Anche i parametri che fanno scattare il cambio di colore delle Regioni potrebbero essere rivisti: è presumibile che i contagi salgano ancora nelle prossime settimane, mettendo alla prova la soglia di 50 casi ogni 100mila abitanti
Preoccupato dall’avanzare della variante Delta e dagli effetti che i festeggiamenti della notte scorsa potrebbero comportare sull’incremento dei contagi di Covid-19, il governo studia alcune misure per frenare il contagio. Tre, soprattutto: il rilascio del Green pass italiano solo dopo la seconda dose, come già accade con quello europeo, quarantena di 5 giorni per chi rientra da zone a rischio come Regno Unito, e dopo l’aumento dei contagi anche Spagna e Portogallo, e numero di tamponi molecolari minimo che le Regioni dovranno effettuare per legittimare la zona bianca.
Proprio il numero dei test effettuati si abbassa quando più servirebbe un tracciamento serrato dei casi, in concomitanza con l’avanzare della campagna vaccinale. La risalita del tasso di positività di ieri, allo 0,97% preoccupa, infatti, il governo che sta mettendo a punto un piano per intervenire. Lo ha detto anche il professore Franco Locatelli che “bisogna evitare gli stessi errori della scorsa estate”, quando il numero dei test effettuati erano bassi e i vaccini non esistevano neanche. Quest’anno, l’arma dei vaccini ha consentito allentamenti significativi delle restrizioni, ma la ricetta per un’estate aperta in sicurezza include anche il monitoraggio. Al vaglio anche la possibilità di aumentare i controlli sulle mascherine, non più obbligatorie all’aperto dal 28 giugno, se non in casi di assembramento.
Le ipotesi del governo – I numeri del contagio in rialzo, sebbene ospedalizzazioni e decessi siano in netto calo grazie alla campagna vaccinale e la circolazione della variante Delta preoccupano gli esperti dell’Istituto superiore di sanità (Iss). I casi di variante, infatti, sono aumentati anche in paesi che hanno una copertura vaccinale più ampia di quella italiana. I numeri del nostro paese rivelano che al 4 luglio i soggetti di vaccinare erano ancora 24 milioni.
Nella fascia 12-39 anni solo 2 milioni di persone hanno completato il ciclo vaccinale, mentre circa 3 milioni hanno ricevuto la prima dose. Altri 8 milioni poi le persone che non risultano vaccinate nella fascia tra i 40 e i 59 anni. Per incentivare le persone a vaccinarsi, il governo valuta l’ipotesi di allungare la lista luoghi che necessitano di Green pass per averne accesso. L’elenco comprende già Rsa, eventi e manifestazioni pubbliche e celebrazioni di matrimonio. Rilasciarlo poi solo dopo quindici giorni e a chi ha ricevuto anche la seconda dose, avvicinerebbe ulteriormente il Green pass italiano e quello europeo. Mentre, per chi rientra da zone che hanno registrano un forte aumento dei contagi, come Spagna e Portogallo, potrebbero applicarsi cinque giorni di quarantena.
Per quanto riguarda la mascherina, secondo le ipotesi resta discrezionale all’aperto, ma non in casi di assembramento. Grande assente, però, ai festeggiamenti di ieri sera e per questo si valuta di intensificare i presidi delle forze dell’ordine nei luoghi della movida. Sale da ballo e discoteche potrebbero restare chiuse anche dopo aver introdotto il Green pass, anche se le associazioni di categoria chiedono una riapertura controllata.
Parametri che regolano il cambio di colore – Anche i parametri che fanno scattare il cambio di colore delle Regioni potrebbero essere rivisti: è presumibile che i contagi salgano ancora nelle prossime settimane, mettendo alla prova la soglia di 50 casi ogni 100mila abitanti per l’incidenza settimanale dei contagi che determina il passaggio dalla zona bianca a quella gialla. Il gruppo degli esperti guidato dal direttore della prevenzione Giovanni Rezza sta discutendo con le Regione la possibilità di introdurre una soglia minima di tamponi che le Regioni dovranno effettuare per mantenere la zona bianca. In particolare, si pensa di mantenere invariato l’indice di contagiosità (ovvero il calcolo dell’Rt) sul numero di sintomatici, modificando quello sui tamponi effettuati, introducendo l’obbligo di almeno 150 tamponi – meglio se molecolari – ogni 100mila abitanti.