Attualità

Manuela Moreno: “Non ho bisogno di un uomo che mi faccia da spalla sul lavoro e nella vita privata ce l’ho già”

E chi la definisce l'"anti-Gruber" replica: "Quando lavoravo al Tg1 come precaria, c’era Lilli Gruber che era già La Gruber, mentre io è solo un anno e mezzo che conduco Tg2 Post"

di F. Q.

“Preferisco lavorare con le teste che con i generi, non faccio distinzione di genere sul lavoro, anche se ammetto che lavoro molto bene con le donne. Ma in verità sono un cane sciolto, nella mia storia da inviata per il mondo ho sempre girato da sola e sono abituata a muovermi in solitudine, quindi mantengo un po’ quello stile. E non ti so fare un nome anche perché… sto bene da sola, non ho bisogno di una spalla maschile: mi basto”. Manuela Moreno, la giornalista che sta scalando le classifiche degli ascolti con il suo Tg2 Post, si racconta a cuore aperto in un’intervista ad Affari Italiani in cui fa emergere tutta la sua determinazione e la passione per il suo lavoro per il quale dice di non volere un uomo che la affianchi. Mentre nella vita privata è tutt’altra storia: “Qualcuno c’è (ride, ndr). Ho un compagno che però non vive a Roma e quindi riusciamo a vederci solo nei weekend. Cerchiamo di recuperare durante le vacanze, che per altro spero arrivino presto”.

E chi la definisce l'”anti-Gruber” replica: “Quando lavoravo al Tg1 come precaria, c’era Lilli Gruber che era già La Gruber, mentre io è solo un anno e mezzo che conduco Tg2 Post: ma gli ascolti ci premiano e io vado per la mia strada. La competizione tra donne è un classico che appassiona sempre e accende molte fantasie, ma è una competizione rispetto agli spazi, non alle colleghe che li occupano. Io non mi considero antagonista di nessuno, sono al servizio del pubblico e provo e raccontare agli spettatori i fatti senza la presunzione di saperne di più: le loro domande sono le nostre domande. Poi il caso vuole che nella fascia di access prime time siamo tutte donne, ma la competizione è più con me stessa che con le altre“.

Un’altra sua “rivale” è Barbara Palombelli: “Sia Palombelli che Gruber hanno più spazio, un’ora di tempo, io solo venti minuti: per questo dico ‘non vi mettete troppo comodi’, perché i tempi sono strettissimi. Devo cercare di dare risposte a tutte le domande in venti minuti, che non è semplice, avendo anche tre o quattro ospiti su temi di attualità, che è densa. Il ritmo incalzante è il mio modo di essere, il mio carattere, mi racconta bene, ma è anche una necessità. In più non sempre i miei ospiti sono abituati a ritmi così serrati e allora capita di doverli pungolare”.

Il suo futuro? “Vanno valutate a mano a mano le proposte che arrivano, e ne sono arrivate nel corso di questo anno, ma avendo iniziato un’avventura così importante non mi è sembrato corretto lasciarla e neanche giusto, perché quando si inizia un percorso si deve portarlo a termine, che sia un termine temporale o di ascolti, bisogna comunque chiudere un cerchio e questo cerchio ancora non è chiuso. Anzi, all’inizio avevamo difficoltà a trovare gli ospiti mentre ora non sappiamo più dove metterli, vogliono venire tutti in redazione – conclude Manuela Moreno -. È una scommessa con il direttore Sangiuliano, che mi ha dato tantissimo spazio e autonomia e ha creduto molto in me, ma c’è un impegno quotidiano di crescita a cui lavoriamo tutti i giorni, e tutti i giorni si riparte da un foglio bianco”.

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