Vivo X60 Pro è uno smartphone che mette l'esperienza fotografica e di registrazione video al centro di tutto. C'è qualche piccolo compromesso hardware da accettare come uno speaker di scarsa qualità e la mancanza di certificazioni IP e non ha il rapporto qualità/prezzo migliore del mercato ma giustifica il prezzo con molte peculiarità che non troverete su nessun'altro smartphone in commercio.
Se state seguendo il campionato di calcio UEFA EURO 2020, sicuramente avrete sentito parlare di Vivo X60 Pro, lo smartphone ufficiale della competizione. L’azienda cinese del gruppo BBK Electronics è sbarcata ufficialmente nel Vecchio Continente verso la fine dello scorso anno e vuole in ogni modo farsi conoscere dal grande pubblico.
Vivo X60 Pro ha dalla sua delle caratteristiche davvero particolari ed un prezzo sufficientemente interessante per distinguersi dalla concorrenza, soprattutto per il target di utenti a cui è rivolto, utenti che sono alla ricerca di un prodotto in cui l’esperienza fotografica è posta al centro dell’attenzione.
Abbiamo avuto modo di provare questo prodotto per un periodo di oltre due settimane e c’è molto di cui parlare nella nostra recensione completa, quindi bando alle ciance!
Vivo X60 Pro non è uno smartphone che attira l’attenzione, anzi forse fa l’esatto opposto. Soprattutto nella colorazione Midnight Black che abbiamo ricevuto in prova, il design del top di gamma non è pensato per apparire stravagante o unico, si confonde abbastanza tra la miriade di altri prodotti arrivati sul mercato negli ultimi anni. Per chi è alla ricerca di un prodotto elegante che valorizza più la sostanza che la forma, questo potrebbe essere un grande punto a favore.
Il modulo fotografico è leggermente sporgente rispetto la scocca in Gorilla Glass 6 con effetto opaco che trattiene un po’ più ditate di quelle che avrei voluto vedere. Questo modulo squadrato che include le fotocamere è ridotto alla dimensione minima indispensabile e non è utilizzato come elemento estetico che catalizza l’attenzione, anche se il sensore principale di cui parleremo più avanti di certo non passa inosservato.
Vivo guadagna punti a favore per la finitura opaca delle cornici in alluminio che circondano il dispositivo e per la zigrinatura sul tasto di accensione che lo rende immediatamente distinguibile dal bilanciere del volume posizionato poco sopra.
Nella lato superiore trova posto un piccolo inserto in vetro su cui Vivo ha voluto inserire la dicitura “Professional photography“, che posso capire ma non apprezzo. Nel complesso X60 Pro è uno smartphone dalle dimensioni non troppo esagerate e la maneggevolezza è aiutata tantissimo dalla sua leggerezza (solo 179g), dallo spessore di soli 7,6mm e dalle curve presenti sia fronte che retro.
Chiunque abbia avuto occasione di chiedermi di vedere lo smartphone da vicino negli ultimi giorni ha avuto la stessa identica reazione, commentando così il feeling di utilizzare X60 Pro prima di aggiungere qualsiasi altro dettaglio in merito: “Wow che sottile/leggero! Mi piace un sacco!“. Reazione che difficilmente ho ottenuto con altri prodotti negli ultimi mesi.
Solitamente non racconto delle impressioni delle persone che mi circondano sui vari smartphone che ho modo di provare, ma questo X60 Pro ha costantemente ricevuto questo genere di commenti, il che la dice lunga. Purtroppo manca qualsiasi tipo di certificazione contro l’ingresso di acqua e polvere, qualcosa che nel 2021 non dovrebbe mancare in questa fascia di prezzo.
L’hardware incaricato della vibrazione è davvero lontano dai livelli dei flagship più recenti: Xiaomi Mi 11, Oppo Find X3 Pro, gli iPhone di Apple (tutti quelli dotati di Taptic Engine) e persino il mio caro e vecchio Google Pixel 4 XL garantiscono una risposta decisamente più piacevole.
Non che la vibrazione in Vivo X60 Pro sia debole, anzi. Lo smartphone produce però un fastidiosissimo ronzio metallico ad ogni intervento del motorino, suono che diventa rapidamente più fastidioso dell’audio delle notifiche che dovrebbe sostituire.
Il display da 6,56 pollici scelto per questo prodotto è uno dei suoi più grandi punti di forza. Pensateci un attimo: visto l’impegno che Vivo ha messo nelle fotocamere di questo prodotto, a che sarebbe servito avere un comparto fotografico di alto livello se quando ci sono delle splendide giornate di sole non si è in grado di capire cosa si sta fotografando? Credo che questo sia uno dei motivi che ha spinto l’azienda ad utilizzare un pannello da 1300 nit di luminosità di picco, ovviamente compatibile con i contenuti HDR10+.
