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Fred De Palma si racconta a FqMagazine: “Mia mamma mi faceva ascoltare musica classica. Beatrice? E’ la mia insostituibile ragazza”. Ecco chi è

E' uno dei fenomeni più interessanti del panorama musicale italiano, soprattutto un artista coraggioso che ad un certo punto della carriera ha deciso di mollare il rap per abbracciare il reggaeton, mentre tutti gli dicevano che era folle ad azzardare un passo così rischioso

di Andrea Conti

Quasi quattro milioni di ascoltatori mensili su Spotify, 18 dischi di Platino e 3 dischi d’Oro in Italia, il primo artista italiano a portare il reggaeton in Italia e l’unico ad aver raggiunto la seconda posizione posizione dei singoli più ascoltati in un Paese straniero con “Se iluminaba”, cinque volte disco di Platino in Spagna. Fred De Palma (vero nome Federico Palana) è uno dei fenomeni più interessanti del panorama musicale italiano, soprattutto un artista coraggioso che ad un certo punto della carriera ha deciso di mollare il rap per abbracciare il reggaeton, mentre tutti gli dicevano che era folle ad azzardare un passo così rischioso. Prima ancora di lanciare il suo nuovo album “Unico”, con la direzione artistica di Takagi&Ketra, il singolo “Ti raggiungerò” è diventata la colonna sonora di una famosa compagnia telefonica e ha messo a segno il disco di Platino. “Un altro ballo” è invece il singolo di questa estate con la rinnovata collaborazione con Anitta, con la quale aveva già collaborato lo scorso anno con “Paloma”, triplo Platino e oltre 51 milioni e mezzo di stream su Spotify.

Perché “Unico”?
Unico per varie ragioni. Perché sono stato l’unico a credere nel reggaeton. Mi sono sentito solo a livello musicale per aver deciso di abbandonare la strada importante del rap per il reggaeton. Era vista come una scelta folle. Quando ho iniziato non c’erano artisti italiani che avevano sposato questo genere. Le classifiche però erano piene di artisti che proponevano questo genere molto amato. La gente aveva voglia di questo tipo di musica. La mia non è stata una mossa di marketing, semplicemente la mia passione è andata di pari passo col gusto del pubblico.

Sei stato vittima di pregiudizi?
Sì. In Italia non c’era la cultura adatta a comprendere questo genere musicale.

A quando risale il tuo colpo di fulmine col il reggaeton?
Quando ho ascoltato il disco di J Balvin ‘Energìa’ (2016). In quel momento ho capito che questo genere musicale era la cosa più figa del momento e che rappresentava il futuro. Stavo percorrendo la strada giusta. Quando ho iniziato non c’erano artisti italiani che avevano sposato questo genere.

Nel tuo album c’è “Niente di te”, la storia di un addio. Si ispira a una tua relazione?
Spesso nelle canzoni ho previsto quello che sarebbe successo nelle mie relazioni amorose. Mi è successo con in ‘Buenos Dias’ (contenuto nell’album ‘BoyFred’ del 2015, ndr) così come in ‘Niente di te’. Ho voluto celebrare una canzone d’addio perché spesso si canta quando nasce un amore. Non per forza lasciarsi è un momento negativo della vita, molte volte terminare un rapporto dà il via a un nuovo inizio. A me è capitato mille volte.

In “Cretina” dici ‘ti piace Federico ma vuoi pure Fred De Palma’, è uno sdoppiamento di personalità?
Questa canzone è nata dopo che avevo litigato con la mia fidanzata (Beatrice Vendramin, 21 anni, ndr). Spesso nella mia vita si sono confusi Fred e Federico e dopo anni ho capito che non possono convivere nella stessa persona. Ho visto anche con altri miei amici le influenze del successo sulla vita privata e vita musicale: si viene divorati dal ‘personaggio’. Scatta un processo di autodistruzione pericoloso. Così da un po’ di anni tengo distinte le due sfere, quella privata e artistica.

Sei nato a Torino cosa ricordi della tua città e a cosa sei legato?
Ricordo le mie serate, a 19 anni, alla discoteca Chalet al Parco del Valentino. Lì ho iniziato a fare le prime rime fuori dal locale con altri, vivevamo per strada e andavamo in giro. Quello è stato il mio ambiente, la mia pre-gavetta.

Da adolescente ascoltavi il reggaeton o altra musica?
Solo il rap, Marracash e Club Dogo.

Che bambino eri?
Curioso. Mia mamma è un’artista e mi portava in giro per i musei, così già piccolissimo ero in grado di riconoscere tutte le opere d’arte. Poi ricordo che sempre mia mamma mi faceva stare delle ore con la musica classica alle orecchie perché diceva che mi calmava.

Cosa hai imparato dai tuoi genitori Mimma (artista scultrice) e Antonio?
A stare coi piedi per terra, a non fare del male agli altri. Penso di aver assorbito da loro tutte le loro parti più buone e gli insegnamenti migliori.

Di tua sorella Vittoria che dici?
Lei è rimasta a Torino. Abbiamo un bellissimo rapporto però causa Covid non ci vediamo spesso, da Natale addirittura.

I tuoi studi?
Ho studiato fino alla quinta superiore ma poi ho mollato prima dell’esame di maturità per inseguire il mio sogno che era la musica. Intendiamoci bene, studiare è molto importante e diversi miei amici che hanno fatto un regolare percorso di studi hanno trovato il lavoro dei loro sogni. Io parlo per me, avevo le idee chiare e volevo costruire la mia strada musicale, così ho fatto una scelta. Mi è andata bene.

Le due stelle tatuate sul bacino cosa rappresentano?
Il mio periodo hard core. Durante della mia adolescente andavo a ballare in discoteca alla serata ‘bob killer’ e le stelle rappresentavano l’appartenenza a quel mondo lì.

Se ti dico Beatrice cosa ti viene in mente?
La mia ragazza. Insostituibile.

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