C’è stato un ostruzionismo condiviso di forze politiche lontane tra loro nell’audizione di Luca Palamara davanti alla commissione Antimafia. Lo denuncia il presidente dell’organo di Palazzo San Macuto, Nicola Morra. “E’ innanzitutto da sottolineare l’atteggiamento di ostruzionismo da parte di qualcuno: per la prima volta è stata avanzata la richiesta di lettura del verbale della seduta precedente”, ha detto Morra alla fine dell’audizione dell’ex magistrato al centro dell’inchiesta che ha fatto tremare il mondo delle toghe. Morra ha poi rimarcato il fatto che questo atteggiamento “sia stato condiviso da esponenti di forze politiche apparentemente lontanissime – ha detto facendo riferimento a Fi, Pd e Leu – c’è stata una singolare triangolazione”.
Palamara ha ricostruito – secondo il suo punto di vista, ed è il punto di vista di una persona sotto inchiesta – alcuni dei passaggi recenti che hanno mandato in fibrillazione il mondo della magistratura e della politica. Ha parlato della mancata nomina di Di Matteo al Dipartimento amministrazione penitenziaria da parte di Alfonso Bonafede, dell’arrivo al Dap di Francesco Basentini, ma pure del possibilità di vedere Nicola Gratteri diventare ministro della giustizia del governo di Matteo Renzi nel 2014: “All’interno della magistratura si parlava e si temeva” quella nomina. Per quale motivo? “Gratteri come Di Matteo non fanno parte di quel meccanismo che io non voglio solo intendere in senso deteriore ma rappresenta più o meno lo schema dei partiti politici all’interno della magistratura”, ha sostenuto l’ex presidente dell’Anm. “A me sembra inequivocabile che sia emersa una sorta di censura da parte di ampi settori correntizi nei confronti dei magistrati che accreditavano la tesi della trattativa Stato-mafia per spiegare le vicende degli anni ’92-’93”, ha detto Morra dopo l’audizione, sostenendo che “di conseguenza, in base a quanto abbiamo sentito, il dottor Di Matteo sarebbe stato brutalmente penalizzato” rispetto alla mancata nomina del magistrato al Dap e poi all’estromissione dal pool stragi.
“Per me – ha continuato Morra – è stato anche doloroso sentire quanto sia avvenuto relativamente alla designazione del procuratore capo di Reggio Calabria, in successione a Pignatone laddove è stato detto che si è consumata una disfida tra Prestipino, che rappresentava la continuità, De Raho, più portato dal gruppo Unità per la costituzione, e Gratteri, penalizzato perché espressione di nessuna corrente. Così come Palamara è tornato sulla mancata nomina di Gratteri a ministro della Giustizia perché ambienti della magistratura volevano ministri più inclini alla normalizzazione Mi pare che questi siano stati campi di indagine particolarmente rilevanti”. La prossima settimana l’audizione di Palamara continuerà: “Si è deciso di procedere, la prossima settimana, poi si farà una valutazione”.
Ad attaccare la scelta di sentire Palamara è stato il senatore Franco Mirabelli, capogruppo Pd in commissione Antimafia: “Mi pare si sia confermato quello che pensavamo: un’audizione inutile che non aggiunge e non toglie nulla al lavoro dell’Antimafia e che l’Antimafia deve fare”. Secondo Mirabelli l’audizione ha dimostrato che “le teorie di Morra o di altri esponenti dell’Antimafia lasciano il tempo che trovano e non hanno trovato nessuna pezza di appoggio nelle cose dette da Palamara e già scritte nel libro”. L’esponente dem attacca, ricordando che i suoi parlamentari erano contrari all’audizione: “Avevamo ragione noi, non volevamo sentirlo perché pensavamo fosse un’audizione inutile, che si voleva strumentalizzare e mi pare si sia rivelata tale”.