Non sono state soddisfacenti le risposte fornite da Budapest a Bruxelles, così adesso l’Unione europea, secondo quanto riferiscono fonti comunitarie, sta lavorando sull’apertura di una procedura d’infrazione nei confronti dell’Ungheria dopo l’approvazione della cosiddetta legge anti-Lgbt voluta dall’esecutivo guidato da Viktor Orban.
“Non siamo ancora nella fase in cui possiamo dire che una lettera di infrazione è stata inviata – ha detto la portavoce della Commissione europea, Dana Spinant, visto che si spera ancora in una marcia indietro del governo a marchio Fidesz -, ma non resteremo a lungo senza agire. Una lettera di messa in mora richiede tempo e faremo annunci quando sarà il momento”. “La Commissione europea userà tutto ciò che è in suo potere per garantire che i diritti di tutti i cittadini dell’Ue siano garantiti. Non esiteremo ad agire, in qualità di guardiani dei Trattati“, ha aggiunto il portavoce di Palazzo Berlaymont per lo stato di diritto, Christian Wiegand.
Già la scorsa settimana si era parlato della possibile apertura di una procedura d’infrazione. Era stata la presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, a usare parole molto dure nei confronti del governo Orban e della legge approvata dal Parlamento di Budapest: “Il diritto dei genitori di educare i loro figli non si discute. Ma la questione è se gli emendamenti introdotti a leggi già in vigore discriminano le minoranze. Siamo molto chiari, la tutela delle minoranze è uno dei principi fondanti dell’Unione europea, sancito dall’articolo 2 del Trattato di Lisbona”, aveva dichiarato.
A fine giugno, 16 Paesi, tra cui l’Italia, avevano firmato una lettera nella quale condannavano l’approvazione del nuovo testo da parte del Parlamento, con diversi Paesi europei che si erano esposti, con i loro capi di Stato e di governo, con dichiarazioni di forte condanna nei confronti della nuova legge anti-Lgbt. Il premier olandese, Mark Rutte, era arrivato a dire che “non c’è posto per questa Ungheria nell’Unione”.