Lavoro esternalizzato grazie alle cooperative che però non versavano, stando alle indagini degli Guardia di finanza di Milano, i contributi previdenziali ai lavoratori né l’Iva. Il Nucleo di polizia economico finanziaria delle Fiamme gialle sta eseguendo un sequestro d’urgenza da quasi 22 milioni di euro in un’inchiesta per frode fiscale del pm milanese Paolo Storari con al centro il gruppo Cegalin, che si occupa di servizi di pulizie negli alberghi. Al centro dell’indagine, un meccanismo attraverso il quale il gruppo (sono indagati alcuni responsabili), tra il 2013 e il 2017, avrebbe quindi compiuto l’ipotizzata frode. Anche grazie a un sistema di false fatture, poi, sarebbero stati dirottati soldi all’estero.
L’inchiesta milanese, a quanto si è saputo, riguarda anche Hotelvolver, partner di Cegalin. Quest’ultimo è un gruppo veneto attivo da oltre vent’anni nei servizi di pulizie e facchinaggio anche per importanti catene alberghiere. I militari stanno notificando “due informazioni di garanzia, in tema di responsabilità amministrativa degli enti, in relazione agli illeciti penali commessi dai dirigenti” delle società coinvolte. L’operazione ‘Dirty Cleanings’ scaturisce anche dagli accertamenti del Settore contrasto illeciti dell’Agenzia delle Entrate. Sono in corso nelle provincie di Milano, Roma, Vicenza, Padova, Perugia, Como, Genova, Fermo, Firenze, Brescia e Sondrio, numerose perquisizioni nei confronti delle “persone fisiche e giuridiche coinvolte nella complessa frode fiscale” caratterizzata “dall’utilizzo di fatture soggettivamente inesistenti da parte delle società fornitrici di servizi alle strutture alberghiere e dalla stipula di fittizi contratti di appalto per la somministrazione di manodopera, effettuata in violazione delle normative di settore”.
In particolare, ricostruendo la “filiera della manodopera” sarebbe stato accertato che i rapporti di lavoro con le catene alberghiere, ossia i committenti, “venivano schermati da diverse ‘società filtro’, riconducibili al medesimo imprenditore, che si avvalevano di cooperative (‘società serbatoio’) succedutesi nel tempo, trasferendo la manodopera dall’una all’altra, omettendo sistematicamente il versamento dell’Iva e degli oneri di natura previdenziale, attraverso l’utilizzo anche di indebite compensazioni“. Uno schema che ricalca quello che lo scorso giugno ha portato ad un sequestro, sempre della Gdf in un’inchiesta del pm Storari, da circa 20 milioni di euro su Dhl Supply Chain Italy spa, società del ‘colosso’ della logistica, per una presunta maxi frode fiscale.