Il festival si svolge in due dei luoghi più suggestivi di Augusta - il Santuario della Madonna dell’Adonai e il Forte Vittoria. Gli accessi sono stati pensati e contati secondo le misure di sicurezza anti Covid, compresi gli accessi ai traghetti per gli spostamenti: tutti i dettagli
Mentre la regista francese di origine senegalese Mati Diop è nella Giuria del Festival di Cannes guidata da Spike Lee, il suo corto Atlantiques passa anche al Festival Galleggiante, in calendario nel weekend ad Augusta, in provincia di Siracusa. Proprio alla Croisette il lungometraggio nato da quel piccolo gioiello (intitolato Atlantique) conquistò il Grand Prix Speciale della Giuria nel 2019 e ora il corto arriva alla piccola kermesse siciliana per una precisa affinità elettiva con la regista. Fra i motivi ispiratori del film con cui la Diop è divenuta la prima black woman ad aggiudicarsi il prestigioso riconoscimento, infatti, ci sono soprattutto le tragedie dei migranti che tentano la fortuna via mare ma incontrano una sorte avversa: esattamente uno dei temi della manifestazione che unisce cinema, fotografia, gastronomia, riflessioni antropologiche e sociali centrati sul tema del mare come confine liquido (anche letteralmente) e delle migrazioni come fluttuazioni attraverso e verso molteplici incognite.
La scintilla della manifestazione è stato il ritorno ad Augusta, lo scorso aprile, del barcone protagonista della più grande tragedia dell’emigrazione contemporanea nel Mediterraneo. Da quel naufragio, avvenuto nel Canale di Sicilia il 18 aprile 2015, si salvarono appena 28 persone, a fronte di centinaia di morti: fra i 700 e i 1000 si stima, la maggior parte dispersi in mare, solo pochissimi identificati. Ripescato dai fondali nel 2017 con un’operazione da circa 9,5 milioni di euro, il relitto fu trasformato nell’opera Barca Nostra per la Biennale d’Arte di Venezia dall’artista svizzero Christoph Büchel, che affrontò un complicato iter burocratico per portarlo in Laguna. Correva l’anno 2019, lo stesso della vittoria di Atlantique a Cannes.
Dopo due anni di destino altrettanto incerto, quella carretta del mare è tornata ad Augusta divenendo questa volta motore sia del Festival Galleggiante organizzato dall’associazione culturale 936 Pezzi, sia del progetto di un Giardino della Memoria per le vittime delle traversate, caldeggiato dal Comitato 18 Aprile. Gli sbarchi, d’altronde, sembrano avere sempre meno paura del Covid, figurarsi del mare, nonostante i naufragi siano tutt’altro che rari: 572 i migranti portati proprio ad Augusta anche nelle ore scorse dalla Ocean Viking. Un tema in costante evoluzione, dunque, cui il Festival Galleggiante può dare una luce più intensa, come spiega a FQMagazine l’architetto Melo Longhitano, organizzatore della manifestazione e presidente di 936 Pezzi: “Il porto di Augusta, la città e il territorio hanno una coscienza diffusa di questi avvenimenti. Il Festival vuole dare un senso diverso agli arrivi, favorendo incontri fra artisti e persone provenienti da tanti punti del Mediterraneo”, racconta.
Presenze che raccontano gli scambi che si possono generare quando gli arrivi non siano visti come invasioni. “Un’esperienza molto interessante saranno le cene organizzate dalla Cantine syrienne de Montreuil”, continua Longhitano parlando di questo gruppo di donne che si è organizzato da anni in Francia per proporre cucina siriana e palestinese e mettere così volontariamente in secondo piano il fatto di essere profughe siriane: “Vogliono essere prima di tutto essere considerate donne”. Ci saranno poi le performance a distanza dell’artista e blogger marocchina Alia Belgsir che – “ironia” della sorte – non ha ottenuto il permesso per uscire dal suo Paese e partecipare alla due giorni siciliana. E ancora proiezioni con Atlantiques di Diop, Elezioni di Josephine Jouannais e Numero 387 di Madeleine Leroyer, quest’ultimo film legato idealmente alla mostra fotografica Corpi Migranti, di Max Hirzel. Fotografie di Vincenzo Cardile restituiscono invece i volti dei giovani del Mali con Les jeunes sapeurs de la Tabaski, mostra che racconta la quotidianità di ragazzi che inconsapevolmente nutrono uno dei più grandi bacini di emigrazione dall’Africa. Con gli scatti di Jameel Subay raccolti in Rêves de révolution, invece, si racconta la prospettiva dell’artista sulla rivoluzione in Yemen. Un Mediterraneo molto esteso, dunque: fluttuante nei confini, universale nelle dinamiche.
Il festival si svolge in due dei luoghi più suggestivi di Augusta – il Santuario della Madonna dell’Adonai e il Forte Vittoria. Gli accessi sono stati pensati e contati secondo le misure di sicurezza anti Covid, compresi gli accessi ai traghetti per gli spostamenti. Tutti i dettagli del programma, dalle 10 del mattino entrambi i giorni, sono su questa pagina.