“Al momento appare capace di intendere e di volere e ciò anche nel caso di eventuali problemi psicologici, già occasionalmente emersi”. Questa la valutazione del giudice per le indagini preliminari, Luigi Martello, che ha convalidato il fermo ed emesso la custodia cautelare in carcere per il sedicenne indagato per l’omicidio della coetanea Chiara Gualzetti, avvenuto domenica mattina a Monteveglio, in provincia di Bologna. Il giovane secondo il magistrato avrebbe anche tentato di depistare le indagini. Il ragazzino, nel confessare l’omicidio, ha spiegato di aver sentito di voci e di essere stato indotto ad aggredire l’amica da un demone. Dichiarazioni che potrebbero portare a una perizia psichiatrica, ma che per ora non sono ritenute completamente credibili da chi indaga. Durante gli interrogatori il giovane aveva insistito sull’aver sentito delle voci che lo avevano spinto a infierire su Chiara.
In particolare secondo il gip l’indagato ha commesso un’aggressione con “estrema violenza, determinazione e incapacità di autocontrollo”, ma si sarebbe reso autore successivamente di “lucidi e freddi tentativi di nascondere le tracce del delitto e di negare le responsabilità“. Il ragazzo, stando alle riflessioni del giudice, avrebbe tentato di depistare in più modi, dicendo agli inquirenti che la ragazza avrebbe avuto un appuntamento successivo con un altro giovane, lavando le scarpe e il coltello sporchi di sangue e cancellando immagini e chat dal cellulare. Dalle ultime ricostruzioni, inoltre, sarebbero emersi dei messaggi vocali “dal tenore inequivoco” che l’indagato avrebbe inviato a un’amica, e in cui raccontava quello che aveva appena commesso.
Intanto emerge che secondo gli accertamenti degli investigatori c’erano stati già tre incontri con uno psicologo fatti ed era stata fissata una visita con un neuropsichiatra. Il ragazzo, secondo quanto ricostruito dai carabinieri, nell’ultimo periodo aveva manifestato segnali di disagio che avevano portato la famiglia a farlo seguire da uno psicologo, il quale a propria volta, dopo averlo incontrato, aveva suggerito di rivolgersi a uno specialista. Il ragazzo, tra le altre cose, utilizzava spessissimo delle lenti a contatto rosse, come a voler immedesimarsi in un personaggio di una serie Tv, Lucifer, a cui ha anche accennato negli interrogatori, durante i quali ha raccontato di una “presenza demoniaca” che lo spingeva alla violenza. Un elemento preponderante nella confessione ribadita anche durante l’interrogatorio di garanzia, unito al fatto che si è detto infastidito dalle avances della giovane amica, che lui non corrispondeva. Inoltre avrebbe detto anche che Chiara aveva espresso il desiderio di morire e che lui l’avrebbe così accontentata.