di Bruno Salerno*

Cara Imen, cara Francesca, la storia che vi racconto è quella della mia terra. È la terra di Pirandello, Quasimodo, Verga, Sciascia e Camilleri. Una terra fantastica, fatta di gente per bene, calorosa e sempre accogliente. Le bellezze della natura sono tante. La Valle dei Templi, le Isole Egadi, la Scala dei Turchi, l’Etna, Panarea, Ortigia sono solo alcuni esempi. Per non parlare poi della nostra cucina, invidiata per via delle sue prelibatezze in tutta Italia. Ma non nascondiamocelo, è anche una terra piena di difficoltà.

Pensate che la disoccupazione giovanile nell’età compresa tra i 18 e i 29 anni tocca il 40,1%. Quella femminile, nella stessa fascia di età, corrisponde al 44,3%. Quasi una ragazza su due è destinata a trovare fortuna altrove, vittima di una terra che non le permette di studiare, crescere, lavorare ed avere una famiglia. È una terra che conta tanti cervelli in fuga, tanti giovani studenti scappano via a causa di una offerta formativa non all’altezza dei loro sogni. Io sono uno di quelli. Se avessimo l’opportunità di restare nella nostra regione lo faremmo subito. Stare lontani dai propri cari, dai propri amici di infanzia, dai luoghi che ci hanno visto crescere, ve lo assicuro, non è per niente bello. Ma siamo forti e andiamo avanti!

Tra di noi c’è chi non ha la possibilità di andare al Nord, ad esempio per via di qualche affitto un po’ troppo caro, e che decide di accontentarsi nel frequentare il corso universitario più vicino a casa. Da noi c’è anche chi non può permettersi nemmeno una retta universitaria per via di un Paese che non garantisce aiuti economici o modalità di esonero delle tasse. Per molti l’unica alternativa è quella di lavorare ed accontentarsi dei 3 euro all’ora, perché anche se pochi “sono sempre meglio di niente”. I nostri genitori sono persone comuni, umili, figli di un’epoca che non ha permesso loro di avere qualche followers in più sui social. Loro non hanno avuto la furbizia di spacciarsi per economisti senza una laurea in Economia.

La mia terra mi ha insegnato tante cose. Ad esempio mi ha insegnato, e mi insegna ancora, a faticare tanto per raggiungere i tuoi sogni, perché da noi nessuno ti regala nulla. Io sono grato alla vostra terra perché mi sta dando la possibilità e l’opportunità di formarmi, di studiare, e imparare ogni giorno sempre di più. Abbiate anche voi la stessa gratitudine nel ringraziare la mia Sicilia, terra di accoglienza, dove vi potrete sentire a casa in qualsiasi momento.

Potete insegnarci tante cose, è vero. Ma con un pizzico di presunzione lasciatemi dire che possiamo insegnarvi ad avere un sorriso sul volto, nonostante tutto, nonostante le mille difficoltà. Ho provato molto disgusto nell’ascoltare quelle frasi: “Informati, così fai la guida a noi milanesi”. Voi piuttosto informatevi sulle storie di ognuno di noi, storie di sacrifici e vittime di disuguaglianze.

Ps: in Sicilia non si ordinano le uova strapazzate e i toast con la marmellata, ma “a granita ca briosche”!

*Studente presso Università Cattolica di Milano, Politiche Europee e Internazionali

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