Il ministro del Lavoro Monnujan Sufian, ha detto di aver parlato in ospedale con due sopravvissuti di 14 anni, mentre una donna ha fatto sapere che suo nipote di 11 anni aveva lavorato in fabbrica ed era disperso, temendo il peggio. "Un omicidio deliberato" lo ha definito il capo della polizia
Le autorità del Bangladesh hanno arrestato il proprietario della fabbrica in cui è divampato un incendio che ha ucciso 52 persone a Rupganj, città del Bangladesh non lontana dalla capitale Dacca. Dalle indagini è emerso che nello stabilimento della Hashem Food and Beverage di proprietà del gruppo Sajeeb, erano impiegati anche dei bambini di appena 11 anni. Il proprietario della fabbrica non è stato l’unico arresto. Insieme a lui altre sette persone sono finite in manette, tra cui quattro dei suoi figli. Le autorità hanno anche avviato un’inchiesta separata da quella sulla morte degli operai per il lavoro minorile nello stabilimento. Il ministro del Lavoro Monnujan Sufian, ha detto di aver parlato in ospedale con due sopravvissuti di 14 anni, mentre una donna ha fatto sapere che suo nipote di 11 anni aveva lavorato in fabbrica ed era disperso, temendo il peggio.
Ma la presenza di bambini, impiegati nella produzione di succhi di frutta, soft drink e altri alimenti non è l’unico aspetto inquietante della vicenda. Il capo della polizia del distretto di Narayanganj ha riferito che anche l’ingresso dello stabilimento era chiuso con un lucchetto al momento dell’incendio che ha impedito agli operai lasciare la fabbrica. Alcuni di loro, infatti, si sono lanciati dalle finestre dello stabilimento di sei piani per sfuggire alle fiamme. Inoltre, dalle indagini è emerso che nella fabbrica erano stoccati prodotti chimici e materiali plastici altamente infiammabili e nocivi. “Un omicidio deliberato” lo ha definito il capo della polizia. Il Bangladesh aveva promesso riforme e controlli dopo il crollo del Rana Plaza del 2013, quando un palazzo di nove piani si era sbriciolato provocando la morte di 1.129 persone.