“Blocco licenziamenti? Non c’è stato nessun accordo tra governo e sindacati, ma una presa d’atto da parte dei sindacati stessi. Il testo firmato a Palazzo Chigi si intitola proprio “presa d’atto”, dunque non ha nessun effetto deterrente e nessun valore. Da sindacalista non ho mai visto un documento del genere”. Sono le parole pronunciate ai microfoni de “L’Italia s’è desta” (Radio Cusano Campus) dall’ex leader della Cgil Sergio Cofferati, che spiega: “Quel documento è una forma assolutamente inedita di testo, che peraltro porta alla riattivazione del licenziamento senza che ci sia alcuna possibilità di contrastare ciò che decide l’azienda. Quindi, è una soluzione per nulla efficace dal punto di vista del lavoratore, perché libera le mani alle imprese, come abbiamo visto nelle ultime ore. Credo che da qui a ottobre avremo aziende piccole e grandi che decideranno di licenziare delle persone, perché possono farlo”.
Cofferati risponde ai detrattori del blocco dei licenziamenti: “Anziché mettere a repentaglio le condizioni materiali di vita dei lavoratori, un’impresa deve trovare le soluzioni del caso, che non sono il licenziamento. Ci sono strumenti che sono stati usati in passato e che potevano essere riproposti, come il pre-pensionamento, già adottato in occasione delle crisi degli anni ’70- ’80 nella siderurgia e nella chimica. Certo, non avrebbe risolto il problema ma ne avrebbe ridotto la dimensione. Poi servono le politiche attive del lavoro: se in un’azienda non c’è più prospettiva, bisogna mettere il lavoratore interessato nelle condizioni di imparare attività nuove – continua – e di conoscere professionalità diverse dalla sua, in modo tale da essere ricollocato in un’altra attività. Questo è l’obiettivo delle politiche attive del lavoro. Di tutto questo, però, non si è nemmeno fatto il tentativo di discutere. Si è tenuto lì il blocco dei licenziamenti, dando argomenti a chi lo contesta, e al dunque si è deciso con la stessa disinvoltura da parte del governo, cosa assolutamente incredibile, di togliere il blocco con quella soluzione, chiedendo ai sindacati di prenderne atto. Punto“.
L’ex segretario della Cgil attacca duramente il governo Draghi: “Nelle ultime tre righe del documento c’è un riferimento alle politiche del lavoro e agli ammortizzatori, ma non c’è una data e non c’è un euro. Io vorrei sapere quante risorse vengono messe a disposizione per queste politiche, quando dovranno cominciare a diventare efficaci e soprattutto quando diventeranno oggetto di discussione con le parti sociali. Di tutto ciò non c’è traccia. Anche questo è un inedito. La polemica sui sindacati? Esiste da sempre ed è priva di fondamento. A me invece impressiona l’atteggiamento del governo. Il governo Draghi non ha prodotto alcunché per affrontare in concreto i problemi occupazionali. Da settimane e settimane si discute delle risorse che arriveranno dall’Europa – spiega – sono tantissimi soldi e ci sono discussioni su dove collocarli, meno su come spenderli, ancor meno su quello che potrebbe essere l’effetto dell’uso di queste risorse. Ricordo che qualsiasi investimento ha conseguenze sui lavoratori del settore in cui si è investito. Se si introduce una nuova tecnologia, questa riduce riduce la quantità di lavoro e la fatica nel lavoro, ma non crea automaticamente nuove occasioni. Il governo non ci ha ancora detto nel dettaglio dove questi investimenti verranno fatti: ci sono definizioni generiche, spesso molto vaghe, ma non c’è una parola sul lavoro che verrà interessato da questi investimenti“.
Cofferati conclude: “Il governo Draghi deve presentare un piano dettagliato in cui spiega che cosa vuole fare di questi soldi del Pnrr e contemporaneamente, nello stesso foglio, deve specificare con precisione quali saranno le conseguenze sul lavoro e come intende gestirle. Se a un investimento corrisponde un calo dell’occupazione, guardate che questo calo non si recupera soltanto aumentando i consumi. Ci saranno fasi transitorie molto delicate che potrebbero diventare anche socialmente drammatiche. E allora perché di lavoro non si parla? Di questo, ripeto, non c’è nessuna traccia nella discussione”.