La Commissione europea ha sospeso la procedure di approvazione del piano nazionale ungherese per avere accesso ai soldi del Recovery fund, sostenendo di non avere avuto garanzie sufficienti sul buon uso dei fondi da parte del governo di Budapest. Lo hanno affermato fonti dell’esecutivo di Bruxelles. L’Ungheria del premier Viktor Orban – con cui l’Ue è a ferri corti per una serie di questioni che riguardano il rispetto dello stato di diritto – dovrebbe ricevere 7,2 miliardi di euro. Si tratta del primo stop dopo il via libera ai piani nazionali di una decina di Paesi, tra cui l’Italia. In base ai regolamenti, l’esecutivo europeo è tenuto a dare semaforo verde entro due mesi dalla presentazione del piano: la deadline ufficiale per la risposta di Bruxelles è quindi domenica 11 luglio.
“Bruxelles non ha bloccato il piano di ripresa e resilienza dell’Ungheria, stiamo tuttora proseguendo un dialogo costruttivo con la Commissione”, ha scritto poco fa la ministra della giustizia ungherese Judit Varga, responsabile per le trattative con l’Ue, sul suo profilo Facebook, negando quindi la notizia. “È vero – ha aggiunto – che la Commissione europea ci aveva sollevato e prescritto nuove esigenze a proposito della legge sulla difesa dei bambini”, aggiunge Varga citando la legge anti Lgbt ungherese, così come definisce la norma il governo Orban.
La presidente di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni ha commentato l’anticipazione definendola “L’ennesimo inaccettabile ricatto politico contro il legittimo governo di una nazione sovrana, reo di voler difendere le proprie prerogative previste peraltro dai trattati vigenti. Si riempiono la bocca di “stato di diritto” ma poi violano trattati e regolamenti pur di colpire Viktor Orban. E lo chiamano “europeismo””.