È morto ieri pomeriggio a Bagnaia, sull’isola d’Elba, rimasto vittima di un infarto mentre nuotava. Lorenzo Bozano, 76 anni, era in semilibertà dal 2019: trent’anni prima era stato condannato all’ergastolo per il rapimento e l’omicidio di Milena Sutter, il 6 maggio 1971 a Genova. Nei giorni in cui si investigava sulla vicenda, era stato soprannominato dalla stampa “il biondino della Spider rossa”. Il pomeriggio del 6 maggio Milena, figlia 13enne di un industriale svizzero, fu rapita mentre usciva da scuola. La mattina successiva, i Sutter ricevettero una telefonata dai presunti sequestratori che chiedevano un riscatto di cinquanta milioni di lire. Durante le indagini vennero raccolte svariate testimonianze oculari che parlavano, appunto, di un ragazzo biondo a bordo di una Spider rossa, appostata davanti alla scuola fin da alcuni giorni prima.
La polizia risalì presto a Bozano, che allora aveva 25 anni e guidava un’Alfa Romeo proprio di colore rosso: fu arrestato il 20 maggio, il giorno del ritrovamento del cadavere vicino alla spiaggia di Priaruggia. Fu assolto in primo grado per insufficienza di prove, verdetto poi rovesciato in appello: Bozano, che nel frattempo si era trasferito in Francia, fu estradato e condannato al carcere a vita nel 1979. Il suo avvocato di allora, Silvio Romanelli, ha sempre ricordato la natura indiziaria del processo, che contemplava numerose prove in favore della colpevolezza di Bozano ma anche – per il legale – tante altre in senso opposto.
Nel penitenziario di Porto Azzurro l’uomo mantenne una condotta irreprensibile, tanto da ottenere la semilibertà nel 1989: perdendola però nel 1997 dopo una sanzione della Guardia di Finanza per non aver dichiarato al fisco una parte dei guadagni incassati da un allevamento di polli all’Elba. In quegli anni, inoltre, aveva tentato di molestare un’altra ragazza di 16 anni, a Livorno. “È stata la presenza che ha marchiato la nostra vita”, ha confessato di recente a Il Secolo XIX Aldo Sutter, padre di Milena, nel cinquantesimo anniversario della morte della figlia, “sono contento di non averlo mai incontrato in questi cinquant’anni”.