“Le persone a rischio sono effettivamente qualche migliaia, di gran lunga inferiori rispetto alle cifre di centinaia di migliaia che si ipotizzavano negli scorsi mesi. L’accordo trovato a Palazzo Chigi qualche giorno fa indica anche un processo graduale per cui le aziende prima di licenziare si impegnano a utilizzare strumenti di cassa. Pensiamo quindi che non si verificheranno quei licenziamenti di massa nell’ordine dei 200-300 mila paventati qualche mese fa. Su questo possiamo dirci più ottimisti“. Sono le parole del presidente dell’Inps, Pasquale Tridico, nel corso della trasmissione “24 Mattino”, su Radio24.
Circa la cassa integrazione, Tridico spiega: “In un periodo come quello attuale, in cui ancora vige l’incertezza, il virus non è stato ancora debellato e la cassa Covid è gratis, le aziende continuano a richiedere la Cig. Tuttavia, non ne usufruiscono o comunque la usano di meno, poiché nel rendiconto il tiraggio è di molto inferiore. L’anno scorso eravamo al 50%, per i primi sei mesi di quest’anno siamo invece al 25-30%, con dei picchi a marzo. Il governo lo scorso anno aveva messo 20 miliardi a disposizione per la cassa integrazione, quest’anno solo 8 miliardi, proprio perché c’è una previsione di tiraggio molto inferiore – continua – A conferma di tutto questo, ci sono le entrate contributive: abbiamo infatti incassato 5 miliardi in più di contributi rispetto al 2020. Ho parlato di ‘ripresa robusta’, perché se questo dovesse essere il trend, e quindi se non ci dovessero essere chiusure, nel giro di pochi mesi potremmo avere gli stessi livelli del 2019 in termini di entrate contributive“.
Il presidente dell’Inps si sofferma poi sulle due misure partite dal 1 luglio, l’assegno unico universale, rivolto alle famiglie con figli, e l’Iscro, indennità destinata ai lavoratori autonomi e ai liberi professionisti: “L’assegno unico è una misura importante considerando la scarsa natalità in Italia. C’era effettivamente una priorità politica su questo. Abbiamo costruito una procedura super-semplificata che consente agli utenti di accedere dando solo il codice fiscale e l’Iban, in modo da vedersi accreditato nel giro di 20-30 giorni l’assegno unico. Abbiamo già ricevuto oltre 100mila domande per oltre 150mila figli. Circa un milione e mezzo – 2 milioni di figli saranno i beneficiari. L’Iscro, invece, nasce da una lezione che abbiamo imparato dal covid: l’esigenza di voler e di dover coprire tutti i lavoratori, al di là della categoria e dell’inquadramento contrattuale – spiega – Con l’Iscro tutti coloro che sono iscritti a una gestione separata e sono professionisti, possono fare domanda e ottengono una indennità, che va da 250 euro a 800 euro. Lo calcoliamo immediatamente noi con una procedura semplificata per i professionisti che però devono rendere delle dichiarazioni di responsabilità sul calo di fatturato, che noi verifichiamo. Questa misura, secondo me, dovrà essere presto allargata a tutti i lavoratori autonomi. Le più grandi difficoltà della crisi sono state già caricate sulle parti più fragili dei lavoratori: donne, precari, giovani, part-time. Il nostro sistema copre già i lavoratori a tempo determinato, altrimenti l’impatto sarebbe stato più grave“.
Osservazione finale di Tridico sul reddito di cittadinanza, da lui sempre difeso: “Qualcosa si può modificare, ma è un reddito minimo e, come tutti i redditi minimi in Europa, ha come principale obiettivo il contrasto alla povertà. Ricordo che un imprenditore va ad assumere i percettori di Naspi o comunque i cassintegrati che hanno un rapporto di lavoro in sospeso, ma i beneficiari del reddito di cittadinanza sono gli ultimi degli ultimi della nostra società. Molto spesso si tratta di persone veramente molto lontane dal mercato del lavoro e senza quel reddito non avrebbero di che mangiare. Soprattutto durante la pandemia, quando già si faceva fatica a tutelare il lavoro di chi ce l’aveva, figuriamoci se il reddito di cittadinanza poteva costituire una politica attiva verso la ricerca di lavoro – conclude – In tutti i Paese europei il reddito minimo è una misura di contrasto alla povertà, non la panacea per trovare lavoro. Addirittura lo prendono anche i lavoratori: il 20% circa dei percettori del reddito di cittadinanza è lavoratore, cioè integra il proprio reddito. Tra i 3 milioni di percettori del reddito, ci sono 300mila disabili e un milione e 300mila di minorenni, cioè persone che non sono pronte a lavorare. Il numero delle persone occupabili si aggira intorno a un milione e si tratta di persone non scolarizzate, su cui certamente dovrebbero insistere le politiche attive ma il primo risultato è l’inclusione che questo strumento dà. Come dice Papa Francesco, purtroppo il capitalismo produce residui ambientali e umani. E tutte le società avanzate, come la nostra, devono fare i conti con questi residui“.