L’atto di mediazione di Beppe Grillo è arrivato. In serata, mentre tutta Italia era davanti alle tv per seguire la Nazionale di calcio, il garante del M5s ha pubblicato un post su facebook con cui ha bloccato il voto sul comitato direttivo, che aveva deciso dopo la conferenza stampa di Giuseppe Conte e sul quale peraltro si era consumato anche un braccio di ferro con il reggente, Vito Crimi. Grillo, però, non rinuncia a mettere mano allo statuto redatto in questi 4 mesi – da quando lo ha “incoronato” leader in pectore – dall’ex premier, quello statuto che aveva definito “seicentesco”. Incaricato di modificare la struttura di regole dei Cinquestelle (oltre allo statuto, anche la cosiddetta Carta dei valori e il Codice etico) sarà un comitato di sette esponenti che ricoprono vari incarichi: Vito Crimi, presidente del comitato di garanzia, Davide Crippa ed Ettore Licheri, capigruppo di Camera e Senato, Tiziana Beghin, capodelegazione all’Europarlamento, i due ministri Luigi Di Maio e Stefano Patuanelli, il presidente della Camera Roberto Fico. “Il comitato dovrà agire in tempi brevissimi” scrive Grillo. Il suo compito sarà compiere “modifiche ritenute più opportune in linea con i principi e i valori della nostra comunità”.

La mossa di Grillo arriva dopo le pressanti richieste di mediazione arrivate in particolare dai gruppi parlamentari di Camera e Senato. Era stato questo – ricomporre la frattura, far riavvicinare le parti – l’appello che era uscito sia dopo l’assemblea dei deputati (sia pure spaccata su posizioni diverse) sia dopo quella del Senato, che più chiaramente aveva chiesto a Grillo e Conte “un passo indietro” in questa tenzone che dura ormai da una settimana. Ancora oggi un gruppo di una ventina di parlamentari era tornato a chiedere di “ricomporre la frattura”: tra le firme quelle di esponenti anche con sensibilità molto diverse tra loro, da Danilo Toninelli a Nunzia Catalfo, da Primo Di Nicola a Daniele Pesco e Riccardo Ricciardi.

L’apertura di Grillo è l’effetto del lavoro dei pontieri che hanno continuato a lavorare per evitare il baratro della scissione, che al momento non è affatto scongiurato. Un lavoro portato avanti dallo stesso Luigi Di Maio che non ha abbandonato la speranza di poter raggiungere una tregua. La truppa degli eletti che auspicava un ritorno al dialogo, poi, ha fatto pressione per far sentire: non ci stava ad essere spettatore passivo di uno scontro su uno Statuto che neppure avevano letto. E non ci stanno ad andare alla conta, alla cieca. Alla ricerca di una via d’uscita ha chiamato il presidente della commissione Affari costituzionali di Montecitorio, Giuseppe Brescia, vicino alle posizioni del presidente Fico, l’altro mediatore forte in questo duello. Lo chiede Carlo Sibilia, sottosegretario: “Servono meno tifoserie, più equilibrio e studio dei regolamenti” dice. Lo chiede Luigi Gallo, presidente della commissione Cultura della Camera, considerato un componente dell’ala progressista del M5s. Ma una chiave di lettura la dà anche Sergio Battelli, ritenuto vicino a Di Maio: “La riconoscenza è un valore che, nella vita come nella politica non deve mancare mai”. Tradotto: magari la necessità rinnovare il Movimento come la intende Conte è condivisa nel merito, ma dare l’addio a Grillo è una soglia troppo difficile da superare.

Vale la pena sottolineare che Grillo non fa mai il nome di Giuseppe Conte e quindi non è chiaro se la eventuale rielaborazione delle carte statutarie che il garante affida agli esponenti più autorevoli del movimento sottintende una mano tesa nei confronti dell’ex presidente del Consiglio, nonostante le parole tutt’altro che amichevoli che i due si sono scambiati negli ultimi giorni. L’impressione è che la mossa del garante sia un modo per “riprendersi il Movimento”, agendo in prima persona – rivendicando il suo ruolo che è stato il centro della disputa con Conte – e indicando però un percorso partecipativo, sia pure attraverso le figure più autorevoli tra i Cinquestelle. Come dice Danilo Toninelli “la fiducia nei confronti di Conte da parte di Grillo sembra essere venuta meno. Ma questo non vuol dire che il Movimento è morto”. “Riprendersi il Movimento“, dunque, e allo stesso modo mettere davanti a un bivio Conte il quale solo due giorni fa aveva detto che non avrebbe tenuto il suo progetto politico nel cassetto. Il bivio: rimanere nel M5s ma con un garante rivitalizzato – e quindi con una diarchia di fatto, se non stampigliato in qualche statuto – o proseguire nel lento scivolamento fuori dalla forza politica che lo ha lanciato sulla scena politica, ma molto più indebolito, almeno per quanto riguarda il sostegno politico dei parlamentari se non nel consenso nell’opinione pubblica e soprattutto nell’autorevolezza di un leader che vede il prodotto del suo lavoro durato settimane preso e modificato da altri organismi. Come Grillo, anche Conte ha dato la sua disponibilità ad incontrare i parlamentari. Chissà che la partita non si riapra proprio grazie alla pressione degli eletti. Ancora una volta questa storia assomiglia molto a una partita a scacchi che fa fatica a trovare un risultato finale: ora spetta a Conte la prossima mossa. Finora nessuna di quelle decise dai due contendenti è stata scontata.

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