L'azienda, che opera in oltre 30 Stati in tutti e cinque i continenti, è in mano a un fondo e ha comunicato il licenziamento con una lettera spedita via mail. Nel testo viene chiarito che a parere della proprietà la chiusura del sito è l'unica soluzione. Fiom Cgil: "Sembra la scena di un film già visto con il caso della Bekaert. Comportamento intollerabile". Uilm: "Intervenga il governo o ci ritroveremo con altre situazioni simili"
La Gkn di Campi Bisenzio chiude. La multinazionale britannica che produce componenti per il settore automobilistico e aerospaziale ha aperto la procedura di licenziamento collettivo per tutti i suoi 422 dipendenti dello stabilimento fiorentino. L’azienda, che opera in oltre 30 Stati in tutti e cinque i continenti, è in mano a un fondo e ha comunicato il licenziamento con una lettera spedita via mail. Nel testo viene chiarito che a parere della proprietà la chiusura del sito è l’unica soluzione per rispondere al calo del mercato automobilistico e alla crisi dettata dalla competitività, oltre che per tagliare i costi di produzione.
Gkn è in crisi da tempo e i sindacati metalmeccanici già lo scorso anno avevano denunciato la situazione. Ma nessuno si aspettava che si potesse arrivare a questo punto, con l’azienda che respinge anche soluzioni alternative invocate invece dai rappresentanti dei lavoratori. “Una doccia fredda terribile”, la definiscono Michele De Palma, segretario nazionale Fiom Cgil e responsabile automotive, e Daniele Calosi, segretario generale Fiom Cgil di Firenze e Prato. La chiusura di Campi Bisenzio rappresenta un “enorme danno sociale” oltre che economico “con conseguenze nefaste per tutto l’indotto”, scrivono in una nota congiunta.
“Sembra la scena di un film già visto con il caso della Bekaert: una scelta criminale di una multinazionale che conferma ancora una volta, se c’è ne fosse bisogno, che i datori di lavoro vogliono che il costo di questa crisi ricada sulle persone che per vivere devono lavorare”, aggiungono ricordando il caso dell’azienda di Figline Valdarno, ceduta dalla Pirelli nel 2014 e poi abbandonata dai produttori di steelcord, le cordicelle d’acciaio per rafforzare gli pneumatici, appena quattro anni dopo. “Fin dal 2018, quando Bekaert avviò improvvisamente la procedura di licenziamenti, la Uilm ha denunciato il pericolo rappresentato dalle delocalizzazioni produttive e dal comportamento cinico di molte multinazionali. Questo è il caso di Gkn”, dichiarano Gianluca Ficco, segretario nazionale Uilm, e Davide Materazzi, segretario Uilm Firenze.
“È da anni che denunciamo un progressivo indebolimento della direzione aziendale e dei livelli dirigenziali territoriali, e ultimamente lo stabilimento era gestito a distanza dalla sede di Brunico o direttamente da Gkn Europa”, aggiungono chiedendo un intervento del governo. “Altrimenti ci troveremo – concludono – ad affrontare ulteriori casi di chiusura di stabilimenti, anche in altri settori, e senza gli strumenti necessari per contrastare tali decisioni da parte di multinazionali spregiudicate”.
Quello di Gkn è un “comportamento intollerabile, anche alla luce dell’avviso comune firmato dalle parti sociali e dal Governo lo scorso 29 giugno e dei meccanismi di gestione delle crisi previsti dalla legge e dal contratto nazionale”, insistono De Palma e Calosi ricordando il patto firmato tra governo e parti sociali dopo la decisione dell’esecutivo Draghi di eliminare il blocco dei licenziamenti. La Fiom chiarisce che non firmerà alcun licenziamento: “Chiediamo all’azienda il ritiro immediato della procedura di licenziamento e l’attivazione degli ammortizzatori sociali previsti dalla normativa vigente – concludono i sindacalisti Fiom – e alle istituzioni politiche la convocazione del tavolo al ministero dello Sviluppo, coinvolgendo la Regione Toscana e gli enti locali”.