Il vicepresidente della Commissione ipotizza una proposta legislativa per includere gas e nucleare tre le fonti energetiche compatibili con la transizione verde in paesi molto dipendenti dal carbone. Sul nucleare è in corso un braccio di ferro tra Francia e paesi dell'Est Europa da un lato e gli altri paesi dall'altro ma per ora Bruxelles ha rimandato ogni decisione a dopo l'estate
Escono dalla porta, rientrano dalla finestra. Sono il gas e il nucleare che la Commissione Ue sta provando ad includere tra le fonti energetiche funzionali al percorso di transizione verde che dovrebbe traghettare l’Europa lontano dalle fonti energetiche fossili (petrolio, carbone e lo stesso gas). Sui criteri di sostenibilità di gas e nucleare una delle opzioni è “una proposta legislativa che indichi un percorso di decarbonizzazione coerente con il ruolo che queste due fonti energetiche possono avere nel Green Deal”, ha detto oggi il vicepresidente della Commissione europea Valdis Dombrovskis, parlando con un gruppo di agenzia di stampa europee a proposito della controversa questione della “patente verde” per l’energia nucleare e il gas. “Sul nucleare – riassume Dombrovskis – gli esperti si sono espressi entro i tempi previsti e ora dobbiamo trovare una sintesi”. “Per un Paese che dipende dal carbone, il gas naturale è interessante perché è l’alternativa più immediata ed efficiente per emissioni più basse, ma dobbiamo verificare che eventuali nuovi gasdotti possano essere usati non solo per il gas ma anche per esempio per l’idrogeno verde, fatto con fonti rinnovabili”, ha spiegato ancora il vicepresidente. Questo tipo di considerazioni potrebbe entrare “in un atto delegato o potremmo considerare un’iniziativa legislativa”, ha concluso Dombrovskis.
Per ora la Commissione non si è ancora espressa ufficialmente ma ha scelto di rimandare la decisione a dopo l’estate. I paesi dell’Europa dell’Est e la Francia (per quanto riguarda il nucleare) non vogliono rinunciare a gas ed atomo. Nel 2020 un rapporto del centro studi interno alla Commissione Joint Reasearch Centre ha sentenziato tra l’altro che “la comparazione degli impatti di varie tecnologie di generazione di elettricità, come olio, gas, rinnovabili e nucleare (…) dimostra che gli impatti dell’energia atomica sono per lo più comparabili con quelli dell’idroelettrico e delle rinnovabili, per quanto riguarda gli effetti non radiologici”. Un sostanziale semaforo verde all’atomo insomma. La Germania nel frattempo sta per avviare il raddoppio della condotta North Stream che porta gas russo fino alle coste settentrionale del paese. L’opera, fortemente voluta da Berlino e in passato molto osteggiate dagli Usa, potrebbe fare della Germania una sorta di hub europeo del gas, bypassando l’Ucraina.
Le parole di Dombrovskis sono musica per le orecchie del ministro della Transizione ecologica Roberto Cingolani che recentemente ha affermato che il percorso di transizione verso le rinnovabili potrebbe causare “un bagno di sangue” da un punto di vista economico a causa delle alte spese da sostenere. Il ministro condivide un approccio verso il gas (in effetti il meno inquinante tra i “fossili”) come “ponte” verso l’approdo alla piena sostenibilità e in passato ha anche espresso una timida apertura ad alcune soluzioni legate al nucleare come i “mini reattori”.