A conoscenza di sospette trame di corruzione relative all’acquisto di vaccini anti-covid non avrebbe mosso un dito, permettendo che i foschi negoziati tra impresari, faccendieri, funzionati ministeriali e politici continuassero senza intoppi. Per questo il presidente del Brasile, Jair Bolsonaro, sarà indagato formalmente dalla Corte suprema federale (Stf) per omissione in atti d’ufficio (prevaricaçao). Qualora le indagini dovessero concludersi con le prove che Bolsonaro abbia commesso un “crimine di responsabilità” per un reato “comune”, sarebbe di competenza del Senato avviare un processo di impeachment che potrebbe concludersi con l’allontanamento dall’incarico per il presidente eletto.
La svolta dopo alcune settimane di battaglia politico-giudiziaria è arrivata questa mattina, quando la Procura generale della Repubblica (PgR) ha inviato alla Corte suprema la richiesta di apertura indagine. Il presidente è infatti sospettato di aver coperto un sistema di tangenti nell’acquisto di dosi del vaccino Covaxin, sviluppato dalla società farmaceutica indiana Bharat Biotech. Il contratto, già sospeso in via cautelare dal ministero della Salute, era divenuto oggetto di indagini da parte della magistratura ordinaria la scorsa settimana. Secondo una prima ricostruzione degli inquirenti, il governo avrebbe infatti acconsentito a pagare 15 dollari per ciascuna dose di vaccino, contro un prezzo stimato dall’industria produttrice di 1,34 dollari. Per la procura l’affare avrebbe procurato un vantaggio sproporzionato alla “Precisa medicamentos”, società farmaceutica brasiliana, rappresentante della Bharat nelle trattative per la vendita di vaccini al governo del Brasile.
In particolare, la posizione di Bolsonaro si è aggravata dopo che nel corso di una udienza presso la Commissione parlamentare di inchiesta (Cpi) sulle presunte negligenze del governo del Brasile nella gestione dell’emergenza sanitaria legata alla pandemia, il deputato Luis Miranda aveva accusato il presidente di aver volontariamente ignorato le sue segnalazioni sulla sospetta differenza di prezzo nell’acquisto che mascheravano un presunto schema di corruzione. In particolare il deputato Miranda ha riferito di aver saputo dal fratello Ricardo, funzionario del dipartimento logistica del ministero della Salute, della possibilità di irregolarità nell’acquisto dei vaccini e di aver prontamente informato il presidente del rischio di un caso di corruzione in corso. Il funzionario del ministero aveva confessato al fratello, inoltre, di aver subito “pressioni” per accelerare il processo di acquisto. Pressato dalle domande dei senatori della commissione d’inchiesta, Miranda aveva affermato tra le lacrime che, a fronte di queste informazioni, il presidente avrebbe risposto che la questione dell’acquisto di questo vaccino fosse di interesse del rappresentante del governo alla Camera, Ricardo Barros, chiudendo poi il discorso.
Dopo la testimonianza del deputato Miranda, i senatori Randolfe Rodrigues, Jorge Kajuru e Fabiano Contarato avevano presentato una denuncia presso la Corte suprema per chiedere l’apertura di un’inchiesta sul presidente. Come da prassi costituzionale il giudice Rosa Weber aveva chiesto un parere alla procura generale. Dal canto suo, in prima battuta, la Pgr aveva chiesto di attendere la conclusione del Cpi prima di aprire un nuovo filone di inchiesta formale. Tuttavia, secondo il parere di Weber, l’indagine della Commissione parlamentare non ostacola l’azione della procura. Di fronte a questa presa di posizione, la Pgr ha chiesto l’apertura dell’inchiesta. Ora sarà la Corte suprema a valutare la posizione del presidente.
Non è questa, però, l’unica inchiesta legata all’acquisto dei vaccini da parte del governo che vede il presidente al centro della bufera per omissione in atti d’ufficio. Procura e Corte suprema indagano su una vicenda nata dopo che il quotidiano “Folha de S.Paulo” ha pubblicato un’intervista nella quale Luiz Paulo Dominguetti, rappresentante della Davati Medical Supply in Brasile, sosteneva che Roberto Dias, direttore del dipartimento Logistica del ministero della Salute avrebbe chiesto una tangente per portare il governo a chiudere l’acquisto di 400 milioni di dosi del vaccino AstraZeneca. Nel dettaglio, Dias avrebbe chiesto un dollaro per ogni dose compresa nell’accordo. Secondo le ricostruzioni della stampa anche in questo caso Bolsonaro, informato della vicenda di cui era a conoscenza anche l’allora ministro della Salute, il generale Eduardo Pazuello, aveva deciso di non intervenire.
Bolsonaro dal canto suo ha rivendicato la sua estraneità alle accuse prima difendendosi (“Non ho modo di sapere cosa succede nei ministeri. Stanno montando una narrazione secondo cui il governo sarebbe coinvolto in casi di corruzione”), poi attaccando (“Non sarà con le bugie o con una Cpi composta da 7 banditi, che ci cacceranno da qui”).
Altre accuse formali potrebbero tuttavia piovergli addosso al termine dei lavori della Commissione parlamentare d’inchiesta sul Covid. Dopo circa due mesi di lavoro da parte degli 11 senatori indicati per valutare le negligenze del governo nella pandemia, molte prove ‘con forza di legge’ sono state già raccolte. Dall’idea di modificare il foglietto illustrativo della clorochina inserendo il Covid tra le malattie curabili con questo farmaco, alle responsabilità dell’ex ministro Pazuello nel collasso degli ospedali in Amazzonia, fino alla prova delle 101 e-mail inviate dalla Pfizer al governo con la proposta di acquisto di vaccini cui l’esecutivo non ha mai risposto. Anche in questo caso, eventuali responsabilità del presidente che dovessero emergere dalla relazione finale dovrebbero passare per il filtro dell’impeachement in Parlamento.