La pandemia non ha scalfito gli utili delle compagnie assicurative. Il lockdown dovuto al Covid-19 ha infatti fatto diminuire gli incidenti stradali e, grazie al comparto Rca, le assicurazioni hanno aumentato i profitti del ramo danni del 45%. Così il risultato economico complessivo è rimasto pressoché stabile. Non tutte le società, però, hanno restituito parte dei premi ai clienti su base volontaria. Non tutte quelle che lo hanno corrisposto poi, lo hanno fatto nello stesso modo o nella stessa misura. Per questo il presidente dell’Istituto per la vigilanza sulle assicurazioni (Ivass), Luigi Federico Signorini, presentando la Relazione sull’attività svolta dall’istituto nel 2020 ha chiesto ai gruppi che non hanno finora restituito parte del premio di adoperarsi in questo senso. E ai consumatori di valutare il comportamento della propria compagnia.
La sostanziale stabilità complessiva riflette andamenti opposti nei due settori principali, “vita” e “danni”. Come spiegato da Signorini, nei rami diversi dalla Rca, premi, oneri per sinistri e utili sono complessivamente rimasti in linea dell’anno precedente. Ad esempio nel settore “vita”, che contribuisce in misura maggiore agli utili delle compagnie, i profitti sono calati del 20% e anche la raccolta è diminuita, di circa il 4%. Mentre nel comparto auto i premi sono scesi del 5,5%, ma gli oneri relativi ai sinistri sono calati del 20%. In numeri, a fronte dei 2,2 miliardi di euro risparmiati, 800 milioni sono stati restituiti. Ma ci sono forti differenze fra le diverse compagnie.
Il presidente Ivass ha quindi citato il parere dell’autorità europea delle assicurazioni (Eiopa) che si augura che “le compagnie, quando identificano prodotti che non sono più sufficientemente allineati con il mercato di riferimento, valutino se questo fatto comporti un trattamento non equo e ove emerga un trattamento non equo, siano prese le misure del caso, tenendo conto delle leggi esistenti a livello nazionale“. Tutte aspettative condivise anche dall’Ivass. Ora che le limitazioni alla mobilità sono quasi del tutto rientrate – spiega il presidente – i ritardatari dovrebbero riesaminare urgentemente la questione. Inoltre, è diritto dei consumatori quello di informarsi e valutare i comportamenti delle singole compagnie. Come sottolineato dal presidente, il settore assicurativo italiano ha vissuto un anno difficile, ma si è “mostrato resiliente alla crisi“. “Una turbolenza di mercato grave e repentina come quella vista nei primi mesi del 2020 avrebbe potuto avere riflessi non secondari sul patrimonio e sulla solvibilità delle compagnie di assicurazione a livello globale” ha detto, ma la solvibilità delle imprese, che nei periodi più bui sono state sottoposte a monitoraggio, si è alla fine “confermata e rafforzata”.
Per quanto riguarda la distribuzione dei dividendi, “coerentemente con le decisioni condivise in sede europea” dall’European Systemic Risk Board e “con l’azione della Banca d’Italia nel campo bancario, l’Ivass ha emesso precise raccomandazioni per limitare temporaneamente la distribuzione di dividendi da parte delle compagnie di assicurazione”, scegliendo – come ricorda Signorini – “un atteggiamento prudente e fermo, in linea con gli indirizzi europei che aveva contribuito a delineare”. La raccomandazione europea sulla restrizione dei dividendi cessa di avere effetto a settembre, salvo un peggioramento della situazione sanitaria. Inoltre, sulla limitazione “in altri paesi dell’Unione si sono invece viste divergenze, talora serie, anche nell’approccio dei supervisori al tema” e ciò fa emergere “ancora una volta l’importanza di un’azione più coordinata rispetto a quella prevista dall’attuale assetto istituzionale, nell’interesse dell’integrità del mercato unico e della tutela della sua stabilità complessiva”.