Il 26 settembre oltre 60 milioni di tedeschi voteranno per il rinnovo del Parlamento. Sono 87 le associazioni che hanno chiesto di essere riconosciute come partiti e concorrere per la ventesima legislatura, 23 in più rispetto al 2017. Ma la Commissione elettorale parlamentare ne ha accettate 44, che si aggiungono ai nove partiti già in Parlamento, cioè Cdu, Csu (ramo bavarese della Cdu), Spd, Die Linke, Bündnis 90/Die Grünen, Fdp, AfD ed i Freien Wähler (in Baviera e Brandeburgo). Ma se le formazioni filo-comuniste e anarchiche risultano tra le escluse dalla Commissione, tra quelle ammesse alla corsa elettorale ci sono diversi partiti considerati legati ai movimenti neonazisti e xenofobi.
Come, ad esempio, Der Dritte Weg, 650 tesserati dichiarati, che i servizi di sicurezza nazionale del Verfassungschutz nel rapporto del 2020 indicavano come “bacino di raccolta per persone dell’ambiente neonazista e in parte anche membri di organizzazioni vietate”. Michaela Engelmeier, segretaria generale dell’Associazione tedesco-israeliana, ha scritto un tweet lapidario: “Ammettete un piccolo partito antisemita di estrema destra alle elezioni nazionali! Siete seri?”. Carsten Schneider, capogruppo della frazione parlamentare della Spd, le ha fatto eco: “Un partito neonazista, antisemita e revisionista non deve trovare spazio in alcuna scheda elettorale”.
Secondo Bejamin Höhne, direttore ad interim dell’Instituts für Parlamentarismusforschung di Berlino, che studia anche i populismi e commenta a Ilfattoquotidiano.it la scelta con maggior distacco, considerando lo sbarramento al 5%, la presenza di Der Dritte Weg alle elezioni “non avrà un effetto richiamo. Visto lo spettro dell’offerta dei piccoli partiti e il loro voto, questi avranno scarso significato nella composizione del prossimo Parlamento e nella formazione del Governo”. Il professor Markus Linden, politologo dell’Università di Trier esperto nell’estremismo di destra, è invece più allarmato: “Il partito Der III. Weg è un bacino di raccolta neonazista ed indubbiamente anticostituzionale. Sarebbe opportuno fosse vietato, ma lo può decidere solo la Corte Costituzionale e con le decisioni sulla Npd essa ha inutilmente posto un ostacolo, disponendo che per vietare un partito questo debba avere una certa rilevanza. Deve valutarsi adesso se l’ammissione di Der III. Weg sia stata formalmente corretta. Quantomeno alle elezioni del 2009 la commissione parlamentare elettorale aveva commesso degli errori formali. Il segnale dell’ammissione di Der III. Weg è devastante. È da considerare una riforma della procedura, non si può comunicare ai cittadini che una formazione apertamente neonazista ed anticostituzionale può partecipare alle elezioni”.
D’altronde sulle schede compariranno proprio ancora anche il simbolo del Nationaldemokratische Partei Deutschlands, che vanta 4mila iscritti e si è cercato due volte, invano, di dichiarare fuori legge, e quello del Thüringer Heimatpartei, gruppo di fuoriusciti da Alternative für Deutschland che potrà cercare consensi nella contemporanea consultazione per il rinnovo del Landtag. Tra le sigle di estrema destra, hanno tuttavia mancato il riconoscimento i Rep (Die Republikaner) e il Sächsische Volkspartei. Di nuovo rifiutata anche Deutsche Tradition Sozial che si era già vista respingere il ricorso alla Corte Costituzionale nel 2017.
Per contro, sull’altro versante politico è stato escluso il Deutsche Kommunistische Partei. La Dkp esiste dal 1968 ma da sei anni non deposita nei termini i rendiconti. Rigettato anche l’Anarchistische Pogo-Partei Deutschlands, non già per lo slogan “Il lavoro è m…a”, bensì perché ha presentato domanda per mail e non per posta. Gli estromessi potranno comunque fare ricorso entro quattro giorni alla Corte Costituzionale. Il partito comunista, per bocca del presidente Patrik Köbele, ha già fatto sapere che ci proverà. Il politologo Bejamin Höhne ha detto tuttavia che “il Dkp ha vissuto i suoi momenti migliori come partito comunista di nicchia con il supporto della Ddr, sparita già da tempo”.
L’esame della Commissione presieduta dal Dr. Georg Thiel, giurista 64enne a capo anche dell’Ufficio statistico nazionale, non applica però criteri politici ma valuta solo l’osservanza formale dei requisiti legali: invio della richiesta nei termini, presentazione univoca e stabile organizzazione con un programma, deposito dei rendiconti, numero minimo di adesioni (ridotto di un quarto per la pandemia), firma della domanda da parte di almeno tre membri del consiglio di presidenza e soprattutto la seria volontà di contribuire alla formazione della volontà popolare. Definiti i 53 partiti che potranno concorrere alle elezioni, le liste dovranno essere presentate entro il 19 luglio alle commissioni dei Länder che decideranno entro il 30 luglio. Tra i loro oneri, anche quello di evitare confusioni sulle schede come nel caso dei due partiti concorrenti con nome quasi identico, WIR2020 e Wir 2020, nati inizialmente come stesso movimento e con le direzioni che si sono combattute in almeno tre istanze in tribunale.
La corsa si incentrerà effettivamente solo sui partiti tradizionali e i sondaggi Forsa del 7 luglio assegnano la vittoria alla Cdu/Csu con il 30% dei consensi, nonostante i Verdi appaiano in netta crescita ma a distanza, col 19%. E poi Spd 15%, Fdp 11%, Afd, 10% e Linke 7%. Potrebbe farcela anche la Südschleswigscher Wählerverband (Ssw) che dà voce alla minoranza danese nella regione dello Südschleswig. Non entra più nel Bundestag da 60 anni, ma come rappresentanza di una minoranza linguistica non è soggetta alla soglia del 5%. Ha solo 3.600 iscritti, ma può mobilitare fino a 50mila elettori di origine frisiana e il capolista Stefan Seidler potrebbe ottenere un mandato diretto.
Ci sono tuttavia ancora molte incognite: la candidatura di Hans-Georg Maaβen nelle liste della Cdu in Turingia (fu costretto a lasciare la guida del Verfassungschutz per le sue posizioni) è già apparsa un problema per il partito, mentre Annalena Baerbock ha dovuto correre ai ripari col suo editore per alcune citazioni sul suo libro e Olaf Scholz è stato accusato di avere usato impiegati del Ministero per la stesura del programma.