La risoluzione e l’aspect ratio sono un po’ inusuali, 1080 x 2376 pixel e 19,8:9 rispettivamente, tuttavia ciò non crea alcun problema con app, siti web o contenuti multimediali. La forma di Vivo X60 Pro è molto piacevole e, nonostante il display sia curvo leggermente ai lati, lo smartphone non risulta né troppo allungato, né troppo tarchiato.
L’esperienza è resa ancora più gradevole dalla frequenza di aggiornamento variabile tra 60 Hz e 120 Hz. Purtroppo non si tratta di un display LTPO e questi sono gli unici due valori di refresh rate supportati da questo AMOLED.
Se siete generalmente sbadati e appartenete a quella categoria di utenti che spesso si ritrovano a dover utilizzare per lungo tempo smartphone con lo schermo rotto a causa di una caduta, Vivo viene in vostro soccorso con un servizio di pick-up a domicilio e riparazione del display gratuiti per i primi sei mesi dalla data d’acquisto!
Nella parte bassa del pannello è nascosto un lettore di impronte digitali ottico, immancabile sugli smartphone top di gamma di Vivo che ricordiamo essere stata una delle prime aziende a portare questo genere di tecnologia sul mercato. Il riconoscimento dell’utente è nella media per quanto riguarda la velocità, nulla di eccessivamente strabiliante, mentre la precisione è ottima!
La scheda tecnica di Vivo X60 Pro parla chiaro: difficilmente riuscirete a metterlo in difficoltà, indipendentemente dalla situazione. A bordo è infatti montato un SoC Qualcomm Snapdragon 870 che, nonostante non sia il chip top di gamma del 2021, possiede più che sufficiente potenza e velocità per qualsiasi tipo di uso facciate del vostro smartphone.
Ultimamente ho avuto modo di provare molti prodotti che montano il chip Qualcomm più potente sul mercato, lo Snapdragon 888, e posso assicurarvi che non sarei in grado di trovare differenze semplicemente utilizzando i dispositivi anche se affiancati. Per notarle c’è bisogno di eseguire test specifici e sapere esattamente cosa cercare, o guardare i risultati numerici dei benchmark.
Vivo ha persino esagerato con la quantità di memoria RAM a disposizione. X60 Pro è disponibile in una singola versione che possiede 12 GB di RAM LPDDR5 e che può sfruttare fino a 3GB aggiuntivi quando necessario prendendoli in prestito dalla veloce memoria interna da 256 GB UFS 3.1. Non che ci siano occasioni in cui sia davvero necessario, almeno per il momento. Purtroppo lo spazio di archiviazione non è espandibile ma 256 GB sono più che sufficienti per la maggior parte degli utenti.
La connettività di rete è completa grazie all’integrazione di Wi-Fi 6, Bluetooth 5.1 e 5G, Vivo ha però dovuto sottostare a qualche piccolo compromesso hardware, scegliendo ad esempio una posta USB Tipo-C 2.0 che ha una velocità di trasferimento dati davvero ridotta. Se dovete trasferire degli scatti dallo smartphone ad un PC (o qualsiasi altra destinazione) impiegherete sicuramente meno tempo tramite rete che con un’unità di archiviazione USB.
Manca anche il jack per le cuffie da 3,5mm, mancanza che su Vivo X60 Pro si fa sentire un po’ più del solito a causa della pessima qualità dell’unico speaker, il quale ha un suono metallico e distorto indipendentemente dal volume. Non è inutilizzabile ma rovina l’altrimenti ottima esperienza multimediale garantita dal display.
Per fortuna Vivo guadagna moltissimi punti per la piacevolezza del suo software, X60 Pro utilizza una versione di Android 11 personalizzata che viene chiamata dall’azienda Funtouch OS 11.
A differenza di quello che si potrebbe immaginare, l’esperienza d’uso di questo smartphone mi ha ricordato moltissimo quella dei Pixel di Google per via dell’ottima pulizia e dell’utilità delle poche aggiunte alla versione base di Android.
Lo smartphone è anche molto personalizzabile e alcuni dei live wallpaper inclusi che ricordano molto la collezione Living Universe di Google mi mancheranno davvero molto.
Vivo ha annunciato che supporterà X60 Pro con ben 3 anni di aggiornamenti di sistema e di sicurezza, con 3 major realease del sistema operativo garantire. Questo significa che fino all’arrivo di Android 14 dovreste stare relativamente tranquilli, almeno in teoria.
Purtroppo c’è ancora qualche piccolissimo dettaglio da limare, come il contorno delle notifiche che spesso va a tagliarne il contenuto (perché tutte le ROM di produttori cinesi hanno questo genere di problemi con le notifiche?) ma nulla che sia davvero fastidioso e probabilmente tutto risolvibile con un piccolissimo aggiornamento.
