Secondo la Fondazione Gimbe, per ridurre la circolazione e l’impatto della variante Delta va rimodulata la campagna vaccinale per i 7 milioni di over 60 a rischio. Il monitoraggio indipendente Gimbe dell’andamento del virus nella settimana del 23-29 giugno conferma la riduzione dei nuovi casi (-26,9%) come anche quella dei ricoveri (-26,8%) e delle terapie intensive (-25,4%), con una stabilizzazione dei decessi rispetto alla settimana precedente. Ma i vaccini non bastano: le forniture del secondo trimestre chiudono molto al di sotto delle previsioni. Per questo, secondo la Fondazione, è necessario potenziare il sequenziamento e il contact-tracing, oltre ad anticipare i richiami degli over 60 e puntare sui vaccini a mRna (Pfizer e Moderna) per le prime somministrazioni.
“Da 15 settimane consecutive – dichiara Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione – si registra una discesa dei nuovi casi settimanali. Tuttavia si continua a rilevare una progressiva diminuzione dell’attività di testing che, ribadiamo, sottostima il numero dei nuovi casi e documenta l’insufficiente tracciamento dei contatti, cruciale in questa fase della pandemia”. Per quanto riguarda le forniture dei vaccini, alla mattina del 30 giugno risultavano consegnate 55.302.293 dosi, pari al 72,6% di quelle previste per il 1° semestre 2021. “Rimarrebbero da consegnare circa 20,9 milioni di dosi, il 27,4% di quelle originariamente previste”. Alla fine del secondo trimestre il 57,1% della popolazione ha ricevuto almeno una dose, mentre il 31,1% ha completato il ciclo vaccinale. Nella fascia 60-69 anni neanche la metà ha completato il ciclo vaccinale (47,8%), mentre il 33,8% ha ricevuto la prima dose. Ne restano ancora fuori – secondo le stime – più di 2 milioni (il 13,3%) che non hanno ricevuto ancora nemmeno una dose, mentre circa 5 milioni (26%) sono in attesa della seconda. Sui quasi 18 milioni di over 60, si legge nel monitoraggio, circa 7 milioni sono dunque ancora esposti (totalmente o parzialmente) che non hanno adeguata copertura contro la variante.
“La maggiore contagiosità della variante – spiega Renata Gili, responsabile Ricerca sui servizi sanitari di Gimbe – e soprattutto, la documentata limitata efficacia di una singola dose di vaccino richiedono una rivalutazione delle strategie vaccinali per minimizzarne l’impatto clinico e quello sui servizi sanitari”. Per questo, spiega la Fondazione, è necessario dare priorità a due obiettivi: raggiungere il maggior numero di over 60 che non si sono ancora sottoposti alla vaccinazione e anticipare quanto possibile la somministrazione della seconda dose per questa fascia di età. Per farlo, la Fondazione Gimbe propone di rimodulare la campagna vaccinale, offrendo solo vaccini a mRna, sia per aumentare l’adesione alla campagna fortemente compromessa dalla diffidenza verso i vaccini a vettore virale, sia per evitare che i nuovi vaccinati restino esposti per le successive 10-12 settimane alla variante delta senza adeguata copertura.
Per le seconde dosi, invece, secondo la Fondazione, Pfizer e Moderna dovrebbero tornare all’intervallo di tempo iniziale (rispettivamente dopo 21 e 28 giorni), mentre per AstraZeneca andrebbe estesa l’autorizzazione Aifa per offrire la vaccinazione eterologa anche agli over 60 (al momento off label), permettendo così di anticipare la seconda dose a 8 settimane dalla prima. In alternativa, mantenendo il ciclo completo con AstraZeneca, per proteggere gli over 60 non adeguatamente coperti dalla singola dose contro la variante Delta, occorrerebbe ripristinare misure non farmacologiche “più rigorose”, come servizi territoriali, contact-tracing, sequenziamento e screening alle frontiere. “Ma serve una scelta strategica univoca, senza fughe in avanti delle Regioni, allineata con le indicazioni autorizzate dei vaccini e adeguatamente comunicata alla popolazione, anche perché, in relazione alle scorte di vaccini disponibili, nuove vaccinazioni e richiami degli under 60 potrebbero dover subire un rallentamento” conclude Cartabellotta.