Edith Bruck – Il pane perduto (La Nave di Teseo)
Incipit: “Tanto tanto tempo fa, c’era un bambina che, al sole della primavera, con le sue treccine bionde sballonzolanti correva scalza nella polvere tiepida. Nella viuzza del villaggio dove abitava, che si chiamava Sei Case, c’era chi la salutava e chi no. A volte si fermava e si introduceva di soppiatto nella cantina dove era spesso confinata e legata Juja; dicevano che era pazza ma a lei sembrava appena diversa dalle altre donne giovani e, con il suo cuoricino colmo di pietà, ascoltava i suoi lamenti contro la famiglia cattiva che non le aveva fatto sposare il suo ragazzo di nome Elek”.
Una madre che prepara il pane da infornare per tutta la famiglia e una cena che non verrà consumata per la follia sadica nazista dello sterminio degli ebrei. L’immagine con cui il calvario della piccola protagonista, alter ego dell’autrice, ha inizio è quella di alcune pagnotte che rimangono sul tavolo da cucina di una famiglia di origine ebraica che vive in un villaggio ungherese. Il ghetto, il vagone che porta alla morte, il numero/nome tatuato sul braccio, la delirante quotidianità del campo di concentramento, l’annientamento della propria famiglia, infine la sopravvivenza. Sembianze primigenie da favola nera, autobiografia dal taglio rapido e sintetico su atti e situazioni chiave, essenzialità e purezza narrativa, Il pane perduto è l’ultimo, in ordine di tempo, romanzo sulla Shoah, ma è anche il più pulito, diretto, sincero ricordo del male assoluto affinché non si ripeta più. Mezzo racconto va oltre la liberazione dal lager. Israele, Atene, Zurigo, Napoli, Roma, jet set scurrile, cosmopolita, finanche socialista, Nelo Risi, marito, regista, sostegno di una vita, e una lettera a Dio: se sono sopravvissuta avrà un senso, no? Probabilità di vittoria: tutte e nessuna… 20%
Tre domande a Edith Bruck
Che significato ha per lei Il pane perduto?
Dovrebbe più che altro avere significato per gli altri, per i lettori.
Perché scrive?
Suppongo di avere qualcosa da dire, anche se non si può mai dire abbastanza ai milioni di persone a cui è accaduto quello che è accaduto a me. Siamo come condannati a raccontarlo.
Chi vince il premio Strega 2021?
Non sono una maga e non ho una palla di vetro. Anche se tutti hanno voglia di vincerlo.
Edith Steinschreiber è nata a Tiszabercel il 3 maggio del 1931. Ha esordito 60 anni fa nel campo letterario, poi è stata attrice e regista (cinematografica, teatrale e televisiva), traduttrice, giornalista. Ha collaborato alla stesura della sceneggiatura di Kapò di Gillo Pontecorvo.