Le fiamme sono divampate nello stabilimento di sei piani e l’incendio è andato avanti per ore. Ore durante le quali i lavoratori restavano intrappolati all’interno e centinaia di parenti sconvolti e altri dipendenti hanno aspettato fuori dalla fabbrica, mentre il fuoco continuava a infuriare. Sono almeno 53 gli operai morti all’interno della fabbrica per la lavorazione degli alimenti della Hashem Food and Beverage di proprietà del Gruppo Sajeeb, a Rupganj, città del Bangladesh non lontana dalla capitale Dacca. Ma le vittime potrebbero essere molte di più, anche a causa dell’uscita di un reparto chiuso dall’esterno da un lucchetto.

Al momento in cui è scoppiato l’incendio nella fabbrica, che produceva succhi di frutta, soft drink e altri alimenti, almeno mille persone si trovavano al suo interno. Finora ne sono state tratte in salvo solo 25 che erano riuscite a raggiungere il tetto dell’edificio subito dopo l’inizio dell’incendio, dopo essere riuscite a forzare la serratura di una porta, o si sono gettate dalle finestre del secondo e del terzo piano. I corpi di 49 persone sono stati ritrovati carbonizzati dai soccorritori dopo 20 ore di lavoro per spegnere le fiamme e altri tre subito dopo l’inizio del loro intervento. Il quarto piano, dove si trovavano le vittime ritrovate fino a ora, era chiuso con un lucchetto “per ragioni di sicurezza”, e nessuno è riuscito a fuggire. Le guardie dello stabilimento avevano rifiutato di aprire le porte senza l’autorizzazione della proprietà.

Si tratta dell’ultimo di una serie di disastri che hanno distrutto complessi industriali e condomini a causa del mancato rispetto degli standard di sicurezza. Il più grave nel 2013, quando un complesso di 9 piani è crollato uccidendo 1.100 persone. Da allora, nonostante la promessa di riforme, il livello di sicurezza non è aumentato. Nel febbraio 2019 almeno 70 persone sono morte a causa di un incendio che ha distrutto gli appartamenti di Dhaka dove venivano conservate illegalmente sostanze chimiche.

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