Tutto mi sarei aspettato, fuorché di essere sorpreso dall’autonomia di quello che è un prodotto che ha rinunciato a qualche mAh nella batteria in cambio di sottigliezza e leggerezza.
Rispetto ad altri prodotti nella categoria, Vivo X60 Pro si “accontenta” di 4200mAh, una valore che non definirei scarso ma che è abbastanza lontano da quelli segnati sulla scheda tecnica di molti concorrenti che arrivano tranquillamente a 4500mAh, 5000mAh o persino a 6000mAh.
Tuttavia sembra che l’azienda abbia fatto un lavoro egregio di ottimizzazione e l’uso dello Snapdragon 870 invece del più energivoro 888 mostra qui i propri frutti. Nonostante non si percepisca assolutamente alcuna differenza prestazionale, l’autonomia di Vivo X60 Pro ne guadagna in modo deciso.
Costantemente mi sono trovato a lottare con la carica residua della batteria per riuscire a scaricare il terminale prima di sera. Ho sempre ottenuto tra le 7 e le 8 ore di schermo acceso, valori che non vedevo da parecchio. Certo, la connettività 5G abbassa un po’ il totale e sicuramente se utilizzato per giocare per lunghe sessioni lo smartphone non arriverà a sera, però con l’uso classico “da smartphone” si possono tranquillamente ottenere due giorni di autonomia.
Se l’energia residua non dovesse sembrarvi abbastanza per arrivare a fine serata, Vivo include nella confezione un caricatore da 33W. Non è il più veloce sul mercato ma non è nemmeno da dare per scontato, è sufficientemente veloce da essere davvero comodo in caso di necessità di una veloce rimpolpatina alla percentuale di carica rimanente.
Purtroppo manca la ricarica wireless, tuttavia gli utenti che non ne sono ancora dipendenti (come il sottoscritto) dubito ne sentiranno la mancanza.
Ormai siamo abituati alle collaborazioni tra produttori di smartphone e quelli di macchine fotografiche o lenti fotografiche. Prima c’è stata Huawei con Leica (azienda tedesca che ha poi collaborato con Sharp e presentato il suo primo smartphone), poi abbiamo OnePlus con Hasselblad e la storica collaborazione di Sony con Zeiss è solo un altro esempio di questo genere di accordi.
Purtroppo non sempre queste collaborazioni significano davvero qualcosa nel mondo reale. A parte rari esempi in cui i frutti degli sforzi comuni sono visibili chiaramente (pensate a Sony Xperia 5 II e alle sue lenti di alta qualità), di solito si tratta solo di un “bollino” messo sulla scatola e sul corpo degli smartphone per attrarre l’attenzione degli utenti. Non è questo il caso.
Zeiss si è nuovamente confermata uno dei player più importanti nel mercato nella produzione di lenti per smartphone e la sua collaborazione con Vivo, anche se più apprezzabile sul modello X60 Pro Plus che non arriverà in Italia, è apprezzabile in diversi modi su questo X60 Pro.
Ad esempio sono state utilizzate delle lenti appartenenti alla famiglia Zeiss Vario-Tessar (mobile) di tipo asferico (ASPH) e l’utilizzo di questi elementi con sensori sufficientemente capaci, la tecnologia di Vivo e le capacità di elaborazione dell’immagine dell’azienda danno luogo a buoni risultati. Peccato l’azienda cinese non abbia fatto il passo extra utilizzando anche per questo “quasi flagship” le stesse lenti Tessar T* montate sulla variante Plus, lo smartphone avrebbe sicuramente potuto giovare del trattamento antiriflesso delle lenti dalla qualità superiore.
La fotocamera principale di Vivo X60 Pro è composta da un sensore Sony IMX598 da 48 Mpixel (lo stesso di X50 Pro) accompagnato da delle lenti con l’estrema apertura focale di f/1.5.
Non solo, questo sensore è montato sul sistema di stabilizzazione ottica Gimbal 2.0 esclusiva dei prodotti del brand. È davvero difficile da spiegare e farvelo apprezzare a parole ma credetemi, rispetto alla classica stabilizzazione ottica OIS questa soluzione sembra arrivare dal futuro! Come il nome suggerisce, lo stabilizzatore simula l’utilizzo di un gimbal vero e proprio, con il vantaggio di non dover utilizzare accessori extra che sono spesso costosi e ingombranti.
Ci sono situazioni in cui un vero gimbal di qualità si riesce a comportare meglio grazie al più elevato grado di libertà nella rotazione, ma la soluzione di Vivo è comunque estremamente efficace e personalmente la vorrei veder utilizzata da più produttori di smartphone top di gamma. C’è sempre un po’ di crop sul sensore utilizzando la stabilizzazione video, indipendentemente dalla risoluzione, ma è un compromesso che sarete contenti di accettare.
