Ancora il Garante, a fare muro per Mario Draghi. Ancora Beppe Grillo, come nume tutelare del presidente del Consiglio. Secondo fonti di primo piano del Movimento 5 Stelle, ieri sera Grillo sarebbe intervenuto sui quattro ministri del Movimento per spingerli a votare alla riforma della Giustizia della ministra Marta Cartabia, quella che di fatto stravolge la riforma della prescrizione dell’ex Guardasigilli, il 5Stelle Alfonso Bonafede.

Fino a poco prima del Consiglio dei ministri delle 17, il Movimento era orientato ad astenersi. Questa era stata l’indicazione dei Direttivi delle due Camere, e questa era anche la linea portata avanti dal capodelegazione, il ministro dell’Agricoltura Stefano Patuanelli, convinto della necessità di dare un segnale politico su un totem del M5S. Poi è cambiato qualcosa, con una nuova trattativa sul testo tra i quattro ministri, Draghi e Cartabia, che ha fatto slittare il Cdm di quasi due ore. Ma secondo quanto risulta al Fatto, a pesare sarebbe stato l’intervento di Grillo. Mosso dallo stesso Draghi, che lo aveva contattato in giornata.

Non certo una novità, visto che mesi fa fu proprio una lunga telefonata tra il Garante e l’ex presidente della Bce, rivelata dal Fatto, a convincere Grillo che il M5S doveva sostenere il suo governo. I due hanno continuato a sentirsi, sporadicamente. E di fronte a un nuovo tornante del suo governo, il premier avrebbe rigiocato la carta del Garante. Pronto ad adoperare ancora la sua influenza per spingere i ministri dei 5Stelle a dire sì. Una scelta che ha lacerato un Movimento già spaccato. Ma Grillo era e rimane della linea che il M5S debba restare in questo esecutivo. A qualunque costo.

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