Proprio quando si dovrebbe puntare sul tracciamento per prevenire la diffusione della variante Delta, il numero di test giornalieri effettuati crolla. Un report riservato dell’esecutivo sottolinea come il continuo calo dei tamponi “porta al ribasso i nuovi positivi individuati”. Secondo l’analisi, per un tracciamento ideale dovrebbero essere circa 300mila al giorno, con almeno l’80% di tamponi molecolari, ma spesso non si arriva neanche più a 200mila, con addirittura giornate in cui non si superano gli 80mila test giornalieri. Secondo lo studio a disposizione del governo, senza il corretto monitoraggio e tracciamento dei contagi, i casi giornalieri potrebbero tornare ad essere 3mila al giorno già a fine mese, tra gli 8mila e gli 11mila a fine agosto. Questo perché la variante Delta è più contagiosa del 60% rispetto alla Alfa (cosiddetta variante inglese) ancora predominante nel nostro paese. Per la prima volta dopo alcune settimane, infatti, l’indice settimanale dei contagi non è sceso, ma si è mantenuto a 9 casi ogni 100mila abitanti, come la scorsa settimana.
Variante Delta e tracciamento – E proprio la variante – spiega Franco Locatelli, presidente del Consiglio superiore di sanità, coordinatore del Comitato tecnico scientifico (Cts) e direttore di Medicina sperimentale di precisione del Bambino Gesù di Roma in un’intervista al Corriere della Sera – è responsabile dell’aumento diffuso dei casi, a causa anche “di qualche leggerezza di troppo” come quelle di Codogno e di Manfredonia. Senza allarmismi, insomma, per il professore “non bisogna ripetere gli stessi errori della scorsa estate”. E dimenticarsi del tracciamento è proprio uno di quelli. Ricordarsi dei test quando i casi dilagano non si è rivelata essere una mossa astuta in passato, tanto che nell’analisi gli esperti invitano a non sottovalutare il rialzo che potrebbe verificarsi nelle prossime settimane, complici anche la bella stagione e le tifoserie per gli Europei 2021. A dimostrare la circolazione della variante Delta (e dei suoi sottotipi), seppur in maniera più contenuta rispetto ad altri paesi europei, è il bollettino dell’Istituto superiore di sanità (Iss) del 9 luglio che indica che anche in Italia si conferma una sempre maggiore diffusione “passata dal 5,2% a maggio al 27,7% nel mese di giugno”. Un tracciamento efficace sarebbe poi auspicabile anche per un’altra ragione: i dati dimostrano che il virus adesso colpisce i più giovani (tanto che l’età media è scesa a 35 anni), ma – anche grazie ai vaccini – in forma lieve o addirittura asintomatica e questo potrebbe influire sulla facilità della circolazione in ambiente familiare o tra amici.
Non si abbassa l’incidenza settimanale – Per quanto riguarda l’incidenza settimanale del contagio, il trend al ribasso si è bloccato con il numero di casi ogni 100mila abitanti che si è attestato a 9 nella settimana tra il 28 giugno e il 4 luglio. Lo stesso della settimana tra il 21 e il 27 giugno. Quasi la metà delle regioni registrano un aumento dell’indice di contagio. Tra le regioni in cui si è registrato il maggior incremento ci sono la Sicilia e l’Abruzzo, rispettivamente con 16.75 (in salita da 15.37 della settimana precedente) e 15.33 (da 11.36). In salita anche quello della Campania (da 9.86 a 12.89). Nelle Marche il balzo più significativo da 4.66 a 11.09. Mentre l’incidenza si abbassa in Molise (passato da 11.8 a 2.36) e Piemonte (da 5.08 a 4.1) e rimane ad una soglia di 5.3 quella della Liguria, anche se in risalita rispetto alla settimana precedente (3.31). L’incidenza del contagio è uno dei fattori che fa scattare il cambio di colore delle regioni e proprio una bassa incidenza ha portato tutte le regioni e le province autonome in zona bianca. La soglia da non superare è fissata a 50 casi ogni 100mila abitanti ogni sette giorni in tutto il territorio. E proprio secondo la cabina di regia che monitora l’andamento del virus nelle regioni, superati i 50 casi ogni 100mila abitanti diventa difficile se non impossibile il tracciamento.