Politica

Prescrizione, a febbraio il M5s giurava: “Tutti compatti per difendere le nostre riforme”. Ma ora sono spaccati

Quando cinque mesi fa i 5 stelle hanno accettato di entrare nell'esecutivo misero come condizione la difesa della riforma dell'ex Guardasigilli: "Oltre il punto d'incontro politico già raggiunto", scrisse Crimi sul Blog delle Stelle, "non intendiamo andare". Il 20 giugno scorso Patuanelli ribadì: "Non accetteremo mediazioni al ribasso". Oggi di fronte al tentativo di smantellarla sono divisi e vanno verso l'astensione in Cdm

Era tra le condizioni poste dai 5 stelle per stare nel governo Draghi: difendere la riforma Bonafede sulla prescrizione. Oggi, cinque mesi dopo, quella stessa riforma rischia di essere smantellata dall’esecutivo e le dichiarazioni fatte dagli esponenti del Movimento sono pochissime. Ma non solo: al momento, a poche ore dal Consiglio dei ministri, i vertici M5s si presentano completamente divisi tra chi vuole trovare un compromesso e i “contiani” che invece spingono perché i ministri si astengano in Cdm. Da una parte i moderati sarebbero rappresentanti dal capogruppo alla Camera Davide Crippa, mentre sul fronte opposto insieme all’ex Guardasigilli c’è il capogruppo in Senato Ettore Licheri. Lo stesso ministro degli Esteri Luigi Di Maio, durante il summit, avrebbe richiamato alla responsabilità. Chi critica gli ex compagni è Alessandro Di Battista che su Instagram scrive: “E’ maxi regalo all’impunità ovvero ai ladri”. E rispondendo ai commenti aggiunge: “Una caporetto ampiamente prevedibile”.

La giustizia rappresenta il cuore dell’operato M5s e se dovessero essere riviste le riforme dei governi Conte 1 e Conte 2, per il Movimento sarebbe una botta senza precedenti. E si aprirebbe l’ennesima ferita in un momento già difficilissimo. Solo il 20 giugno scorso era stato il ministro dell’Agricoltura Stefano Patuanelli, al Corriere della sera, a dare la sua parola: “Sulla giustizia non accetteremo mediazioni al ribasso“, ha detto. “Con una maggioranza così eterogenea è uno dei temi più difficili da affrontare. Il ruolo della ministra Cartabia sarà determinante, ma si vedrà in Parlamento quali maggioranze si formano e su quale riforma”. Del resto questa è sempre stata la linea e la vera condizione capace di far saltare tutto. Proprio l’ex ministro della Giustizia Bonafede, interpellato da ilfattoquotidiano.it, a febbraio scorso motivava il suo voto a favore su Rousseau all’ingresso nel governo Draghi dicendo: “Io ho votato Sì ritendendo che fosse fondamentale per un momento così delicato sostenere il governo ed essere compatti come Movimento 5 stelle. Perché la compattezza è fondamentale per incidere in Parlamento. La giustizia è un settore che noi difenderemo, io lavoro, avendo come obiettivo la compattezza che ci consente di essere eforti a portare avanti la battaglie del Movimento 5 stelle. Ma non posso costringere i parlamentari a votare la fiducia. A me interessa solo lavorare nel rispetto del mandato che ci è stato dato dai cittadini”. Stessa linea tenuta, sempre a febbraio, dal capogruppo M5s alla Camera, Davide Crippa: “Sarà importante comprendere quali tematiche saranno portate avanti e se verrà proposto di demolire quanto è stato fatto finora, certe soluzioni per noi saranno inaccettabili”, aveva detto sempre a ilfattoquotidiano.it. “Quali sono i nostri paletti? Reddito cittadinanza, transizione green, conflitto d’interessi, prescrizione”.

Non bisogna poi dimenticare che, quando i 5 stelle votarono sulla piattaforma Rousseau per decidere se aderire o meno al governo Draghi, il capo politico Vito Crimi pubblico sul Blog delle Stelle un lungo post con le “garanzie” date dall’ex presidente della Bce ai 5 stelle. “Abbiamo sottolineato”, si leggeva, “come la riforma della prescrizione abbia come soddisfacente punto d’incontro politico, l’accordo precedentemente raggiunto con il Partito Democratico e Liberi E Uguali, oltre il quale il MoVimento non è disposto ad andare”.