In Egitto la campagna vaccinale – ammesso che si possa parlare di una campagna e non di decisioni improvvisate, senza una chiara strategia e un piano di comunicazione – è stata annunciata il 24 gennaio.
Oltre un mese dopo, il 28 febbraio, sono iniziate le prenotazioni online per gli operatori sanitari, le persone anziane e quelle con pregressi problemi di salute. In quattro giorni si sono registrate oltre 150.000 persone.
Poi, improvvisamente, il 6 marzo – prima che milioni di egiziani anziani e malati cronici potessero prenotarsi o ricevere almeno la prima dose – le prenotazioni sono state aperte a chiunque. Il governo del Cairo ha inaugurato nuovi centri vaccinali ma coloro che per data di prenotazione o per urgenza avrebbero dovuto avere la priorità hanno dovuto attendere a lungo la chiamata o non sono stati ancora chiamati.
Il 24 giugno il governo ha reso noto che quattro milioni di persone avevano ricevuto la prima dose di vaccino. L’unico dato fornito è quello riguardante la vaccinazione di un milione di lavoratori del turismo, gli altri tre milioni non si sa chi siano.
O, meglio, in un caso si sa.
Una categoria di vaccinati, secondo una priorità estremamente discutibile, l’aveva infatti rivelata ad aprile il portale indipendente Mada Masr dando la notizia che i parlamentari e i loro familiari avevano beneficiato di un trattamento preferenziale e avevano persino potuto scegliere tra AstraZeneca o Sinopharm, cosa impossibile per il resto della popolazione.
Sempre ad aprile, correndo molti rischi come già durante il picco della pandemia, il Sindacato dei medici aveva espresso preoccupazione per lo scarso numero di vaccinati nella categoria, ricordando che dall’inizio della pandemia erano morti di Covid-19 oltre 550 operatori sanitari.
Non ci sono dati a disposizione per sapere se categorie vulnerabili, come gli abitanti degli insediamenti poveri e informali e delle remote zone rurali, abbiano avuto accesso al vaccino. Sempre che ne siano stati informati.
C’è poi il tema dell’accesso al vaccino da parte della popolazione carceraria: 55.000 detenuti secondo le autorità egiziane, il doppio secondo i gruppi per i diritti umani. Il 17 maggio il governo ha annunciato l’avvio della campagna vaccinale nelle prigioni, con la vaccinazione di 5000 detenuti anziani e malati. Non è noto a che ritmo stia andando avanti, mentre si sa che avvocati e gruppi per i diritti umani hanno intentato azioni legali per la mancata vaccinazione dei prigionieri politici e di coscienza, tra cui Patrick Zaki.
Un caso tra i più gravi è quello di Abdelmonim Aboulfotoh, 69 anni, già candidato alle elezioni presidenziali e fondatore del partito di opposizione Misr AlQawia. Aboulfotoh è in carcere senza processo dal febbraio 2018. Nonostante il suo avvocato già dal 14 aprile avesse presentato un esposto alla procura chiedendo che venisse vaccinato a causa dell’età e delle condizioni di salute, a oggi non è successo nulla.
I dati ufficiali sull’impatto della pandemia da Covid-19 sono poco attendibili: 280.394 positivi e 16.092 decessi. Fonti non governative denunciano che questi numeri dovrebbero essere moltiplicati almeno per 10.