Non è più solo una minaccia, ora Italia viva è determinata nel voler affossare la legge Zan. Ad ammetterlo chiaramente oggi è stato il capogruppo al Senato Davide Faraone che, all”Huffington post, ha detto: “Così com’è non passa”. Eppure il disegno di legge è stato approvato in prima votazione alla Camera anche con i voti a favore dei renziani, che all’improvviso hanno deciso che non va più bene e si sono associati all’ostruzionismo del centrodestra. Protestano gli ex alleati della maggioranza giallorosso che proprio con Italia viva avevano lavorato al testo: “E’ un bieco tentativo di dare una sponda alla destra e fare in modo che questa legge – fondamentale – non veda proprio la luce”, hanno dichiarato i 5 stelle. “Dicano se stanno con la comunità Lgbtqi o se la stanno usando per tornaconto politico”. Proteste anche dal fronte democratico: “Mediazione Renzi sul ddl Zan? E’ solo una provocazione”, ha detto a la Stampa la senatrice Pd Monica Cirinnà. “Le mediazioni possibili sono state fatte già tutte alla Camera, con un tavolo aperto a tutte le forze politiche”. E anche con Italia viva appunto.
Il pallottoliere – Il problema ora sono i numeri. Martedì si attende a Palazzo Madama il voto, palese, sulla calendarizzazione per poi votare il ddl Zan in Aula dal 13 luglio. Sulla calendarizzazione Italia viva, a quanto si apprende, ha fatto sapere che voterà comunque a favore mentre dal 13, spiegano dai dem, con molti voti a scrutinio segreto “tutto è possibile”. La vecchia maggioranza giallorossa che sosteneva il governo Conte 2 contava 160 senatori, una soglia che però ora sembra quanto mai difficile da raggiungere senza i 17 senatori di Italia viva. Al momento le ultime stime danno una forbice che oscilla tra i 135 e i 145 senatori a favore: 38 Pd, 75 M5s, 6 Leu, 6 Autonomie. Resta l’incognita dei 46 componenti del Misto che potrebbero decidere di appoggiare il ddl (ad esempio Richetti e Bonino probabilmente a favore) e pure alcuni dissidenti della compagine di centrodestra che, nel segreto dell’urne, potrebbero dare il loro sostegno. Quando il voto fu a Montecitorio, furono cinque i deputati di Forza Italia a dare il loro Sì al ddl Zan. Ma in quel caso, nonostante lo scrutinio segreto chiesto e ottenuto da Fdi, la maggioranza non ebbe problemi: ci furono infatti 265 Sì, 193 contrari e un solo astenuto.
L’attacco di Faraone – L’intervento di Faraone è arrivato dopo che, solo venerdì scorso, Italia viva ha ufficializzato il tentativo di boicottare il ddl Zan proponendo di tornare al ddl Scalfarotto, disegno di legge che non prevede la discriminazione sulla base dell’identità di genere e che quindi non tutela le persone trans. Un modo come un altro per far fallire definitivamente la legge. “La legge va fatta, è urgente, ma non le va affidato per nulla al mondo una finalità pedagogica”, è la teoria di Faraone. Il riferimento è a uno degli aspetti cardine del provvedimento, su cui Italia viva ha dato il suo sostegno a Montecitorio: la prevenzione della violenza. Ora Faraone dice: “Ho il dubbio che alcuni promotori” “in buona fede” “pensino che al testo si debba affidare invece una finalità propagandistica, ciò che normalmente si affida ad un manifesto, non ad un articolato normativo da pubblicare nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica. Questo intento propagandistico oltre che in un testo confuso ed inefficace può sfociare anche in un metodo poco produttivo che spinga a trovare molta più soddisfazione nel ‘battersi fino alla morte’, anche se poi la legge non passa sotto i colpi dei voti segreti in Senato, che nell’approvare la legge stessa. Pensiamo a chi ogni giorno subisce discriminazioni, non a chi deve fare le rivoluzioni ‘muscoli e like'”.
Solo Pd, M5s e Leu difendono il testo – A Faraone ha replicato direttamente una delle prime firmatarie in Senato, la senatrice M5s Alessandra Maiorino: “Se Faraone avesse la compiacenza di garantire i voti del suo gruppo mantenendo la parola data, e come abbiamo fatto noi del M5s e il Pd, problemi di numeri in aula non ce ne saranno”, ha detto all’agenzia Adnkronos. “Perché anziché tenere il sacco dove vogliono infilare i diritti civili delle persone Lgbti Lega e FI, non si impegna a portare i numeri necessari? Questo si chiedono le cittadine e i cittadini che a gran voce chiedono l’approvazione del ddl Zan. E a questa domanda dovrà rispondere, insieme alla sua coscienza”. Poco prima avevano parlato i colleghi 5 stelle, bocciando gli emendamenti di Italia viva nel merito: “Suonano come un tentativo di affossare la legge”, hanno scritto. “Pensare infatti di eliminare i termini ‘orientamento sessuale’ e ‘identità di genere’ e tornare alla definizione di omofobia e transfobia rischierebbe di farci compiere un altro passo indietro, come già accaduto in passato. Negli anni scorsi infatti i disegni di legge per il contrasto all’omotransfobia si fermarono proprio perché le espressioni usate per identificare il movente d’odio, quindi omofobia e transfobia, non vennero ritenute abbastanza precise per garantire la determinatezza del precetto penale, come peraltro ha ricordato recentemente anche il professore di Diritto pubblico comparato dell’Università La Sapienza Angelo Schillaci”, hanno detto.
La senatrice dem Cirinnà, sempre a la Stampa, ha invece ricordato come Faraone stia sbugiardando anche il lavoro dei suoi stessi colleghi. “Le mediazioni possibili sono state fatte già tutte alla Camera, con un tavolo aperto a tutte le forze politiche”, ha detto. “Iv era presente con la collega Annibali. Abbiamo avuto interlocuzioni con la ministra Bonetti, che ora di fatto viene sbugiardata dalle dichiarazioni di Iv, che alza il prezzo della sua presenza. E’ tattica politica sulla pelle delle persone più fragili e più discriminate come i trans. Mi vergognerei a fare una cosa del genere”. Secondo Cirinnà “il problema dei numeri non c’è, se Iv non fa mancare i suoi voti”. “Lo abbiamo visto nell’ultima fiducia al governo Conte: siamo più di 160. Iv vuole votare la legge o cerca una maggioranza ampia per rendersi credibile agli occhi del centrodestra? Se poi si vogliono accordare con la Lega per altri motivi lo dicano chiaramente. I rischi ci sono sempre quando si votano leggi di questa natura. Come gruppo Pd abbiamo fatto ben due riunioni con il segretario Letta e sono state composte tutte le perplessità: alcune saranno soddisfatte attraverso l’accoglimento di ordini del giorno. Anche le mie due colleghe che volevano segnare la distanza di parte del mondo femminista alla fine hanno detto che voteranno la legge. Sui voti del Pd non ho alcun dubbio“.