Il sensore principale è anche in grado di sfruttare la funzione Pixel Shift, la quale sfrutta i piccoli movimenti dell’utente nel momento dello scatto per raccogliere più informazioni rispetto alla scena ed elaborare un risultato più dettagliato. Siamo nell’era della fotografia computazionale e l’hardware di alto livello non basta per ottenere i migliori risultati possibili. A giudicare dai risultati ottenuti durante questo periodo di prova, posso affermare con tranquillità che Vivo sembra aver capito l’importanza di un buon software.
Ad esempio, per mitigare la mancanza di uno zoom ottimo superiore al 2x, Vivo X60 Pro scatta fino a 8 immagini RAW in rapida successione occupando pixel diversi del sensore per la stessa immagine, sceglie la migliore come base e usa le altre 7 per rifinire le informazioni di dettaglio e colore dello zoom digitale.
La fotocamera da 13 Mpixel con lenti telescopiche ha infatti una lunghezza focale equivalente che si ferma a 50mm, probabilmente per sfruttare al massimo le sue capacità nello scatto di ritratti. L’apertura focale pari a solo f/2.5 non gli rende troppa giustizia al buio, ma in condizioni di alta o media luminosità si comporta in modo ottimo.
Zeiss ha collaborato con Vivo anche per l’implementazione di una modalità ritratto che sfoca lo sfondo in modo simile a quello proposto dalle storiche lenti Biotar. Si tratta però di elaborazione software e non di una vera e propria lente dotata di quel tipo di distorsione.
L’ultima fotocamera che completa il tris, ma non meno importante delle altre, è una 13 Mpixel con lenti ultragrandangolari (120° FOV) dall’apertura focale pari a f/2.2 che viene anche utilizzata per gli scatti macro grazie alla sua possibilità di cambiare punto di messa a fuoco.
Le tre soluzioni scelte da Vivo per il comparto fotografico rendono l’esperienza di scatto completa ed estremamente piacevole, senza la necessità di aggiungere hardware inutile come dei sensori aggiuntivi dalla bassa risoluzione.
Tutte e tre le fotocamere hanno un ottimo sistema di autofocus, con la principale ed il teleobiettivo che sfruttano il veloce PDAF (autofocus a rilevamento di fase) per il tracciamento del viso e dell’occhio, in modo da mantenere anche i soggetti in più rapido movimento sempre nitidi. Purtroppo questa funzione non è disattivabile e non è sempre facile capire se si stia basando su uno o sull’altro in quanto cambia soluzione in base alle condizioni di luminosità della scena.
La fotocamera frontale da 32 Mpixel f/2.5 è senza infamia e senza lode. Gode dell’elaborazione software di alto livello delle altre e di un’alta risoluzione di partenza del sensore, ma soffre in condizioni di scarsa luminosità e non dispone di autofocus.
Un unico appunto che voglio fare a Vivo riguarda gli scatti in notturna. L’apertura focale f/1.5 della fotocamera principale permette ad una quantità incredibile di luce di raggiungere il sensore e l’elaborazione software di X60 Pro sembra portare questo fatto ancora più all’estremo. In alcuni scatti che ho catturato durante il mio periodo di prova sembra quasi di aver utilizzato una gigantesca fonte di luce artificiale per illuminare la scena, un look che non apprezzo particolarmente.
Inoltre, visto alla poca luminosità delle lenti installate sulle altre fotocamere, la differenza di risultato tra le varie lunghezze focali è abissale con teleobiettivo e grandangolare che non si sono rivelate allo stesso livello di altri competitor nel settore. Un vero peccato, tuttavia questo non intacca in modo esagerato l’ottima impressione complessiva di questo prodotto come vero e proprio cameraphone di alto livello.
Vivo X60 Pro è disponibile nella variante da 12GB/256GB al prezzo di 799 euro nelle due diverse colorazioni Midnight Black e Shimmer Blue. Un prezzo niente male per un prodotto che vanta delle caratteristiche sicuramente uniche nel suo genere.
L’esperienza d’uso dello smartphone è alla pari con quella degli smartphone top di gamma del 2021. Il display luminosissimo e dall’alto refresh rate rende ancora più piacevole utilizzare questo prodotto come sostituto tascabile di una vera e propria fotocamera tradizionale.
La registrazione video stabilizzata è un grandissimo punto a favore di X60 Pro e un modo di differenziarsi dalle altre proposte sul mercato. L’attenzione posta al comparto fotografico insegna a molti competitor che non serve entrare nella fascia di mercato ultra-premium per garantire degli scatti piacevoli in quasi ogni occasione.
Non si tratta comunque di un prodotto budget ma rappresenta quel “giusto equilibrio” tra specifiche e funzionalità avanzate che molti altri brand cercano da anni e hanno difficilmente raggiunto con lo stesso risultato.