimento della figura del garante così com’è nello statuto attuale del Movimento in modo da dare la sua spinta visionaria, correggendo pure i giudizi su Conte – trancianti, fino a martedì – in un più moderato “forse è adatto, forse non è adatto” (a guidare il M5s). Ma passa meno di mezz’ora e davanti a una selva di microfoni piazzati da tutto il giorno davanti a casa l’ex avvocato del popolo può parare il colpo, non solo mediaticamente. “Ho sempre rispettato e continuerò a rispettare Beppe Grillo ma non dica falsità sul mio conto” dice, spiegando di essere pronto a pubblicare le mail se il contendente è d’accordo. Il riferimento è al motivo della rottura, per esempio le modifiche dello statuto. Grillo “ha chiesto più che una diarchia politica, perché quando viene chiesto la rappresentanza internazionale, quando viene chiesto il coordinamento della comunicazione, quando viene chiesto di condividere tutte le scelte degli organi politici, quando finanche viene chiesto di poter concordare, e quindi autorizzare, i contratti allo staff di segreteria, io credo che sia più di una diarchia ed è umiliante“. Insomma, se Grillo ha definito lo statuto di Conte “seicentesco“, la replica è che il suo è “medievale“.
Ma Conte parla come se lo scontro fosse già un capitolo del passato, forte di un (apparente) sostegno parlamentare che comincia ad affiorare attraverso i comunicati stampa dati alle agenzie, a partire dalla presa di posizione dei vertici del gruppo dei Cinquestelle al Senato che sulla partita del voto su Rousseau si sono schierati a favore di Vito Crimi e, appunto, contro Grillo. Conte però non si riferisce e non pensa solo al ceto politico. “Sicuramente c’è tanto sostegno dai cittadini – aggiunge l’ex premier – Abbiamo fatto un progetto politico, ho lavorato 4 mesi a questo progetto e non vedevo l’ora di condividerlo… Questo progetto politico evidentemente non lo voglio tenere nel cassetto, perché non può essere la contrarietà di una singola persona a fermare questa proposta politica che ritengo ambiziosa e utile anche per il Paese”. E’ la discesa in campo, il suo predellino, per usare due metafore nate con tutt’altro personaggio politico.
Grillo che, fino a ieri non voleva sentire ragioni, usa toni che cerca il più possibile di tenere pacati e giustifica la rottura accusando l’ex presidente del Consiglio di aver fatto una proposta che non era adatta per il Movimento 5 stelle. “Ci sono dichiarazioni che mi fanno anche male, perché non le merito”, ha esordito Grillo parlando degli scontri verbali tra gli eletti delle ultime ore. “Ci siamo visti con Conte al Forum e abbiamo dato incarico a lui di rifare il M5s, è giusto che ci sia una persona che lo cambi. Eravamo tutti gasati. Dopo un po’ dico ‘prenditi lo Statuto, vedi cosa ti va male, cosa non ti piace, fai tu, chiamami, ci sentiamo’. Da allora non ho sentito più nessuno. Quindi io chiamo, lui non si fa trovare e io comincio a sentire il peso di questa cosa. Allora dico ‘se non ti fidi di me fallo vedere ai parlamentari, a qualcuno’. Sono rimasto anche in imbarazzo nel restare unico depositario di qualche sprazzo di ‘statutino’…”. Poi, “mi è arrivata la bozza, ed era una roba in cui si metteva al centro lui, forse aveva frainteso quando agli Stati Generali gli iscritti avevano detto di fare una distribuzione dei poteri, perché sei hai tutto in mano ti fai in mano da solo”, ha detto. “Io ho solo chiesto la garanzia di avere la struttura del garante identica allo statuto che c’è ora. Non ho chiesto altro: ridammi, dammi questa possibilità di essere il visionario, il custode dei valori. Custode non significa entrare nella dinamica tua che sei un uomo straordinario, ma lasciami vedere un attimo…”.
Il fondatore ha accusato l’ex premier anche di ritardi: “La carta dei valori io non l’ho mai vista, se non una bozza, poi nient’altro: Del codice etico non abbiamo mai parlato, la transizione al 2050 forze Conte se l’era pure dimenticata”. Ma soprattutto si è giustificato: “Fino all’ultimo ho cercato di arrivare in fondo”, ha detto. Questo “è un Movimento che permette ad un professore di diventare presidente del Consiglio. Io sono venuto giù a farvi qualche battuta, lui si è offeso non lo so, ma sono battute. Forse è la mia disgrazia… Il giorno dopo mi ha fatto una telefonata tempestosa, io ho detto ‘ci siamo quasi e facciamolo vedere sto statuto’, lui ha detto ‘non ti rispondo più, ti risponderò in conferenza stampa’. La conferenza stampa l’avete vista. Lui si è staccato”.
I cannoneggiamenti reciproci tra Conte e Grillo si riverberano, giocoforza, sul resto del Movimento, a partire dai gruppi parlamentari e dai nomi più noti. Un terminale di queste scariche elettriche è stato nelle ultime 24 ore certamente il reggente (ormai in perpetuo) Vito Crimi. E’ stato lui, che ha seguito con Conte tutta la trattativa con Casaleggio e detiene i dati degli iscritti dopo la pronuncia del garante della Privacy, ha avvertito Grillo di non poter procedere al suo “diktat”, cioè dare il via libera alla votazione su Rousseau per scegliere i componenti del direttorio, l’organismo a 5 teste che dovrà guidare il M5s al posto di Conte. Per tutta risposta Grillo lo ha minacciato di dover “rispondere personalmente e direttamente dei danni”, se non ci fosse stata una convocazione alle urne (virtuali) entro 24 ore. Da qui la solidarietà dei vertici del gruppo del Senato, da sempre più marcatamente vicino alle posizioni di Conte. E forse anche per questo i toni di Grillo di oggi non sono stati quelli di ieri. “Io ho agito come dovevo agire – ha detto nel video – con il mio cuore, con la mia anima e con la mia intelligenza. Non sono il padre-padrone del Movimento. Io sono il papà del Movimento: ho fatto delle cose straordinarie, con chi oggi mi sta disprezzando, che non rinnego”. E abbraccia tutti, dice: “Stiamo uniti se possiamo e se poi qualcuno vuol fare una scelta diversa la farà in tutta coscienza”. E’ appena cominciato il momento dei saluti.