Gustavo Spector è nato nel 1969 a Tucuman, nel nord del Paese. Prima giocatore di tennis, poi di padel, una volta trasferitosi a Milano nel 2001 è diventato una figura fondamentale di questo sport in Italia. Da Mancini a Totti fino all'esplosione della disciplina nel nostro Paese: l'allenatore azzurro ha risposto alle domande de ilfattoquotidiano.it
L’Europeo lo ha vinto la Spagna, battendo in finale l’Italia. Sabato scorso gli azzurri sono stati sconfitti 2-0 a Marbella, dove si è disputato l’intero torneo. Questo però non è calcio. È il padel, sport nel quale gli spagnoli sono, soprattutto a livello europeo, imbattibili. Proprio questa cittadina andalusa sul mare ha avuto storicamente un ruolo determinante per la diffusione della disciplina. Il fondatore del padel, il messicano Corcuera, portò nel 1974 a Marbella la sua brillante idea di giocare una specie di tennis aiutandosi con le sponde attorno al campo, i turisti argentini si appassionarono e esportarono il padel nel paese sudamericano, dove oggi è uno degli sport preferiti. Argentina e Spagna nell’albo d’oro dei mondiali hanno più vittorie di tutti. Argentino è anche il commissario tecnico della Nazionale italiana. Gustavo Spector è nato nel 1969 a Tucuman, nel nord del Paese. Prima giocatore di tennis, poi di padel, una volta trasferitosi a Milano nel 2001 è diventato una figura fondamentale di questo sport in Italia.
Soddisfatto della medaglia d’argento conquistata?
Sì, noi abbiamo vinto il nostro Europeo. Perché nessuno poteva competere con la Spagna, sono ancora troppo forti. Io da giocatore professionista partecipai nel 1996 a un torneo proprio a Marbella e c’erano già 2 milioni di giocatori, oggi ce ne sono più di 5. Il padel in Spagna è ovunque. Il 95 per cento dei loro giocatori top sono professionisti.
Le sue selezioni sono sempre composte in parti uguali da italo-argentini e da italiani di nascita, in modo che i primi trascinino i secondi con la loro esperienza internazionale facendo crescere il gruppo e in generale il movimento.
Rispetto allo scorso Europeo dove mancava proprio la Spagna e abbiamo vinto noi, ho portato un italiano in più. La scommessa è stata vinta. Abbiamo fatto un ulteriore passo in avanti anche da questo punto di vista. C’è da dire che anche la Spagna aveva un argentino e che ai mondiali precedenti ne aveva tre.
La squadra maschile (composta da Andres Britos, Michele Bruno, Marcelo Capitani, Daniele Cattaneo, Simone Cremona, Lorenzo Di Giovanni, Riccardo Sinicropi, Alessandro Tinti) nel girone iniziale ha ottenuto tre vittorie su tre (contro Polonia, Montecarlo e Svizzera), senza alcuna partita persa. Ai quarti sono stati sconfitti gli inglesi 3-0 e in semi la Svezia 2-1. Quindi è arrivata la sconfitta (indolore) con la Spagna.
Poi dal campo si correva tutti al bar a seguire gli Europei di calcio. Io non sono un esperto, ma un grande appassionato sì. La Nazionale di Mancini mi piace, non c’è la super stella ma un gruppo vero di calciatori giovani che lotta per un obiettivo. Il padel è uno sport di coppia in cui l’uno non vince senza l’altro. Deve esserci lo spirito del noi, non dell’io. Anche nella mia squadra la forza è questa. I due italoargentini che ho scelto forse non sono in assoluto i più forti tra i convocabili ma inseriti nel gruppo lo sono.
Le piace Roberto Mancini anche come padelista?
Gioca da tanto tempo, è uno di quelli insieme a Totti che ha promosso di più questo sport in Italia. Per cui gli sarò eternamente grato.
Ma è bravo?
Beh… diciamo che è più bravo come allenatore di calcio.
E Totti?
Non ci ho mai giocato insieme, ma di lui i miei ragazzi hanno parlato molto bene.
Stasera l’Italia può vendicare la sconfitta di sabato con gli spagnoli?
Certo! Se nel padel la differenza è ancora troppa, nel calcio in questo momento siamo pari. Possiamo vincere.