L’incidenza della variante Delta del Sars-CoV-2 sul territorio italiano al 22 giugno scorso era arrivata al 22,7%, contro il 57,8% della sequenza Alfa, la cosiddetta “variante inglese”. È il risultato dell’indagine rapida condotta dall’Istituto superiore di sanità con il supporto della fondazione Bruno Kessler e in collaborazione con il Ministero della Salute, le Regioni e le Province autonome. La presenza della variante è riscontrata in 16 regioni con punte di prevalenza al 70,8%. L’istituto specifica, però, che l’incidenza “potrebbe essere sovrastimata a causa della presenza di numerosi focolai (che vengono identificati e quindi indagati in maniera più estesa) nelle varie regioni e province italiane”. “La crescita della variante Delta è un dato atteso, che deve essere monitorato con grande attenzione“, commenta il presidente Silvio Brusaferro. “È fondamentale continuare il tracciamento sistematico dei casi per individuare i focolai, che in questo momento è reso possibile dalla bassa incidenza, e completare il più velocemente possibile il ciclo vaccinale, dal momento che, come confermato anche ieri dall’Ema (l’Agenzia europea del farmaco, ndr), questo garantisce la migliore protezione”.
L’incidenza nelle Regioni – Entrando nello specifico dei valori delle singole regioni, il ceppo proveniente dall’India è arrivato al 70,8% in Friuli-Venezia Giulia. In Sardegna è al 67%, in provincia di Bolzano al 60%, in Abruzzo al 56%, nelle Marche al 44%, in Lombardia al 38%, in Liguria al 33%, in Calabria al 30%, in Campania al 29,5%, in Emilia-Romagna al 23%, in Puglia al 16%, in Veneto all’11%, in Toscana al 7%, in Piemonte al 5% e in Sicilia al 3%. Non sono stati trovati casi, invece, in Basilicata, Molise, provincia di Trento, Umbria e Val d’Aosta. “Al fine di contenere e attenuare” l’impatto della variante, avverte l’Iss, “è importante mantenere l’incidenza a valori che permettano il sistematico tracciamento della maggior parte dei casi positivi e il sequenziamento massivo di Sars-CoV-2 per individuare precocemente e controllare l’evoluzione di varianti genetiche nel nostro Paese”.
Alfa in calo, Gamma all’11,8% – La prevalenza di Alfa, specifica l’analisi, è in calo rispetto all’88,1% del 18 maggio, con valori oscillanti tra le singole regioni tra il 16,7% e il 100%. Alla stessa data, 22 giugno, la variante cosiddetta Gamma o brasiliana ha “una prevalenza pari a 11,8% (con un range tra 0 e 37,5%, mentre nella precedente survey era al 7,3%)”. L’indagine – precisa l’Iss – integra le attività di monitoraggio di routine, e non contiene quindi tutti i casi di varianti rilevate, ma solo quelle relative alla giornata presa in considerazione. La cosiddetta variante Kappa, ad esempio – uno dei sottotipi della Delta – non è stata trovata nella flash survey, ma diversi casi sono stati segnalati sulla piattaforma integrata che invece raccoglie le analisi giorno per giorno. Per l’indagine è stato chiesto ai laboratori delle Regioni e Province autonome di selezionare dei sottocampioni di casi positivi e di sequenziare il genoma del virus. Il campione richiesto è stato scelto dalle Regioni in maniera casuale fra i campioni positivi garantendo una certa rappresentatività geografica e, se possibile, per fasce di età diverse. In totale, hanno partecipato all’indagine le 21 Regioni e Province autonome e complessivamente 113 laboratori e sono stati sequenziati 772 campioni, la quasi totalità di quelli eleggibili per la survey nella giornata scelta. Di questi, 196 sono risultati riconducibili alla variante di lignaggio B.1.617.2 (Delta).
“Delta moltiplicata per dieci nel Lazio” – Nelle ore precedenti l’assessore alla Sanità della Regione Lazio Alessio D’Amato ha comunicato che “l’ultimo studio del Seresmi (Servizio regionale epidemiologia, sorveglianza e controllo, ndr) dell’istituto Spallanzani mostra come in poco più di un mese vi sia stato un incremento di dieci volte della proporzione di variante Delta sul territorio regionale, passando dal 3,4% della survey del 18 maggio al 34,9% di quella di oggi (2 luglio, ndr)”. Il 74% dei contagiati, però, non sono vaccinati, percentuale che si innalza al 94% se si considera chi ha ricevuto soltanto la prima dose. “La survey è coerente con la stima a livello europeo dell’Ecdc (European center for disease control, ndr), ecco perché occorre in questa fase completare i percorsi vaccinali con tutti i vaccini disponibili, che sono tutti efficaci contro la variante se l’iter viene completato”, spiega D’Amato. L’altro aspetto della prevenzione “riguarda il sequenziamento e il tracing“, e per questo “sono in corso i test sul 100% dei tamponi positivi“, aggiunge. A oggi la sequenza genica più presente nel territorio laziale è quella corrispondente alla variante Gamma con un’incidenza del 36,8% dei casi, a cui segue Delta con il 34,9% e Alfa con il 27,4%.
Sileri: “La variante non elude i vaccini” – L’ultimo bollettino epidemiologico comunica che gli attualmente positivi al Covid-19 nel Lazio sono 2.935, di cui 162 ricoverati, 42 in terapia intensiva e 2.731 in isolamento domiciliare. Dall’inizio dell’epidemia i guariti sono 334.822 e i morti 8.344, su un totale di 346.101 casi esaminati. “Sono stati completati oggi gli anticipi a 56 giorni per le prenotazioni di tutti gli over 60 con doppia dose AstraZeneca”, comunica D’Amato, specificando che uno studio di Janssen “accerta l’efficacia del vaccino Johnson&Johnson contro la variante Delta anche dopo 8 mesi dall’inoculazione”. “Per la variante Delta non dobbiamo preoccuparci troppo perché sappiamo che non elude i vaccini. Chiunque dica che i vaccini non danno sicurezza per la variante Delta dice una stupidaggine. Dobbiamo completare le seconde dosi, andare avanti e vaccinare quanto più possibile la popolazione”, è il punto di vista del sottosegretario alla Salute Pierpaolo Sileri, intervistato a Sky Tg24.