Il pubblico ministero, in pratica, ha chiesto l’inammissibilità delle testimonianze raccolte all’epoca dei fatti da parte dei membri dell’unità paramilitare
Niente processo per l’unico parà indagato nella strage della Domenica Insanguinata nell’Ulster. Gli U2, la popolare rock band irlandese, sono tornati in auge grazie alla canzone-tormentone degli Europei di calcio; tuttavia una delle loro hit destinate a restare impresse nella storia è senza dubbio Sunday Bloody Sunday. Dedicata ai fatti ‘sanguinosi’ avvenuti a Derry, in Irlanda del Nord, il 30 gennaio del 1972, rappresenta un vero e proprio inno contro tutte le ingiustizie. A meno di sette mesi dal 50° anniversario dalla strage che ha lasciato a terra 14 innocenti e provocato decine di feriti durante il corteo per i Civil Rights (Diritti civili), un’autentica doccia gelata ha scosso venerdì pomeriggio la parte cattolica e nazionalista del Nord Irlanda.
Il North’s Public Prosecution Service (il pubblico ministero della Corte nordirlandese) ha comunicato ai familiari delle vittime e dei feriti che l’inchiesta nei confronti dell’unico indagato per quei tragici fatti, il famoso ‘Soldier F’, il soldato F, verrà interrotta. Cinquant’anni di verità negate e adesso la beffa che rischia di porre fine ad una delle pagine più nere della storia britannica e mondiale senza alcun colpevole. Per anni i legali dello studio Madden and Finucane, la cui sede di Castle street a Derry è proprio nell’area epicentro della mattanza di mezzo secolo fa, hanno prodotto documenti, prove, testimonianze e accumulato decine di faldoni per inchiodare almeno il Soldato F. Ora, dopo la decisione, nonostante il morale segnato, promettono battaglia: “La vicenda è tutt’altro che conclusa -attacca Ciaran Shiels, uno degli avvocati delle famiglie delle vittime -. Continueremo a combattere. Intanto abbiamo subito informato lo stesso pubblico ministero sulla nostra intenzione di presentare una richiesta di revisione della misura. Una decisione, quella di non procedere nei confronti del Soldato F, che ci lascia senza parole. Vorrei ricordare che i fatti in questione sono ancora sotto analisi da parte dell’Alta Corte di Giustizia, la quale si deve ancora pronunciare e quindi la scelta del Pps è assolutamente prematura”.
Il pubblico ministero, in pratica, ha chiesto l’inammissibilità delle testimonianze raccolte all’epoca dei fatti da parte dei membri dell’unità paramilitare. Stiamo parlando del 1° Battaglione del Reggimento Paracadutisti dell’esercito britannico, chiamato a ‘mettere ordine’ nel giorno della manifestazione di protesta contro l’ingerenza britannica in Irlanda del Nord. Un cavillo burocratico secondo cui i verbali raccolti subito a ridosso della strage non possono avere valore probatorio. E pensare che per portare almeno uno dei presunti responsabili di quella strage di civili alla sbarra c’è voluto quasi mezzo secolo. Il 30 gennaio del ’72 a Derry (Londonderry per le autorità britanniche) il Battaglione dei Paracadutisti, guidato dal generale dell’Uk Army, Sir Michael Jackson, era composto da oltre venti soldati. Quel giorno spararono tutti, non lacrimogeni o proiettili di gomma, ma colpi d’arma da fuoco. Per comodità, durante la ricostruzione della dinamica, ad ogni soldato del Reggimento fu affibbiata una lettera, ma nonostante l’enormità delle prove raccolte la giustizia è riuscita, fino ad oggi, a sfiorare soltanto ‘Soldier F’. Di lui si conoscono il nome e il volto all’epoca dei fatti, ma una disposizione di Londra ha vietato di diffondere immagini recenti e soprattutto le generalità dell’ex paramilitare: “Per anni quell’assassino si è nascosto dietro l’anonimato grazie alla chance concessa dalle autorità giudiziarie e adesso rischia di sfuggire al suo destino. Noi, le famiglie delle vittime, non cederemo mai a soprusi della legge e ci opporremo a qualsiasi decisione presa dall’alto. La comunicazione del Pps? L’ennesimo indizio sul sistema malato della giustizia britannica” ha commentato a caldo Mickey McKinney, fratello di William, una delle vittime della Bloody Sunday.
Sono tre le date principali che puntellano la cronologia dei fatti dopo la strage del 1972 a Derry. La prima arriva dopo ben 26 anni di quasi assoluto silenzio e immobilismo sui fatti nell’area di Bogside, tra Glenfada Park e Rossville Flats. Il 29 gennaio del 1998 l’allora Primo Ministro di 10 Downing Street, Tony Blair, annuncia una nuova inchiesta sulla Bloody Sunday; è una svolta dopo decenni di dinieghi da parte dei governi Tories, in particolare di Margaret Thatcher e John Major. Dodici anni più tardi, il 1° giugno del 2010, le conclusioni del Rapporto Saville non ammettono repliche: ‘Non c’era alcuna giustificazione dietro l’uso delle armi e la morte di innocenti cittadini’. David Cameron, al tempo a capo del governo, chiede pubblicamente scusa per i fatti di Derry. Infine, prima della decisione choc di ieri, il 14 marzo 2019 la Procura ha annunciato il processo nei confronti di ‘Soldier F’ per gli omicidi di James Wray e William McKinney e i tentati omicidi di Joseph Friel, Michael Quinn, Joe Mahon e Patrick O’Donnell.