"Siamo pronti a collaborare con il nostro portato di esperienza e di contributi tecnici per migliorare dove possibile le proposte del governo", ha detto il giudice Giuseppe Santalucia. Che solleva dubbi anche sulle proiorità di esercizio dell'azione penale: "Tutti i reati vanno perseguiti, senza accantonarli in attesa che vadano prescritti"
Il presidente dell’Associazione nazionale magistrati Giuseppe Santalucia dice la propria sulla riforma della giustizia penale allo studio del Governo. E si dice “perplesso”, in particolare su modifiche alla prescrizione e criteri di esercizio dell’azione penale. “Siamo pronti a collaborare con il nostro portato di esperienza e di contributi tecnici per migliorare dove possibile le proposte del governo”, ha premesso, ospite di Radio anch’io su Rai Radio Uno. “C’è uno spirito assolutamente costruttivo nella consapevolezza che queste riforme sono necessarie per uscire bene da una crisi drammatica. Non conosciamo il testo degli emendamenti che saranno portati in Cdm – ha precisato – conosciamo i lavori della commissione ministeriale (presieduta dal giurista Giorgio Lattanzi, ndr) che ha lavorato su questo”.
Sull’idea di una prescrizione processuale che scatti dopo due anni nel giudizio di Appello e dopo un anno in quello di Cassazione, Santalucia si dice “un po’ perplesso, perché occorrerebbe quanto meno una buona disciplina transitoria. Non tutti i giudizi di appello sono uguali, un tempo unico per tutti non credo vada bene, una disciplina transitoria credo sia necessaria”, ribadisce. Quanto agli altri contenuti, il presidente Anm esprime “perplessità” anche sull’ipotesi che sia il Parlamento a indicare i criteri di esercizio dell’azione penale. “In un sistema ad azione penale obbligatoria tutti i reati devono essere perseguiti“, spiega. “Quando ci sono molti reati bisogna stabilire delle priorità, ma un principio deve essere sacrosanto: tutti i reati vanno perseguiti, non significa accantonarli in attesa che vadano prescritti. La priorità è determinata dalle risorse che gli uffici hanno e sulle risorse la gestione dipende dalla dirigenza degli uffici. Su un intervento del Parlamento bisognerebbe conoscere i dettagli della norma, ma così è un ulteriore elemento di perplessità, siamo curiosi di conoscere il testo”.
Sugli interventi relativi ai tempi delle indagini preliminari, ha aggiunto il rappresentante delle toghe, “le proposte sono da guardare con favore. Si prevedono meccanismi che possano sfoltire questa fase, ci sono reati che non meritano di andare a processo”. E commenta anche i referendum in materia di giustizia per cui Lega e Partito radicale stanno raccogliendo le firme: “Nel nostro sistema i referendum sono abrogativi, poi bisogna dare la parola al Parlamento. Farlo nel momento in cui il governo ha messo su un cantiere così ricco di riforme non lo comprendiamo. Ci sono i lavori parlamentari, c’è il cantiere della costruzione, si lavori su quello“, chiede.