Giorgio Novello, 60 anni, nato a Dolo (Venezia), dal 20 gennaio 2021è a capo della sede diplomatica nei Paesi Bassi e da qualche settimana prima ha assunto anche l’incarico di rappresentante permanente dell’Italia presso l’organizzazione per la proibizione delle armi chimiche. E puntualizza: “Prima viene la persona e poi, molto poi, la disabilità”
È l’ambasciatore italiano in Olanda dal 20 gennaio 2021 e qualche settimana prima ha assunto anche l’incarico di rappresentante permanente dell’Italia presso l’organizzazione per la proibizione delle armi chimiche. Dopo aver presentato le sue credenziali a Re Guglielmo Alessandro, tra i vari impegni assunti ha detto: “Dedicherò attenzione particolare alle tematiche attinenti alle persone con disabilità, delle quali, anche per motivi personali, comprendo perfettamente la delicatezza e l’importanza”. Si tratta di Giorgio Novello, 60 anni, nato a Dolo (Venezia), studi di diritto ed economia. Nel 1986 è entrato alla Farnesina lavorando poi in diverse capitali estere. A Roma è stato consigliere diplomatico aggiunto del ministro dello Sviluppo economico e ha anche lavorato nel settore privato come senior president di Avio. Dal 2013 al 2017 è stato ambasciatore in Norvegia e Islanda. In passato ha praticato ciclismo agonistico su strada e scherma. Sposato, padre di tre figli, Novello ha la sclerosi multipla da anni e a Ilfattoquotidiano.it tiene a sottolineare che “prima viene la persona e poi, molto poi, la disabilità”. L’ambasciatore afferma che “la mia disabilità non è stata considerata né un ostacolo insormontabile né una condizione di vantaggio per ottenere agevolazioni particolari. È stata considerata come deve essere considerata, un dato di fatto assieme ai tantissimi altri che mi caratterizzano come persona e come professionista”.
Come nasce la passione per la diplomazia?
Il mio interesse per le relazioni internazionali è cominciato come tutte le vere passioni: lentamente, senza che me ne rendessi conto, ma forse anche con qualche segno premonitore. Penso ai lunghi periodi della mia infanzia trascorsi con i parenti in Alto Adige e a Trieste, in zone di frontiera dove la gente parla lingue diverse. Poi mi vengono in mente alcune figure splendide: il mio professore di diritto internazionale, Tito Ballarino, che già nei primi Anni 80 si occupava di detriti spaziali, e il mio insegnante di lettere al liceo, Federico Talami, che ci passò il convincimento profondo che la politica, e quindi per estensione l’azione sociale e la diplomazia, sono di per sé portatori di valori positivi e, perché no, strumenti molto forti per cercare di realizzare i propri ideali.
Lei è anche rappresentante permanente dell’Italia presso l’organizzazione per la proibizione delle armi chimiche. Ci racconti di questa nomina.
È un’organizzazione internazionale collegata all’Onu, con il compito di liberare il pianeta dalle armi chimiche, attuando la Convenzione di Parigi. Ne fanno parte tutti i Paesi del mondo, con l’eccezione di Corea del Nord, Sud Sudan, Egitto e Israele. Almeno in linea di principio, l’organizzazione ha avuto pieno successo: oltre a tutelare tutta l’umanità, ha portato alla distruzione di quasi tutti gli armamenti chimici dichiarati. Non ci si può però riposare sugli allori: occorre consolidare questi risultati, evitando che l’incubo delle armi chimiche possa ripresentarsi sotto altre forme.
Lei è una persona con sclerosi multipla. Quando ha ricevuto la diagnosi, com’è cambiata la sua vita?
Nel mio caso, la diagnosi non è stata facile. Ho iniziato ad avere i primi sintomi mentre ero all’estero ed è stato possibile accertare cosa mi stava capitando grazie al nostro eccellente Servizio Sanitario Nazionale, più precisamente all’istituto San Camillo al lido di Venezia. Da lì in poi è iniziato il mio rapporto con il campus biomedico di Roma, un’altra eccellenza, dove efficienza e umanità vanno avanti di pari passo. Certo, la mia vita è cambiata molto, invece di viaggi a piedi che amavo tanto continuo ancora nella mia passione per l’esplorazione lenta del territorio, ma con uno scooterino elettrico che è diventato il mio destriero inseparabile.
Come coniuga il ruolo di diplomatico con la sua malattia?
Se mi chiede se ho perso molto con la malattia, devo dire di sì. Devo anche dire che ho trovato non solo qualcosa, ma moltissimo. Il mio rapporto con le persone è cambiato, come il rapporto con il lavoro e con le priorità della vita. Rispetto a prima, sento di aver compiuto alcuni progressi. Cerco adesso di restituire in qualche modo quello che ho imparato da questa situazione. Guardi, sono una persona tutt’altro che retorica. I problemi ci sono, eccome, ci sono tanti momenti difficili. Ma ci sono anche momenti allegri.
