Cosa sappiamo del 5G e dei suoi effetti? E’ vero che scientificamente non esiste il rischio zero da campi elettromagnetici e irradiazione di radiofrequenze? E che gli studi negazionisti del danno sanitario sono finanziati dall’industria delle telecomunicazioni che, ovviamente, ha tutto l’interesse a tranquillizzare consumatori ed opinione pubblica, sminuendo il pericolo? Il 5G è una tecnologia fondata sull’ignoto negli effetti su salute e ambiente? Alcune risposte ho provato a fornirle in ‘#Stop5G. Salute, ambiente, geopolitica, privacy, transumanesimo e controllo sociale: libro-inchiesta sui lati oscuri del futuro digitale’ (Terra Nuova Edizioni). Eccone alcuni stralci.
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Nonostante la ricorrente negazione dell’evidenza, gli effetti sanitari delle radiofrequenze onde non ionizzanti sono un tema abbondantemente esplorato e studiato, soprattutto in ambito militare dove, a partire già dagli anni 40 del secolo scorso quando, durante le prime fasi dell’uso delle microonde per radar e diatermia medica, si conciò a comprenderne le gravi ripercussioni sugli organismi viventi. Tanto che ad oggi, nonostante gli scarsi riferimenti per le bande millimetriche del 5G, la letteratura scientifica annovera alcune decine di migliaia di studi sottoposti a revisione paritaria. Una mole impressionante di prove e documentazione probante.
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L’assenza di approfondite analisi predittive del danno in favore dell’uso su larga scala dei telefoni cellulari è la classica foglia di fico dietro cui si copre l’intera impalcatura di quanti si ostinano a negare l’evidenza. A volte, la scienza non tiene il passo con le nuove esposizioni ambientali che sono sottoprodotti di cose utili che vogliamo acquistare e utilizzare nella società. Quindi, la distribuzione commerciale precede la conoscenza dei rischi per la salute. È una vecchia storia. Questo è il caso dei campi elettromagnetici e delle radiofrequenze. Facciamo però chiarezza. Quali e quanti sono, nel mondo, gli enti di controllo sulla sicurezza/pericolosità dell’elettrosmog? In tutto se ne contano quattro.
1) Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), Progetto Internazionale Campi Elettromagnetici (CEM)
2) Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro (IARC)
3) Comitato Scientifico sui rischi sanitari ambientali ed emergenti (SCHEER) della Comunità Europea
4) Commissione Internazionale per la Protezione dalle Radiazioni Non-Ionizzanti (ICNIRP)
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Almeno il 50% dei fondi per il Progetto CEM dell’OMS, costato fino a metà del 2006 più di 250 milioni di dollari, provengono dai produttori e dai gestori dell’energia elettrica e della telefonia mobile. Una parte di questi fondi (150mila dollari/anno solo per la telefonia mobile) vengono assemblati dal Mobile Manufacturers Forum (MMF) e inviati al Royal Adelaide Hospital in Australia (sede di Repacholi) e poi trasferiti all’OMS! (…) Tutti gli studi sugli effetti a breve e a lungo termine nocivi per la salute umana delle radiofrequenze, interpretati dai loro autori come tranquillizzanti e come tali sistematicamente citati dalle Agenzie nazionali e internazionali deputate alla tutela dagli effetti delle radiofrequenze, sono gravati da errori metodologici, interpretazioni ingiustificate e business bias. Sono poi finanziati o cofinanziati dagli Enti Privati sotto indicati – senza citare i lavori che non indicano alcuna fonte dei finanziamenti, anche questi quasi sempre gravati da limiti e difetti metodologici.
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L’industria è ben cosciente dei problemi di comunicazione del rischio e di percezione del rischio da parte del pubblico ed è interessata a garantire la sicurezza e a guadagnare la fiducia del pubblico nell’accettare le nuove tecnologie e le loro infrastrutture, perciò destina finanziamenti alle ricerche sugli effetti delle radiofrequenze. Le industrie delle telecomunicazioni finanziano anche i progetti di ricerca della Comunità Europea e quelli nazionali sugli effetti biologici e sanitari dei campi elettromagnetici.
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Nonostante la sua incidenza di ricaduta internazionale che passa dall’Europa arrivando sino in America, quella della Commissione Internazionale per la Protezione dalle Radiazioni Non-Ionizzanti (ICNIRP) si presenta però come una posizione unilaterale e non pluralista che – come abbiamo visto – non rappresenta né rispecchia la complessiva valutazione espressa dalla maggioranza della comunità scientifica coinvolta nella ricerca sugli effetti per la salute. La Commissione risulta persino isolata (al suo interno sono assenti ad esempio rappresentanti delle comunità scientifiche di Russia, Cina, Medio Oriente ed India) ma ricopre una funzione apicale ai vertici della sanità mondiale in tema di effetti da elettrosmog. Se non proprio un paradosso, di per sé la cosa crea molti sospetti. Perché se da molti l’ICNIRP viene accusata di essere un circolo chiuso con mancanza di competenze bio-chimiche e mediche per la valutazione del rischio sanitario, con queste condizioni lo è persino nella scelta dei propri membri, clamorosamente assenti le competenze invero necessarie nello studio del wireless.
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Analizzando la ricaduta dei finanziamenti sugli esiti delle ricerche, Henry Lai dell’Università statunitense di Washington a Seattle ha trovato che quelli sponsorizzati dall’industria mostrano un’assenza di pericoli del 68% ed effetti biologici solo nel 32% dei casi, a differenze invece dei test indipendenti – condotti cioè con esclusivo sostegno economico pubblico o da associazioni di malati e cittadini – dove nel 70% dei casi si trovano risultati di danni, stimato invece al 30% la quota minoritaria delle ricerche in cui non vengono indicati effetti avversi. Secondo poi un’indagine condotta da Hardell e ripresa da Angelo Gino Levis, se nel 2001 su 1.386 articoli pubblicati sulle principali riviste scientifiche, solo il 16% risultava finanziato da soggetti privati, mentre solo tre anni dopo il numero si è attestato al 33%, salita al 25% la percentuale di quelli firmati da uno o più autori in conflitto d’interessi. Appare quindi evidente come il problema si sia amplificato. Sempre Levis nel 2012 chiarisce poi che “di 1.056 articoli pubblicati su riviste internazionali qualificate, il 44% ha riportato risultati negativi (nessun effetto avverso), con il 93% di questi finanziati da organismi privati o fonti non specificate. Al contrario, il resto ha riportato un certo tipo di effetto biologico o danni alla salute, con il 95% finanziato da enti pubblici”.
https://media.terranuovalibri.it/pdf_incipit/terra-nuova-edizioni/stop-5g-236556.pdf
MIA VIDEO INTERVISTA SUL TRANSUMANESIMO
https://www.youtube.com/watch?v=IwQ5HBi337M&t=74s
MIA VIDEO INTERVISTA SUI 61 V/m
https://www.youtube.com/watch?v=g3hre33vN_k&list=PLOee2IHk_Kuzm5YQzPRuh_LVpBa3eVTLH&index=4&t=41s