La sua è una mossa per “salvare” il ddl Zan. Chi critica perché vorrebbe l’approvazione del testo già passato alla Camera senza modificarlo? Vuole affossarlo, perché al Senato “non ci sono i numeri”. Insomma, serve dialogare con la destra. E non solo sui diritti, anche per l’elezione del presidente della Repubblica. Matteo Renzi spiega la mossa di Italia Viva che ha presentato emendamenti al disegno di legge contro l’omotransfobia, perfino a quell’articolo 1 che una sua senatrice, Lucia Annibali, ha contribuito a scrivere. Modifiche al ‘buio’, nell’ottica di un patto con i leghisti, che rischiano di vedere un nuovo rilancio della destra o incontrare comunque un voto negativo a Palazzo Madama: “Vedremo se la Lega si tirerà indietro. Per ora la questione è sempre la stessa, il contrasto tra massimalisti e riformisti. I massimalisti fanno i convegni, i riformisti fanno le leggi. Preferisco un buon compromesso a chi pensa di avere ragione solo lui ma non cambia le cose”, dice a La Repubblica.
Insomma: è “falso” che Italia Viva voglia affossarlo con l’addio all’identità di genere e la postilla pro-Vaticano. Anzi: “È vero il contrario: siamo gli unici a volerlo salvare. L’ipocrisia di chi urla sui social, ma sa che al Senato non ci sono i numeri è la vera garanzia dell’affossamento della legge”. In realtà con Iv (e pezzi di Forza Italia che sono favorevoli all’impianto attuale) il testo avrebbe sulla carta i numeri per essere approvato: “Se andiamo sotto su un emendamento a scrutinio segreto, questa legge è morta e ne riparliamo tra anni. E quanti ragazzi gay soffriranno per la mancanza di questa legge? Voglio evitare questo rischio”, la replica di Renzi. “Ma per fare le leggi servono i voti dei senatori, non i like degli influencer – aggiunge con i consueti giochi di parole – Chi vuole una legge trova i numeri, chi vuole affossarla trova un alibi”.
Quindi rilancia la proposta Scalfarotto perché “elimina i punti controversi su identità di genere e scuola”, quindi “può essere un punto di caduta”. Anche se la Lega è pronta a rilanciare con nuovi ‘tagli’ al testo: “”Non sapevo che le femministe – che chiedono di eliminare identità di genere – fossero di destra (il riferimento è alle Terf, che sono solo una parte del movimento femministra, ndr). Ma comunque se la destra vota a favore di una legge del genere significa che è una destra europea. Meglio una destra che assomiglia alla Merkel di una destra che assomiglia a Orbán”, con il quale Salvini ha appena firmato una Carta dei valori. Ma Renzi sembra temere di più altro: “A scrutinio segreto rischia molto. Nei gruppi Pd e 5S potrebbero mancare voti, è il segreto di Pulcinella”. Un battage ripetuto anche da Maria Elena Boschi in un’intervista a Il Messaggero, da Scalfarotto sul Corriere della Sera, da Teresa Bellanova su Il Giornale e da Davide Faraone su La Nazione.
Quindi il consueto attacco al Partito Democratico: “Deve decidere: vuole una bandierina anche a costo di condannare una generazione di ragazze e ragazzi gay a non avere tutele o preferisce una legge? Io non avrei dubbi. È vero che per tanti anni i dirigenti dem hanno preferito il consenso identitario al compromesso politico: infatti fino a che non sono arrivato io, nessuno ha fatto la legge sulle unioni civili. Proponiamo di votare gli emendamenti di Scalfarotto, non quelli di Pillon”.
Senza compromesso, dichiara, Italia Viva voterò il testo così com’è oggi “senza dubbio” ma “se non passerà deve essere chiaro chi porta la responsabilità del fallimento”. Del resto i renziani lo avevano già votato alla Camera: “Perché lì c’erano i numeri – risponde – Noi siamo a favore della Zan. Ma se al Senato non ci sono i numeri preferisco fare una buona legge modificando qualcosa. In Italia, come noto, c’è ancora il bicameralismo: finché non cambia la Costituzione, il voto del Senato serve. Se poi vogliamo abolire il bicameralismo, io sono favorevole da sempre. Ci ho perso la poltrona per quella battaglia, non ho cambiato idea”, aggiunge rispolverando la mai digerita bocciatura del referendum nel dicembre 2016.