Il rapporto tra Italia-Olanda è intenso, con oltre 30 miliardi di euro all’anno di interscambio commerciale. A livello politico, però, ci sono state spesso delle divergenze. Qual è la situazione attuale?
È perfettamente vero che tra Italia e Olanda ci sono delle divergenze, talvolta queste divergenze sono esacerbate da stereotipi reciproci e da una certa emotività. Però c’è molto di più, lo dico da persona appassionata dei Paesi Bassi fin dai tempi della mia frequentazione dell’Accademia di diritto internazionale all’Aja nei primi Anni 90 e anche alla luce dei miei primi sei mesi di esperienza come ambasciatore. Lei cita, giustamente, i 30 miliardi e oltre di interscambio commerciale. In aggiunta, menziono anche la collaborazione nell’alta tecnologia, dove i due Paesi hanno lavorato per oltre un decennio per la realizzazione del razzo italiano Vega. Ci sono anche tanti programmi di cooperazione scientifica tra le università.
Da ambasciatore quali sono i suoi principali obiettivi?
L’attività di un’ambasciata comprende in generale due grandi dimensioni, da una parte vi è quella che possiamo chiamare diplomazia riservata, con contatti diretti con le controparti politiche ed istituzionali, dall’altra è la diplomazia pubblica, rivolta cioè alle varie componenti della società del Paese in cui si trova ad operare, comprese le associazioni, le università, i mezzi di comunicazione, il tessuto imprenditoriale, e, elemento essenziale e imprescindibile, i connazionali e le loro forme di aggregazione. Proprio la diplomazia pubblica è per me una priorità, seguendo in questo le precise indicazioni del ministero degli Affari Esteri e della cooperazione internazionale, cerco di attirare l’attenzione in particolare sugli aspetti forse un po’ meno noti del nostro Paese, che oltre a primeggiare in cultura, cucina, moda, design, turismo, arte, patrimonio archeologico e culturale, è uno dei più avanzati in settori innovativi e di punta, nella ricerca scientifica, tutela dell’ambiente, medicina, farmacia, energia, cantieristica e trasporti.
Quali strumenti pensa di adoperare?
Per fare questo intendo utilizzare come leva la partecipazione o addirittura la presidenza italiana in fori o iniziative importanti. Quest’anno l’Italia è presidente del G20, l’Olanda vi partecipa come Paese invitato proprio da noi. Sempre quest’anno, l’Italia è leader, assieme al Regno Unito, della Conferenza annuale sul clima che avrà luogo in novembre a Glasgow. Nel 2022 la città di Colleferro sarà capitale europea dello spazio, mentre l’Italia sarà uno dei protagonisti all’esposizione universale del settore florovivaistico proprio nei Paesi Bassi. Sono tutti contesti nei quali presentare e valorizzare le nostre capacità, e anche la nostra abilità a lavorare in sinergia con altri Stati per perseguire obiettivi di interesse comune.
Ha detto, tra le varie cose, che dedicherà “attenzione particolare alle tematiche attinenti alle persone con disabilità”. Può spiegare cosa intende?
Innanzitutto sto cercando di realizzare uno studio comparato sull’assistenza e l’inclusione delle persone con disabilità di Paesi Bassi e Italia. Parliamo di due Paesi che, a vario modo, possono imparare l’uno dall’altro. Intendo inserire questa tematica all’interno di quell’azione di diplomazia pubblica. Ad esempio, dopo l’estate dovrebbe iniziare il mio giro attraverso tutte le 12 province dei Paesi Bassi per illustrare le nostre eccellenze nazionali e i settori dove collaboriamo al meglio con gli amici olandesi. Assieme a tematiche fondamentali quali l’integrazione europea, la tutela dell’ambiente, la collaborazione economica, la ricerca scientifica, il ruolo della nostra comunità qui, intendo sottolineare anche quanto attiene alla disabilità. Le prime reazioni, in questa fase di preparazione, sono confortanti. Infine, sto allacciando contatti con le varie associazioni e con le istituzioni che qui si occupano del tema.
Che messaggio vuole dare alle tante persone disabili?
C’è un punto molto rilevante per me e credo per altre persone con disabilità. La persona con disabilità deve essere messa in condizione di poter continuare a svolgere la propria attività e la propria vita sociale. Se fornito degli adeguati strumenti, la persona disabile molto spesso sfodererà una volontà ferrea e insospettate capacità di ricambiare l’aiuto ricevuto, sul lavoro e nella vita sociale. Le misure a favore delle persone con disabilità sono un investimento intelligente, che possono dare buoni frutti per tutti. Ho poi avuto qui, da parte del ministero degli Esteri italiano e anche dalle autorità olandesi, un aiuto in termini di superamento delle barriere architettoniche.