“Fabio era un bambino che passava da un medico all’altro, da un terapista all’altro. Nel frattempo cresceva e diventava sempre più triste e chiuso in se stesso, non aveva amici e difficilmente veniva invitato a festicciole o semplicemente a fare una passeggiata. Poi abbiamo incontrato una signora olandese che gestiva una fattoria sperimentale per l’inserimento e l’inclusione lavorativa di ragazzi portatori di handicap e lì Fabio ha iniziato a rinascere”. Si chiama Fabioland, si trova nel comune di Nerola a pochi chilometri da Roma ed è una fattoria sociale che affianca alla propria produttività progetti dedicati all’inclusione e all’inserimento lavorativo di giovani e adulti con disabilità.
Tutto è stato messo su da mamma Antonella e da suo marito Pino per far crescere Fabio, un ragazzo con disabilità psichica al 100% affetto da spettro autistico ed epilessia, “che, una volta concluse le scuole superiori, così come la maggior parte di questi giovani adulti, non aveva alcuna prospettiva davanti a sé”.
Il primo approccio di Fabio con le attività all’interno della fattoria sociale risalgono al 2007. “Era soddisfatto e contento di quello che faceva, chiacchierava e rideva – racconta mamma Antonella a ilfattoquotidiano.it –. Quando la fattoria ha cambiato gestione, così, abbiamo deciso di metterne su una tutta nostra”.
Le difficoltà sono state tante, “neanche ricordo quante”, sorride lei. “In alcuni periodi almeno una al giorno, ma siamo riusciti a superarle anche con l’aiuto di alcune persone di buona volontà”. Più che di istituzioni Antonella parla di singole persone che lavorano insieme a loro. Alcune hanno permesso di organizzare percorsi di inserimento aziendale, come tirocini formativi. “Per noi è fondamentale che i ragazzi che partecipano alle attività dell’azienda si considerino lavoratori e non pazienti”.
Certo, la pandemia ha dato grossi problemi. L’azienda ha comunque continuato ad operare a livello commerciale, producendo olio e vino. Normalmente, Fabioland chiude solo due volte l’anno: nel periodo più freddo e piovoso (da gennaio fino al 15 febbraio) e nel periodo di gran caldo (dal 20 luglio al 20 agosto).
“I ragazzi protagonisti sono giovani adulti disabili, con un discreto livello di autonomia”, spiega Antonella. Le attività partono la mattina, dalle 9 alle 13, con pausa merenda e pranzo tutti insieme offerto dall’azienda. Dalle 14.30 alle 15.30 arriva il momento di riordinare, chiudendo la serra e rimettendo a posto gli attrezzi. Poi ci si prepara per andare via, lavando le mani, cambiandosi, “sempre tutti insieme”, spiegano i titolari. Il tipo di attività svolte dipende dalla stagionalità: a settembre e ottobre ci si concentra sulla vendemmia; da metà ottobre fino a dicembre ci si dedica alla produzione dell’olio; in primavera si lavora nella serra e sui prodotti ortofrutticoli. Il tutto intercalato dalla cura delle aiuole, del prato, dalle mini-potature. Fabioland si avvale anche di operatori agricoli stagionali e di volontari. “Nel corso degli anni abbiamo ospitato numerosi ragazzi e ragazze. Abbiamo appreso che alcuni di loro, dopo l’esperienza in fattoria, sono stati inseriti in ambienti lavorativi, anche di notevoli dimensioni, come categorie protette”, aggiungono.
Per Antonella lo Stato dovrebbe fare di più, specie per l’agricoltura sociale. “Spesso mi domandano perché lo faccio – sorride –. Forse perché come dice Fabio lavorare da soli è noioso, lavorare insieme agli amici è divertente”. Oltre agli impegni in azienda, Fabio è coinvolto in numerose attività ludiche e sportive. Tra queste, la principale è il teatro patologico di Roma, un progetto dove Fabio ha imparato a recitare insieme ad altri attori. Di lui, ha detto il neurologo: “Quello che può fare la motivazione non può fare nessuna altra cosa o terapia che si voglia”. Antonella, prima di concludere l’intervista, racconta uno dei suoi episodi preferiti: “Ricordo benissimo quando siamo andati dal notaio per l’acquisto di alcuni terreni e Fabio, tutto compìto, non perdeva una sola parola di quello che diceva. Ad un certo punto si è messo in piedi e voleva spiegare al notaio che quei terreni erano per la sua azienda ‘Fabioland – la terra di Fabio’ e che questa sarebbe diventata l’azienda più grande d’Italia. Siamo rimasti tutti a bocca aperta, mai aveva fatto un discorso così completo e articolato”. Quanto è cambiata la vostra vita con Fabioland, le chiediamo. “Immensamente – conclude –. Fabio ha trovato la sua strada e il suo scopo di vita, e con lui la nostra famiglia”.