Ieri spagnoli e svizzeri a San Pietroburgo, in Russia, con l’epidemia di nuovo fuori controllo, circa 20mila casi e quasi 700 morti per un Paese che non ha voluto vaccinarsi. Oggi l’incubo degli inglesi a Roma, chissà quanti, se ne temevano 4mila, si spera molti meno dopo tutte le misure prese dal governo per scoraggiare la trasferta. Poi il gran finale, a Londra, nell’epicentro della variante Delta che spaventa mezzo continente, con gli stadi pieni, nonostante tutto. Euro 2021 avanza a grandi falcate verso l’epilogo. Insieme ai contagi. Doveva essere il torneo della ripartenza e delle riaperture. E gli stadi in effetti sono stati riaperti, a volte poco, altre anche troppo, non sempre con le giuste misure di sicurezza. Ma questi Europei verranno ricordati soprattutto per la loro improbabile formula itinerante: una bella suggestione quando fu partorita, una sciagura in tempi di pandemia. Un mese in giro per l’Europa quasi come se il Covid non esistesse, a tifare, mischiarsi e poi tornare a casa, a volte con il virus. E non è ancora finita.
Alla vigilia, l’European Centre for Deasease dell’Ue lo aveva detto: “Se grandi eventi di massa si svolgeranno senza misure, c’è il rischio di incrementare la trasmissione del virus e delle varianti”. Si riferiva agli Europei, ed è quello che è accaduto. Quanto la manifestazione calcistica abbia davvero contribuito all’aumento dei contagi non lo sa nessuno di preciso. Negli ultimi giorni l’Oms, spaventata da quanto sta accadendo in Europa, ha lanciato un portale online per monitorare le positività nelle città ospitanti e valutare la correlazione col torneo. Arrivati ormai ai quarti di finale è un po’ tardi. Di sicuro è successo, a macchia di leopardo. In Finlandia, 400 infezioni sono state collegate alla trasferta dei tifosi che avevano seguito la nazionale a San Pietroburgo. In Scozia, il Dipartimento di salute ha individuato 1.300 nuovi positivi che erano stati a Londra per il “derby” Scozia-Inghilterra. L’obiettivo adesso è evitare che si ripeta ancora, a partire da stasera a Roma, dove è in programma Ucraina-Inghilterra, match che ha mandato in fibrillazione le istituzioni del nostro Paese.
Da giorni tutti gli sforzi sono concentrati su prevenire le trasferte dei tifosi inglesi che non siano a prova di variante Delta. Il Viminale ha chiesto e ottenuto dalla Uefa l’annullamento di tutti i biglietti venduti in Uk dopo il 28 giugno, data ultima entro cui è possibile rispettare la quarantena obbligatoria di 5 giorni per gli arrivi dal Regno Unito. Il Ministero della Salute ha chiarito che le varie esenzioni previste dalla normativa non valgono per Euro 2021, per prevenire i furbetti (incoraggiati dai tabloid inglesi a mettersi in macchina da Nizza e varcare il confine). Ieri la sottosegretaria Vezzali ha firmato il decreto che regola l’accesso all’Olimpico: per entrare allo stadio (ma anche in Fan Zone) i residenti Uk dovranno avere con sé il certificato di fine quarantena. Poi tutto dipende ovviamente dai controlli, a tappeto sui tifosi in possesso di biglietti ma non solo, anche nelle piazze, stazioni, autostrade. Fino a ieri la situazione era tranquilla e c’è ottimismo che alla fine gli inglesi sugli spalti siano ridotti al minimo e (quasi) tutti in regola, in modo da limitare i danni.
Questa è l’ultima partita, l’ultima incombenza che coinvolge direttamente l’Italia. Ma le preoccupazioni continuano per ciò che avverrà a Wembley. La Final Four è confermatissima a Londra, fino a contrordine col 75% di capienza (cioè circa 60mila persone a partita per semifinali e finale), nonostante il forte pressing dell’Unione Europea condotto da Mario Draghi in prima persona in chiave anti Brexit. L’Ue continua a lamentarsi, soprattutto la Germania, ma non c’è mai stata una possibilità concreta di spostamento, sia per ragioni organizzative, sia soprattutto economiche e politiche, il legame che unisce il n.1 Uefa Aleksander Ceferin al premier Uk Boris Johnson, che l’ha aiutato ad uccidere il progetto Superlega. Saranno finali affollate ma comunque blindate: tanta, probabilmente troppa gente sugli spalti ma quasi tutta locale, visto che ad oggi è praticamente impossibile entrare nel Regno Unito dai Paesi inclusi nella lista dei “red o amber Country” (quasi tutti quelli Ue). Ad esempio, i tifosi italiani non sono potuti andare a Wembley per gli ottavi contro l’Austria ed è facile immaginare che lo stesso accadrà alle quattro nazionali (tre, se ci sarà l’Inghilterra) delle semifinali. Paradossalmente, per la trasmissione della variante Oltremanica è più pericolosa Ucraina-Inghilterra di oggi a Roma, con lo spauracchio delle trasferte degli inglesi, di una Final Four tutta a Londra ma con quasi solo britannici in tribuna.
Certo, resta la questione dell’opportunità di disputare una partita di calcio con 60mila persone sugli spalti in un Paese alle prese con la variante Delta, una nuova ondata di contagi e quasi 30mila casi al giorno, che certo non diminuiranno con questi assembramenti. E finché il Regno Unito è in queste condizioni, rimane una “bomba virale” alle porte dell’Europa. Ma le porte aperte o chiuse, il numero degli spettatori, le regole di ingresso sono scelte di competenza del Paese ospitante, quindi di Boris Johnson. Quasi esclusiva. Tanto ci ha messo anche la Uefa. In tutto questo mese, e in quelli ancora precedenti, l’organizzazione diretta da Ceferin non ha fatto mezzo passo indietro. Ha preteso da tutti i Paesi ospitanti la certezza degli spettatori quando ancora tutta Europa era in lockdown. Non ha mai preso in considerazione soluzioni alternative, come spostamenti di sede o porte chiuse per privilegiare la sicurezza sanitaria, accettate invece da altri grandi eventi sportivi come la Coppa America o le Olimpiadi di Tokyo. Ha anche un po’ cavalcato le voci su una possibile finale a Budapest, per spingere Londra ad allargare il più possibile la capienza nonostante l’emergenza variante. Alla fine ha avuto l’Europeo che voleva: dal punto di vista calcistico (uno spettacolo dopo un anno senza spettatori) e probabilmente anche economico (parliamo di una manifestazione che vale due miliardi di euro) è stato un successo. Quando sarà finito, però, l’Europa che ancora combatte il Covid tirerà un sospiro di sollievo.